Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

A SANTA MARIA CAPUA VETERE SI RITORNA A PARLARE DEL 1799

Posted by on Apr 23, 2020

A SANTA MARIA CAPUA VETERE SI RITORNA A PARLARE DEL 1799

Il lungo viaggio della “storia” sarebbe meglio dire del “ripristino della verità storica” dell’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro dopo aver toccato l’alta Terra di Lavoro del territorio aurunco tra Sessa, Itri, Castelforte, Minturno e Cellole è sceso al centro della più antica provincia di Europa, cancellata dal Fascismo, per esattezza a Santa Maria Capua Vetere.

Grazie alla volontà dell’ Archeoclub d’Italia di Santa Maria C.V. attraverso l’impegno di Lucio Castrese Schiano e Salvatore Romano, membri autorevoli dell’ Acheoclub d’Italia ed anche dell’ Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, il 31marzo 2019 presso il Teatro Comunale s’è tenuto un importante convegno sul 1799, tema che da molti anni non veniva trattato nella città Sammaritana, che ha visto una larga partecipazione di pubblico accorso in massa attratto dall’argomento e perchè voleva conoscere un pezzo della loro e nostra storia poco conosciuta.

Santa Maria C.V. , l’antica Capua, che il mondo conosce soprattutto perché da li è partita la rivolta di Spartacus ed oggi perché forse è il tribunale più grande d’Europa, è un luogo di grande tradizione culturale, artistica e storica di dimensione universale, come del resto tutta la Terra di Lavoro, nasce qualche millennio fa, ricordo che il nome Capua e di origine Etrusca, recitando sempre un ruolo di protagonista in qualsiasi epoca e brillando negli oltre 7 secoli di storia del Regno di Napoli con Normanni,  Svevi, Angioini e Spagnoli che hanno lasciato segni indelebbili nella città e molto da essa hanno preso.

Anche I Borbone di Napoli, l’ultima dinastia del Regno, hanno lasciato delle tracce molte evidenti della loro Reggenza messe in bella mostra andando in giro per il bellissimo centro storico al pari, è doveroso ricordarlo, di quelle Risorgimentali, a cominciare dal Teatro che ci ha ospitato oppure dalla piazza antistante al Teatro Romano, il più grande al mondo dopo il Colosseo, che nella titolazione si rifà ad una espressione risorgimentale. Considerando, altresì, che a Santa Maria C.V. ci sono tantissimi residenti delle forze armate, in attività e in pensione, e che molti esercizi commerciali di natura ludica si rifanno al Risorgimento ci fa pensare ad un forte attaccamento della comunità ai valori risorgimentali.

La suddetta parola “invadenza” non è stata usata a caso perché anche a Santa Maria C.V., i valori, i principi e i costumi,  napolitani sono sempre vivi e ben radicati da farle meritare la patente di custode delle identità e delle tradizioni a differenza di quelli giacobini risorgimentali, che pur se in bella mostra e presenti in ogni angolo della città, non hanno attecchito nel territorio e nel tessuto sociale, se non supeficialmente, e questo perché mentre la napolitanità è una entità incancellabile perchè nasce dal basso e trasferito in alto e metabolizzato nella popolazione in vari secoli.Il Risorgimento, viceversa, nonostante la sua invadenza non lo vedi radicato nel territorio come dovrebbe dandoti la sensazione che se per ipotesi all’improvviso qualcuno togliesse i simboli che lo rappresenta nessuno se ne accorgerebbe. Di questo non dobbiamo meravigliarci perché il modus operandi del giacobinismo, che è quello di decidere da un salotto elittario e settario “quello che è giusto e quello che è sbagliato” per un territorio e dei componenti umani che lo compongono, se in altre parti del mondo ha avuto successo a Santa Maria C.V. come in tutto il Regno non ha attecchito almeno fino ad ora.

Personalmente avevo dei timori sulla riuscita della giornata, nonostante le rassicurazioni di “Lucio e di Salvatore“, non certamente sull’accoglienza dell’Archeoclub di Santa Maria di C.V., di chi ha contribuito all’organizzazione e dell’autorità istituzionali che è stata superlativa, ma a causa del pubblico presente che messo a conoscenza sull’argomento storico del fatidico 1799 trattato da un’angolazione diversa rispetto a quello abitualmente studiato nelle sedi istituzionali, potesse soltanto presenziare passivamente al convegno e dove è stato presentato l’ormai famoso testo del Petromasi sull’Epopea della marcia dei Sanfedisti nella riconquista del Regno di Napoli guidata dal Card. Fabrizio Ruffo, ricordo ancora una volta che nel 1799 è avvenuta la prima resistenza di Popolo nella Storia verso un esercito invasore, quello Giacobino Francese, ed è accaduto nel Regno di Napoli.   

Per la mia gioia i timori che avevo sono stati spazzati via dalla grande soglia di attenzione che il numeroso pubblico ha tenuto fino alla fine della giornata e se pur aprioristicamente s’è approcciato al convegno basandosi sulla formazione istituzionale consolidata, ha dimostrato grande apertura mentale e pronto ad accogliere, senza pregiudizio, qualsiasi nuova nozione e informazione. Erano presenti persone molto colte che avevano sete di conoscere le vicende del 1799 poco conosciute che riguardavano la loro Santa Maria e tutto il Regno. Questo atteggiamento, che riscontriamo ormai ovunque andiamo, ci fa capire come le vicende storiche di quel tragico anno attirano un fortissimo interesse e di come ormai il muro di gomma è stato squarciato e in molti vogliono arricchire il proprio bagaglio di conoscenze non per cambiare posizione e fare ribaltoni rivoluzionari ma solo perché hanno capito che la storia non si può ingannare e se lo fai e come se ingannassi te stesso.

L’onesta intellettuale riscontrata in quel giorno non nasce dal nulla perchè in passato già altre volte è venuta fuori a Santa Maria C.V. infatti non a caso nel convegno è stato più volte citato il testo “Gli eventi sul 1799 a Santa Maria C.V.” scritto dal Prof. Giovanni Laurenza presentato in occasione delle cerimonie che si sono tenute nel 1999 per ricordare ed esaltare la Repubblica Napoletana a 200 anni dalla sua fugace e tragica apparizione. Il Prof. Laurenza con molta onestà, pur non uscendo dallo schema giacobino nel quale s’è formato, ha dovuto scrivere che molti fatti del 1799 narrati fino ai giorni nostri e ricordati con lapidi presenti in città non sono accaduti a Santa Maria C.V.            

All’altezza dei presenti si sono dimostrati i relatori nelle persone di Michele Aiezza che ha letto la recensione del testo di Petromasi scritta da Lucio Castrese Schiano, dello storico Laborino Fernando Riccardi, autore del saggio introduttivo, del Pres. dell’Archeoclub di Santa Maria C.V. Antonio Crisci e di Enzo Oliviero addetto alla cultura del comune di Santa Maria C.V.

Come già accaduto in quel di Monteroduni, abbiamo ascoltato la relazione del Conte Giulio de Jorio Frisari discendente diretto di due importanti casate Napolitane come quella dei de Jorio e dei Frisari che sono state protagoniste del Regno di Napoli fin dai tempi dei Normanni e hanno dimostrato fedeltà ai Borbone fin dopo la morte del Regno. Come ormai accade spesso anche Santa Maria C.V. ha potuto apprezzare i monologhi teatrali in lingua Laborina di Raimondo Rotondi.

Prima di invitarvi a vedere il video integrale del convegno girato da “Casera News” voglio ringraziare a nome di tutta l’associazione che rappresento l’Archeclub di Santa Maria C.V. che ha voluto l’evento e i cari Lucio Castrese Schiano e Salvatore Romano che hanno curato l’organizzazione nei minimi particolari regalandoci una giornata che non ho paura a definire storica.

Claudio Saltarelli

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