Alta Terra di Lavoro

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A spasso per il Regno tra natura e tradizioni

Posted by on Apr 25, 2017

A spasso per il Regno tra natura e tradizioni

 Il Parco Nazionale della Sila

L’altopiano della Sila, che si estende in Calabria tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro, affascina con scenari mozzafiato ed una incredibile varietà di specie animali e vegetali.

“La Sila non offre scenari rocciosi di cui valga la pena parlare; non ci sono caratteristiche alpine. E’ un venerando ripiano granitico, che già si ergeva quando gli orgogliosi Appennini sonnecchiavano sul letto melmoso dell’Oceano – una regione dolcemente ondulata con le cime coperte di boschi e le valli in parte coltivate, in parte adibite a pascolo. Se non fosse per la mancanza dell’erica, il viaggiatore potrebbe credere di essere in Scozia. L’acqua è una delle glorie della Sila: ovunque sgorga in freschi ruscelletti fra i ciottoli e scorre giù per le pendici. Spesso rinfrescandomi a quelle gelide sorgenti, ho ringraziato la Provvidenza per aver fatto la Sila di roccia primitiva e non dell’assetato calcare degli Appennini”. Ci sembra che l’inglese Norman Douglas, morto a Capri nel 1952, ci abbia lasciato un ritratto perfetto della Sila. Egli visitò la regione tra il 1907 e il 1911 consegnandoci pittoresche descrizioni nel suo libro “Old Calabria”.sila

Per chi voglia conoscere questa meraviglia, il Parco Nazionale della Sila comprende numerosi ed eterogenei sentieri da percorrere.

Parliamo di centosessantamila ettari, una vasta area fatta di selve, praterie, monti e laghi, un paesaggio antico fatto di rocce ricoperte da un tappeto di erbe e pinete in cui scoprire un incredibile contrasto di scenari, a volte mediterranei, altre scandinavi. Il paesaggio disteso ed ondulato, diviene inaccessibile, con il monte Botte Donato che raggiunge i millenovecentoventotto metri; facilmente raggiungibili sono il lago Cecita, il lago Ampollino, il lago Arvo ed il lago Passante; non mancano neppure le distese boschive: si dice che la foresta del Gariglione nella Sila Piccola, all’inizio del Novecento, fosse addirittura ancora inesplorata.

E’ possibile attraversare il territorio percorrendo vari itinerari escursionistici e sentieri tematici, didattici o anche per portatori di handicap. Sono circa ottanta tracciati per un totale di settecentoventi chilometri. Un’eccellente rete sentieristica in cui si possono avvistare cinghiali, beccacce, cornacchie, caprioli, lupi e cervi. E’ anche possibile addentrarvisi in auto raggiungendo le vecchie caserme forestali trasformate in centri visite oppure servirsi della Ferrovia Cosenza-San Giovanni in Fiore che, concepita all’inizio del Novecento, attraversa l’altopiano silano per dodici chilometri (F. Bevilacqua, Parco nazionale della Sila, 1999).

E’ un viaggio imperdibile tra ambienti incontaminati e piccolissimi centri abitati come Acri, San Giovanni in Fiore, Castelsilano ed Acerenthia.

Scriveva l’Isnardi: “Qualcosa soprattutto colpisce l’animo e lo tiene come preso: è il silenzio, al quale l’immensa solitudine dà come la consistenza di una viva e solenne presenza. Pare di sentirsi lontani e isolati, chiusi, pur nella vastità dell’orizzonte, entro uno spazio di mondo in cui tutto è nuovo e diverso da ciò di cui prima era fatta la nostra vita”.

La riserva di Pantalica

Nell’entroterra di Siracusa, a Nord di Noto, si estende la Riserva naturale orientata Pantalica, Valle dell’Anapo e Torrente Cava Grande.

L’area naturalistico-archeologica offre una spettacolare proposta di turismo culturale, rurale e sportivo, ed è, dal gennaio 2005, Patrimonio Unesco.

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Pantalica deriva il suo nome dall’arabo Buntarigah, che significa grotte, ma la sua storia è molto più antica. Il sito accolse i primi insediamenti umani al passaggio dall’età del Bronzo a quella del Ferro probabilmente come conseguenza dell’arrivo dei Siculi che impose alla popolazione indigena l’abbandono della fascia costiera ed il rifugio in zone montane meglio difendibili. Gli strapiombi naturali creati dall’Anapo, infatti, avevano reso accessibile il pianoro solo attraverso la sella di Filipporto. Qui si stabilì il dominio del re Hyblon, di cui sono visibili i resti del palazzo reale, poi finito con l’espansione di Siracusa. Di questo periodo restano cinque necropoli che ci consegnano 5000 tombe a grotticella artificiale, scavate nella roccia. Un secondo insediamento umano si ebbe nel periodo bizantino con le case e le chiesette di San Micidiario e San Nicolicchio ancora oggi visibili. Con il suo alveare di tombe è uno dei più suggestivi insediamenti preistorici siciliani.

E’ possibile muoversi in questa storia attraversando i suggestivi ambienti naturali, meglio se accompagnati da guide locali, lungo i sentieri tracciati dall’Azienda Foreste Demaniali.

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Una escursione si svolge sull’altopiano con tappa alla sella di Filipporto e ai resti del castello di re Hiblon. Da qui si percorre il sentiero che conduce sino all’oratorio di San Nicolicchio; altra escursione è quella ciclopedonale di Giarranauti, antico borgo segnato da resti d’età bizantina; tracciato interessante è anche quello della ex ferrovia Siracusa-Vizzini che segue le gole dell’Anapo per circa 12 chilometri, previo permesso dell’Azienda Foreste demaniali; infine si può partire dall’orto botanico ricavato nella ex stazione di Cassaro e percorrere un tratto della linea ferroviaria in bici passando dalla stazione di Palazzolo Acreide, fino a Giarratana e Vizzini.

La riserva, dunque, copre prevalentemente la Valle dell’Anapo, fiume che nasce a monte di Palazzolo Acreide e che dà vita al meraviglioso scenario delle gole di Pantalica. Nell’intera valle prevale una flora dominata da platani orientali, pioppi neri e bianchi, salici, orchidee selvatiche. Molte sono anche le specie animali, volpi, conigli, vipere, donnole, martore, istrici, falchi, aquile e nibbi reali.

Si attraversa un territorio di straordinaria bellezza ed ammantato di storia, un modo diverso per scoprire la Sicilia

 

Feste religiose a Campobasso

Terra ricca di storia e folklore, l’area di Campobasso ha conservato celebrazioni antiche e colorate, da sempre unite ai momenti più importanti del mondo contadino e pastorale. campobasso-1080x675

 

Tra le sue più pittoresche processioni c’è quella del Corpus Domini. La celebrazione di questa solennità è antichissima, ma acquistò una ben precisa identità a partire dal 1740 grazie all’opera di un giovane artigiano di nome Paolo Saverio di Zinno. Egli ideò diciotto “macchine” in grado di sostenere gruppi di persone così da farle apparire come sospese in aria. Queste persone si disponevano in modo da rappresentare scene ispirate alla Bibbia ed alle vite dei santi assicurando un effetto scenico carico di drammaticità e realismo. Da allora la festa va avanti ancora oggi rinnovandosi ogni anno tra l’attenzione di fedeli e turisti di Campobasso.

Altra festa pittoresca è quella che si tiene a Larino tra il 25 ed il 27 maggio di ogni anno. In questi giorni la popolazione è in festa per la celebrazione della Carrese, una festa in onore del patrono San Pardo. Un centinaio di carri agricoli trainati da buoi e riccamente adornati di coperte, drappi, seta e fiori percorrono la città ricordando la tradizione che vuole proprio a Larino fermarsi i buoi del carro con le reliquie di San Pardo nell’842 dopo Cristo.

Ancora vicino a Campobasso, a Jelsi, il 26 luglio di ogni anno, si festeggia Sant’Anna in un modo singolare. La popolazione ricorda come in quel giorno del lontano 1805, uno spaventoso terremoto colpì la cittadina senza provocare danni. Il miracolo fu attribuito alla santa e da allora i fedeli offrono in questa giornata spighe di grano con coloratissime processioni di carri a slitta, le traglie, trainati da imponenti buoi addobbati a festa.

Si tratta di tradizioni spesso dalle lontane origini ma parte straordinaria di un presente vivo che merita di essere conosciuto.

 

Autore: Angelo D’Ambra

Fonte foto: dalla rete

 

 

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