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Abbazia di San Sebastiano che ci ospiterà il 27 maggio

Posted by on Mag 20, 2017

Abbazia di San Sebastiano che ci ospiterà il 27 maggio

La Storia

La tradizione vuole che il monastero di S. Sebastiano fosse fondato dal patrizio Petrus Marcellinus Felix Liberius, un contemporaneo di Cassiodoro che, al pari di quest’ultimo, fu uno degli amministratori di maggior spicco dell’Italia del sesto secolo.

Liberio prescelse Servando, monaco pervaso dalla grazia celeste, per l’esecuzione dei lavori relativi alla fondazione del primo nucleo della Badia. Benedetto ( siamo verso la fine del 500) partito da Subiaco per Montecassino, sembra sia passato da questo luogo ed abbia domandato ospitalità a Servando.

Non v’è certezza sul fatto che i monaci di Servando adottassero la regola di Benedetto. Forse praticavano quella del monachesimo orientale. E’ verosimile che essi conoscessero la Regola Magistri e che questa sia stata introdotta nell’Italia Centrale proprio tramite i monaci di Servando. Qualche autore sostiene che la Regola sia stata scritta proprio in questo luogo.

Dopo S. Benedetto, purtroppo, c’è un buco nero nelle fonti, di circa sette secoli.

  • primi decenni del 1200. Gregorio IX affida la Badia alle suore mendicanti di S. Chiara d’Assisi che vi fanno eseguire gli affreschi della chiesa nuova attribuiti alla scuola del Cavallini, ed alcuni lavori di ampliamento del chiostro.
  • Nel 1441 il Monastero viene soppresso ed il patrimonio viene affidato alla Santa Sede.
  • Nel 1450, Papa Niccolò V concede al responsabile della Biblioteca Vaticana, suo amico personale e uomo di cultura Giovanni Tortelli di Alatri, la facoltà di trascorrere lunghi periodi di riposo nella Badia. La funzione amministrativa viene trasformata in Commenda.

La struttura della Badia subisce cospicui rimaneggiamenti in senso laico, tanto da presentarsi con i tratti di villa rinascimentale.

  • 1654: Innocenzo X annette la Badia alla Chiesa di S. Agnese in Agone di Piazza Navona – Roma, la quale trovasi sotto la giurisdizione dei principi Doria Pamphili.
  • 1853: il principe Andrea Doria Pamphili concede i beni della Badia in enfiteusi a Salvatore Vienna fino a terza generazione mascolina.
  • 1908: gli eredi di Salvatore Vienna affrancano il patrimonio dal dominio diretto del principe Doria Pamphili e ne diventano proprietari secondo il diritto civile

Descrizione

Il COMPLESSO ARCHITETTONICO non presenta, di per sè, elementi di particolare pregio. Gli edifici, frutto di accrescimenti costruttivi nel corso di circa 10 secoli, non sono un modello di architettura e si presentano nella loro austera ed aspra semplicità in LEGGERO STATO DI DEGRADO. Se si escludono tracce degli ANTICHI AFFRESCHI nella chiesa primitiva ed il pregevole ciclo degli affreschi della scuola del CAVALLINI nella chiesa nuova, gli ambienti di maggior pregio, senza per questo avere ambizioni artistiche, sono:

  1. il REFETTORIO CON SOFFITTO A VOLTE a costoloni a sezione quadrata, sorretto al centro da un unico pilastro centrale;
  2. l’ATTUALE ORATORIO ( in origine sala dell’Abate o del Priore), la cui caratteristica è costituita da tre lucifere a sguancio sul lato di ponente e dal soffitto a volte a crociera scandito, al centro, dall’arco trionfale a tutto sesto.

Il braccio meridionale del chiostro è delimitato dal portico con pilastri ottagonali sormontati da brevi capitelli medievali. Le due fontane del chiostro sono di costruzione recente.

Interessante, inoltre, appare il piccolo chiostro, o meglio la piazza inclusa tra gli edifici, attigua e prospiciente l’ingresso della chiesa nuova. Tale area è fisicamente divisa dal chiostro grande, per mezzo di una quinta al cui centro si apre una grande finestra all’altezza del piano primo, soprastante il vestibolo di passaggio dal quale si dipartono due rampe di scale divergenti.

Il tutto costituisce una soluzione architettonicamente originale, comunque coerente con i rimaneggiamenti portati a termine dall’erudito Giovanni Tortelli allorchè tramutò il protocenobio in villa rinascimentale. Si tramanda che qui, in questo periodo, sia stato tradotto dagli eruditi il primo dizionario dal greco al latino, favorendo in tal modo la diffusione del Platonismo in occidente.

A mezza costa del Monte Pizzuto, nel Comune di Alatri in provincia di Frosinone, a circa 4 Km dal centro urbano, celebrato per la sua “Civita” dal Gregorovius, sorge, nell’omonima contrada, la Badia benedettina di San Sebastiano.

Essa fu edificata intorno al 500 sui resti di un antico sito romano, a valle della sorgente di “Servidè”.

Le due stradine di accesso che si dipartono, una da Via Colle Massaro e da Via Allegra , l’altra da Via Salerno, non sono agevoli. Quella proveniente dal piano è stata ristrutturata, ma la carreggiata è stretta; è l’unica via che i monaci, provenienti dal monastero di Subiaco e diretti a Montecassino, percorrevano dopo aver lasciato in pianura l’antico ponte romano ad una luce sul fiume Cosa.

L’accesso principale alla struttura del protocenobio è costituita da un portone sulla parete nord attraverso il quale si raggiunge la piazza o secondo chiostro, antistante la chiesa nuova.

L’altro accesso, di servizio, si trova sul prospetto di ponente ed immette attraverso un grande ambiente, sul braccio occidentale del primo chiostro delimitato da uno zoccolo sovrastato da quattro belle trifore e due bifore.

Le condizioni estetiche degli edifici del complesso non sono tali da potersi dire in ottimo stato, ma è principalmente la sobria struttura architettonica, ispirata a canoni di assoluta semplicità, che fa apparire il complesso in uno stato di degrado maggiore di quello reale.
Infatti il complesso è ora di proprietà privata, è abitato e frequentemente visitato.

In origine la struttura appagava l’esigenza funzionale di una comunità non superiore a 12 elementi che aveva scelto la vita appartata, indipendente, aspra e lontana dai centri.

fonte

Badia San Sebastiano

 

alatri-27-maggio-2017

 

 

 

 

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