Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

AL MONASTERO DELLE “33” NAPOLI SI RIPRENDE LA SUA STORIA

Posted by on Giu 25, 2017

AL MONASTERO DELLE “33” NAPOLI SI RIPRENDE LA SUA STORIA

Il 17 di giugno abbiamo presentato al Monastero delle Cappuccine dette “33” a Napoli  la copia anastatica di Petromasi sulla impresa dei Sanfedisti guidati dal Cardinale Ruffo,  lo si è fatto con uno sguardo revisionista, quello sguardo che da tempo sta cercando di mettere le cose a posto o quanto meno di descrivere i fatti storici che vanno dal 1799 al 1860  in maniera oggettiva.

L’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro, che ho l’onore di presiedere, ringrazia per la collaborazione la Libreria Neapolis di Annamaria Cirillo, I Sedili di Napoli Onlus e L’Atrio delle Trentatre Onlus presieduta da Francesco Galluccio che grazia alla sua scrupolosa attenzione ha preparato la sala in maniera impeccabile permettendo, altresì, la proiezione di video e l’ascolto della musica in modo eccellente.

L’Ass. Id. Alta Terra di Lavoro ringrazia il gruppo musicale Identitaria del Regno “I Vico” accompagnati dalla ballatrice Marilena Norato Luigi Rubiconti e Aniello Sicignano, grazie a lui li abbiamo potuto apprezzare, perché hanno contribuito in modo decisivo con la propria musica ad elevare il convegno dal punto di vista artistico e culturale.

Ringraziamo Silvano Papa dell’omonima azienda dolciaria che con i suoi ottimi confetti prodotti senza cancellare la tradizione ha elevato anch’egli il livello culturale del convegno.

Ringraziamo i Relatori Giuseppe Piccino, Fernando Di Mieri e Fernando Riccardi che hanno fatto conoscere ai presenti, come in tante altre occasioni, la nostra vera storia che chi ha il potere in mano fino ad ora ancora non è riuscito a  cancellare e mai ci riuscirà.

Ringraziamo Adriana Dragoni e Antonio Vitale per l’attenzione mediatica che ha accompagnato l’evento e questo grazie agli articoli che hanno scritto.

Ringraziamo tutti i presenti che non nomino uno per uno per non rischiare di dimenticare qualcuno e non sarebbe giusto, perché senza anche la loro attenzione sarebbe stato un fallimento.

Ringrazio, infine, tutte le Suore del monastero delle “33” che grazie alla loro ospitalità, alla loro serenità e attenzione hanno permesso che il convegno riuscisse nel miglior modo possibile e gli auguriamo il maggior bene possibile e che “la maronna l’accumpagna”.

Due parole voglio spenderle per chi continua a pensare che scrivere libri e proporli sia inutile e lo si fa solo per scopo di lucro. Premesso che non siamo casa editrice e che stampiamo ogni tanto qualcosa di particolare per divulgare meglio la nostra storia come abbiamo fatto con il testo presentato a Napoli e che lasciamo i diritti d’autore allo scrittore, ricordiamo che se gia dai tempi di Ferdinando Russo non ci fosse stato qualcuno che scriveva e stampava i fatti accaduti dal 1799 al 1860 noi oggi di cosa parlavamo? Se non ci fossero persone che passano parte delle loro giornate negli archivi di tutto il mondo per farci conoscere in maniera oggettiva la nostra storia andavamo a ricordare i nostri martiri, insorgenti, lazzari e briganti?

Ognuno di noi, soprattutto della terza generazione, s’è avvicinato alla nostra storia facendosi imprigionare da una emozione che poteva essere l’appartenenza al sud italia, all’anti nord, all’anti juventinismo, chi per antifascismo e chi per anticomunismo, ebbene se vogliamo che questa emozione iniziale non si polverizzi alle prime difficoltà e se vogliamo che diventi un sentimento vero che da nutrimento alla nostra anima allora bisogna leggere, studiare e conoscere e questo lo si può fare solo leggendo libri e ascoltando chi da anni gira gli archivi e scrive altrimenti, ripeto, passata la moda tutto finirà.

Quello che bisogna fare invece è vigilare e non permettere a “pennuncoli” di 4 soldi di scrivere stupidità utilizzando la nostra storia per mercimonio o per inseguire interessi personali di vanagloria come già ho specificato con l’articolo Brigantaggio è morto.

Prima di concludere voglio spendere due parole per la massa di persone che si raduna sotto la nostra bandiera senza sapere realmente cosa rappresenta.

Ad ogni incontro pubblico più o meno numeroso, a conversazioni che sul web si susseguono trovo atei, agnostici, repubblicani, anticlericali, antipapalini, illuministi, amanti di cartesio e voltaire, se gli chiedi qualcosa su i nostri Novatores o del Vico non sanno cosa dirti, ma di cattolici convinti ne vedo pochi. Vorrei ricordare a tutti voi che la nostra bandiera rappresenta un Regno che nasce nel 1130 per volontà divina attraverso la figura del Papa, ancora oggi il Re di Napoli è Re di Gerusalemme e custode del Santo Sepolcro, è un Regno vestito di Sacro e se qualcuno la pensa diversamente per correttezza dovrebbe non andare in giro con la nostra bandiera oppure, come dice Benedetto Vecchio, bisogna adottare un’altra bandiera, farne un’altra. Troppo facile usarla come specchietto delle allodole per i propri intendimenti.

Nel nostro mondo si trovano persone che vengono dal fascismo o dal Msi, persone monarchiche che non fanno capire però se sono savoiarde oppure borboniche, si trovano persone di sinistra che con la storia del banditismo sociale vogliono dare alla nostra storia una impronta social-comunista, si trovano italiani nati a Napoli che attirati dalla moda vogliono essere presenti. Ebbene è arrivato il momento di dire chiaramente quello che siamo e che vogliamo, non c’è più spazio per il relativismo per la storicizzazione della nostra storia bisogna avere un punto fermo. Ognuno di noi proviene da mondi diversi ma ora bisogna decidere cosa fare da grandi senza ambiguità, se vogliamo che non sparisca tutto velocemente. Il settarismo non fa parte della nostra civiltà, come non ci fa parte l’illuminismo, il razionalismo, il nichilismo il modernismo come il post-modernismo e la digitalizzazione del mondo. Siamo Cattolici Apostolici Romani e figli del Regno di Sicilia, di Napoli poi e Due Sicilie alla fine, il nostro cattolicesimo è una fusione tra il cristianesimo e il paganesimo con una forte componente del “Mitos” , custodi del Santo Sepolcro e chi non si riconosce in tutto questo deve cambiare bandiera, deve cambiare simboli perché l’opportunismo non ci appartiene, noi siamo Napolitani.

Claudio Saltarelli

 

 

trentatre

 

 

 

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