Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

ALFREDO SACCOCCIO SU ANTONIO GASPARONI di SONNINO

Posted by on Ott 6, 2019

ALFREDO SACCOCCIO SU ANTONIO GASPARONI di SONNINO

Adrien Paul, “Les Mal-vivants ou Le brigantage moderne en Italie”, Paris, Librairie Centrale, 1866

                                                       “ PREFAZIONE”

Alcune parole sull’eroe di questa storia e su parecchi celebri briganti che l’hanno preceduto nella carriera.

Antonio Gasparoni è il più famoso tra i numerosi capi di banditi di cui possono “glorificarsi” gli Stati romani. Egli supera di molto nella memoria del popolo tutti i suoi predecessori, ivi compreso anche l’illustre  Fra Diavolo. Inoltre, notevole vantaggio che  ha su questi, egli è vivente. Con suo grande rincrescimento, senza dubbio, egli non può più esercitare, ma a Civita Castellana , nel bagno penale in cui il governo pontificio gli accorda l’ospitalità, ha il piacere di ricevere  la visita di molti curiosi, ed anche di alcuni ammiratori.

   Avremmo ben voluto  contarci tra i primi quando, recandoci da Roma a Perugia, passammo per Civita Castellana; ma non avevamo appena che un’ora a nostra disposizione, il tempo giusto per visitare correndo questa cittadina appollaiata su un’alta collina ove fu l’antica “Falerii”, per ammirare il ponte gettato da Clemente XI a centocinquanta piedi al di sopra del Rio Maggiore, e per costeggiare le mura nude e grigie di questo ergastolo che la presenza di Gasparoni ha reso famoso.

   Più fortunato di noi, l’autore di “Rome contemporaine” ha potuto penetrare fino a questo re del banditismo. Egli ne schizza il ritratto in quest’opera.

   Fra i compagni di Gasparoni, che sono ora nel numero di quattordici, si trova l’autore della storia che andiamo a mettere sotto gli occhi del lettori, facendole subire, beninteso, tutte le modifiche di stile e di narrazione giudicati da noi necessari, ma senza aggiungervi un solo fatto che possa alterarne la sincerità primitiva.

   Tutto porta effettivamente l’impronta di una sorta di ingenuità in questa storia del crimine tracciata da una mano criminale. Il “redattore”, come si qualifica, Pietro Masi, aveva venticinque anni quando, in seguito ad un’azione che chiama la sua “sfortuna” e sulla quale non si spiega altrimenti, raggiunse la montagna e fu ricevuto nella banda di Gasparoni.

   Diciotto mesi dopo, nel 1825, egli deponeva le armi e condivideva la sorte dei suoi compagni; è a dire che, da quel tempo, è restato prigioniero. Pietro Masi ha dunque oggi passata la sessantina. Più fortunato del suo capo, che è completamente illetterato, egli ha messo a profitto una abbastanza notevole istruzione, acquisita Dio sa come, e ha scritto le proprie “Memorie”. Queste sono venute nelle nostre mani per le vie più semplici del mondo. Un giorno d’estate,a Bade, esprimevamo dinanzi ad alcune persone il rimpianto di non aver visto Gasparoni, al momento del nostro passaggio a Civita Castellana. Il nostro amico, M. B. …che era presente, ci disse: “Non posso qui procurarvi la soddisfazione di trovarvi faccia a faccia con questo eroe del brigantaggio, ma posso fare forse meglio di questo. Domani conoscerete la sua vita intera, dall’alfa all’omega. Sono passato, anch’io, a Civita Castellana;  sono penetrato nell’ergastolo di paese (regionale) ove Gasparoni espia i suoi misfatti, e ho comprato dal suo segretario un grosso manoscritto in cui sono riferite con una cura quasi meticolosa tutte le azioni della banda che eglui comandava”. L’indomani, effettivamente, ricevetti il manoscritto annunciato.

E’ un grosso volume, molto grande in 8°, di 575 pagine, di una scrittura lunga ma serrata. La prima di questa pagina porta il titolo seguente: “Storia di Antonio Gasbaroni(1) ; -De Sonnino, capo dei briganti molto famigerato(2) nello Stato del papa, provincia di Frosinone, e di tutto il brigantaggio;-Scritto da Pierre Masi, di Patrica, uno dei suoi compagni nelle prigioni di Civitacastellana”, 1856.

(1)Per Gasparoni . Più ci si avvicina a Napoli, più la pronuncia diviene molle.

(2Rinomato.

Viene dopo, disegnato e colorito dallo stesso Pietro Masi, il ritratto, in grande costume, di un capobanda o di un anziano(3). Non è precisamente lo scintillante abito che porta il signor Montaubry in “Fra Diavolo”, ma non è privo di eleganza. Il confortevole pantalone vi sostituisce i pittoreschi calzoni.

(3Ogni banda si componeva di un capo, di un certo numero di veterani del crimine, ai quali i loro lunghi “stati di sevizio” conferivano vantaggiosi privilegi, e che si chiamavano “anziani”, e infine di una quantità illimitata di “novizi”, non avendo che poco tempo di “malvivenza”, e che, portando i viveri, l’acqua e le altre provvigioni, non avevano diritto che a una porzione limitata di bottino

Masi si consacra poi una sorta di avvertenza nella quale non annuncia assolutamente niente su di lui, se non che egli ha commesso un “guaio”, che si è rifugiato presso i briganti, e che è stato messo al bagno penale; tre avvenimenti di cui ha molti rimpianti. Abbiamo a che fare effettivamente con un brigante molto penitente, che detesta le sue colpe, e che accetta in definitiva, come la loro giusta espiazione, il castigo che subisce dopo lunghi anni.

Geloso di possedere sui suoi precedenti alcuni particolari più circostanziati, abbiamo pregato un uomo che ci onora della sua amicizia, un ufficiale superiore dell’esercito francese a Roma, di trovare un mezzo qualunque per ottenere da Masi quello che desideravamo. Masi, dinanzi ad alcuni “argomenti  irresistibili” non si è affatto fatto tirare l’orecchio per scrivere una lettera di quattro pagine della sua più bella scrittura; ma questa lettera, che ci è stata inviata, non ci ha comunicato niente di più di quello che già conoscevamo, da sapere che Masi,gettato per un atto di vendetta qualunque in mezzo ad una truppa di banditi ignoranti, differisce dai suoi compagni  per un’istruzione realmente superiore.

Non solo egli parla puramente l’italiano, ma anche scrive abbastanza intelligibilmente il francese, e possiede il suo latino sulla punta del dito. Ad ogni istante, frammischia la sua narrazione di riflessioni tratte dalla Bibbia, dal Vangelo e dai Padri (della Chiesa). Egli sa se la storia antica e soprattutto la storia santa. Quando nomina un prelato o un cardinale, è sempre con deferenza.

   Da tutto questo sembra risultare che, in una contrada ove fattori, notai, medici e funzionarii non ne sapevano molto di più gli uni degli altri, Pietro Masi doveva essere qualche poco chierico; Ma non oseremmo affermarlo. E’ del resto uno spirito molto netto, molto esatto. I giorni, le ore, i luoghi, i fatti, i documenti ufficiali, tutto è riportato con una cura scrupolosa.”

(Da Adrien Paul, “Les Mal-vivants ou Le brigantage moderne en Italie”, Paris, Librairie Centrale, 1866, pp. 1-6, tradotto da Alfredo Saccoccio)

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.