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ATTI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Posted by on Giu 26, 2017

ATTI DELLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Sezione della Società reale borbonica

Paraselene osservata dal sig. Egg in Piedimonte di Alife nel di 1° Maggio 1817  Del Cav. Teodoro Monticelli

Il sig. Egg, proprietario della fabbrica di Cotone stabilita in Piedimonte d’Alife , nella sera del primo Maggio di «questo corrente anno, fu spettatore con molti altri stranieri ( che formano colà una specie dì Colonia Svizzera, addetta alla filanda e manifattura del Cotone ), e con molti del paese , di una bella meteora, che a mio credere merita di esser conosciuta.

Tra le molte e belle cognizioni che distinguono il Sig. Egg, havvi l’arte del disegno e della pittura, di cui egli profittò per formarne in tela un quadro che io vi presento, e vi partecipo al tempo stesso la descrizione del fenomeno, com’egli l’ha distesa, aggiungendovi pochissime riflessioni Alle 11 della sera del 1° Maggio la piena luna comparve guarnita di quattro raggi , in forma di croce, o per meglio dire di quattro pennelli di raggi bianchi lucidissimi , ciascheduno de’ quali era della lunghezza di 4 diametri del disco lunare apparente. Comparve nel tempo stesso intorno alla luna un gran circolo del diametro di 20 gradi, il quale esteriormente era bianco , e perdevasi insensibilmente nell’aria,- interiormente poi era azzurro cupo e perdevasi parimenti nell’oscurità delle nuvole che ingombravano il Cielo , tra la luna ed il cennato circolo.

I quattro pennelli di raggi bianchi, che dissi partire dalla luna, ricomparivano a dritta e sinistra , e nel punto verticale del detto circolo , e prolungavansi al di fuori di questo per la lunghezza di cinque diametri dell’ apparente disco lunare : il quarto di que’ pennelli , che comparir dovea nella parte inferiore del circolo, occupata da dense nuvole, non fu mai visibile.

Seguendo cogli occhi la linea retta parallela all’orizzonte , che formavasi dai pennelli lucidi della luna , e del circolo , a dritta ed a sinistra della luna , ed alla distanza da quella di 30 gradi, dall’una parte e dall’ altra, cioè ad Oriente e ad Occidente , due lune comparvero ch’eran i vivaci e lucenti, e sì ben rappresentavano quest’astro, che vi si distinguevano ad occhio nudo finanche le principali macchie del disco lunare.

Alla parte verticale poi del circolo , che circondava la luna a 30 gradi incirca della medesima, sovrastava perpendicolarmente un’altro circolo bianco, lucido al di fuori, e de’ vaghi colori dell’iride tinto al di dentro, di cui però appariva un piccolo segmento, essendo il resto occupato dalle dense nuvole che ingombravano l’alto del Cielo.

Per effètto delle Paraselene adunque , triplicata la luna apparve in quella sera con due circoli lucidi, o sian corone, non concentrici, ma uno superiore all’altro , ed in vece delle code , che ornar sogliono specialmente i Parelj , si ebbero quei pennelli lucidi che la luna ed il circolo a lei concentrico adornavano.

Queste graziose e non comuni apparenze durarono , come veggonsi nel quadro, per lo spazio di 35 minuti, e dopo questo tempo camminando colla luna, non disparvero interamente, se non dopo un’ora ed un quarto. La temperatura dell’atmosfera in quella notte era piuttosto calda che fredda, e spirava il vento di Sud-Est, che faceva percorrere alle nubi un grado nell’ intervallo di 15 minuti. L’Orizzonte vedevasi coperto di un velo vaporoso trasparente, che nell’ alto del Ciclo, oscurato da dense nubi, non permetteva di osservarvi , se non quattro de’ nostri Pianeti.

Plinio ci ha trasmesso la notizia, che nel 630 dalla fondazione di Roma furono osservate tre lune; lo stesso fenomeno fu veduto in Rimini 234 armi avanti l’era Cristiana , al dir di Eutropio e di Caspiniano; e molli altri fenomeni congeneri avvennero da quel tempo in poi. Cassini parla di una Paraselene da luì osservata in Francia nel 1693, e Newton non isdegnò di descrivere le corone, o sieno gli elmi intorno al Sole , da lui osservati. Huigenio, Smith, e Muschembroechio, con altri Fisici, si studiarono di spiegare la formazione de’ Parelj, e delle Paraselene. Nello stato attuale

delle fisiche cognizioni è deciso, come ben sapete, che gli elmi, o corone derivano dalla luce due volte rifratta dalle piccole goccie , e vescichette de’ vapori acquosi nuotanti nell’ atmosfera e nelle nubi. Ed è sufficientissima la spiegazione, che delle Paraselene e de’ Parelj ne diede il primo Huigenio, seguito da Smith, da Muschembroechio ec,

attribuendone l’origine ai cilindri di neve verticali, che, come uno specchio rifletter debbono, sotto un dato angolo rapporto allo spettatore, l’immagine della luna, o del sole.

E’ una disgrazia che il Sig. Egg per difetto d’istromenti non potè determinare la temperatura vera dell’atmosfera, che chiama piuttosto calda, che fredda. Queste generali espressioni possono esser relative, e di tanta varietà, che non escludono il ghiaccio nelle alterazioni dell’atmosfera, tanto più che siamo sicuri, che in quel tempo tutto il Matese, come i Monti che contornano il nostro Cratere, ed il Vesuvio istesso, erano ampiamente ricoperti di neve; e le gelate, ivi come altrove, ed in siti ben più, caldi , ebber luogo anche ne’ giorni posteriori al 1° Maggio. Quindi a me pare, che concorsero alla genesi di questa meteora enfatica tutte le circostanze che le osservazioni chiedono in simil fenomeno, cioè l’atmosfera abbondante di acquei vapori indicati dal velo trasparente di sopra riferito e dalle nubi, ed una temperatura tale che la neve, o in globetti semifusi, o in cilindri verticali ed ondeggianti per l’aria esistesse, alquanto fusa dal tepore del vento Sud-Est che il rigore straordinario della stagione addolciva.

Sembrano però degne di considerazione alcune circostanze particolari di questo fenomeno, le quali consistono: 1. nel non essere state le due corone concentriche, ma l’una sopra dell’altra, ed eguali; 2. nel vedere nella stessa linea retta parallela all’orizzonte la luna e le due Paraselene, le quali per lo più in circolo, o obliquamente alla luna sogliono mostrarsi; 3. e nella rara e graziosa combinazione di quei pennelli lucidi, che divideano in quattro parti la luna, il circolo a lei concentrico, ed il ciclo che abbellivano, ed illuminavano.

I Parelj sogliono aver una specie di corda luminosa; ma qui non le

Paraselene, ma la luna e gli aloni hanno i pennelli luminosi, e ne hanno quattro in vece di un solo.

Se l’Accademia crede doversi registrare negli atti un tal fenomeno, e se alcuno de’ nostri Fisici intraprender volesse la spiegazione delle singolarità che l’accompagnarono, io lo rimetto, com’ è dovere, al vostro savio parere.

TEODORO MONTICELLI

Segretario Perpetuo

IN PIEDIMONTE D’ALIFE

NEL DI’ 1° MAGGIO 1817

segnalato da

Fiorentino Bevilacqua

 

 

 

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