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L’unità d’Italia? Fu fatta grazie al canale di Suez

Posted by on Apr 26, 2016

L’unità d’Italia? Fu fatta grazie al canale di Suez

da tempo sono convinto che l’Italia nasce da un disegno Geopolitico che mirava a distruggere il Regno delle Due Sicilie troppo scomodo per chi aveva mire imperialiste come Inghilterra e Francia e troppo autonomo per non diventare come il Portogallo e questa convinzione si rafforza anche leggendo l’articolo di  FERNANDO RICCARDI sul canale di Suez che di seguito riporto.

L’unità d’Italia? Fu fatta grazie al canale di Suez

 

Il canale di Suez, in Egitto, è un budello artificiale navigabile lungo 193 km. Va da Porto Said, sul mar Mediterraneo, a Suez, sul mar Rosso, e consente la navigazione dall’Europa all’Asia senza dover circumnavigare l’Africa sulla rotta del capo di Buona Speranza, come si faceva in precedenza. L’apertura del canale è datata 17 novembre 1869. Fu la Francia che molto si adoperò per la realizzazione e l’apertura dello stesso. L’idea fu partorita da Napoleone Bonaparte al tempo della spedizione in Egitto (1799) anche se i primi progetti vennero approntati dagli ingegneri francesi nel 1833. Nel 1846 fu costituita una “Société d’étude pour le canal de Suez”, che rilevò con grande precisione la topografia del terreno e, soprattutto, dimostrò che la differenza d’altitudine tra le superfici dei due mari era trascurabile e non superiore ai 10 metri, come si pensava in precedenza. Il che, rendendo superfluo l’allestimento di un complicato sistema di chiuse, faceva di molto abbassare i costi di realizzazione. Il progetto definitivo fu redatto dall’ingegnere trentino, anzi tirolese, Luigi Negrelli. Nel 1854 Ferdinand de Lesseps, diplomatico francese in Egitto, ottenne dal sovrano Said Pascià la concessione per costituire una società che realizzasse un canale marittimo aperto a navi di ogni nazione da gestire per 99 anni. Il canale fu costruito tra il 1859 e il 1869 dalla “Compagnie universelle du canal maritime de Suez”, diretta dallo stesso de Lesseps. Alla realizzazione dell’opera lavorarono un milione e mezzo di egiziani: di essi più di 125 mila morirono specie a causa di frequenti epidemie di colera. Il canale restava di proprietà del governo egiziano (44%) mentre il resto era della Francia che partecipò all’investimento con più di 20 mila azionisti. L’inuaugurazione ci fu, come già detto, il 17 novembre 1869, alla presenza della imperatrice Eugenia, consorte di Napoleone III di Francia, anche se la prima nave era transitata già nel febbraio del 1867. Per l’occasione il noto compositore austriaco Johann Strauss jr compose la “marcia egizia”. Said Pascià, ad onor del vero, aveva chiesto a Giuseppe Verdi di comporre un inno per l’occasione. Ma il geniale emiliano, sempre restio a comporre musica su ordinazione, rifiutò. E, forse, fu per una sorta di “risarcimento” che il 24 dicembre del 1871 portò in scena l’Aida al Teatro dell’Opera del Cairo. Nel 1875 l’elevatissimo debito estero contratto dall’Egitto costrinse Ismail Pascià a vendere la quota del suo paese all’Inghilterra per 4 milioni di sterline. Questa, in rapida sintesi, la storia del canale di Suez. Ora la domanda che si impone è la seguente: che cosa c’entra tale vicenda con gli accadimenti che nella seconda metà del 1860 sconvolsero il meridione della penisola italica? O, per meglio dire, cosa c’entra il canale di Suez con l’invasione del sud Italia che consegnò il Regno delle Due Sicilie ai Savoia? Per comprendere in maniera corretta gli eventi storici si deve sempre e comunque gettare lo sguardo ben al di là dell’angusto scenario fisico dove essi si materializzano. Quando Garibaldi prima e i piemontesi dopo abbatterono “manu militari” il regno borbonico nell’Italia meridionale, le grandi manovre per la costruzione del canale di Suez erano già iniziate da tempo. E la Francia, come abbiamo visto, si stava dando molto da fare in tale direzione. Con un unico e solo scopo: acquisire il controllo totale del bacino del Mediterraneo. Scontrandosi, però, con le ambizioni dell’Inghilterra che non poteva di certo permettersi di lasciare campo libero a Napoleone III. Proprio per questo motivo il Regno Unito decise di appoggiare e di finanziare generosamente l’aggressione piemontese ai danni del Borbone. Così facendo, infatti, sperava di assumere il controllo, sia pure non diretto, dell’Italia meridionale adagiata nel punto nevralgico del Mediterraneo. Senza dimenticare l’importanza strategica della Sicilia, dove gli inglesi avevano enormi interessi commerciali, e che già in passato era stata oggetto di feroci contrasti con la Francia, come bene attesta il contenzioso per lo sfruttamento delle miniere di zolfo. E poi, agevolando l’impresa di occupazione sabauda del meridione, l’Inghilterra avrebbe definitivamente sottratto il nuovo stato che andava a formarsi dalla potente sfera di influenza transalpina. Al tirar delle somme, dunque, si può dire che il Regno d’Italia a connotazione sabauda nacque nel 1860 a causa del contrasto tra Francia ed Inghilterra innescato proprio (e non solo) dalla costruzione e dalla successiva apertura del canale di Suez. Un evento di portata gigantesca che andò a stravolgere dalle fondamenta i precari equilibri che fino ad allora avevano caratterizzato i rapporti tra le potenze del continente europeo. Eppure di ciò si parla pochissimo. Così come poco o niente se ne è parlato in occasione delle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia. Sicuramente per non correre il rischio di adombrare o di annacquare la sempre ridondante retorica risorgimentale. Così come ci si è dimenticati di far notare che soltanto la disfatta subita da Napoleone III a Sedan, contro i prussiani di Bismark (30 agosto 1870), spianò ai bersaglieri di Cadorna la strada che conduceva a Roma. E allora l’afflato risorgimentale, l’abbraccio fraterno tra nord e sud all’insegna del tricolore e l’esemplare cacciata del “tiranno” borbonico dal suo regno retrogrado ed incivile? Tutte cose da libro “Cuore”. La storia, signori miei, quella vera, è tutta un’altra cosa.

 

Fernando Riccardi

 

 

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