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Capitolo VIII – Santuario di S. Anatolia

Posted by on Feb 21, 2019

Capitolo VIII – Santuario di S. Anatolia

1. Cronologia – 2. Epigrafi romane – 3. Date impresse nell’edificio – 4. La struttura – 5. Gli affreschi – 6. La cappellina di S.Anatolia – 7. La statua di gesso – 8. Conclusioni

1. Cronologia

Non sappiamo quale sia l’epoca di fondazione del Santuario di S.Anatolia poichè le tracce visibili delle parti più antiche, rapportate con i documenti storici fin’ora visionati, non facilitano l’analisi di ciò che era prima e di come si sia trasformata la chiesa o il monastero nel tempo.

Durante i secoli gli edifici subirono dei crolli e furono ricostruiti più volte. A volte rispettando l’architettura precedente, a volte modificandola drasticamente. I crolli e le demolizioni, avvennero a più riprese, e la causa potrebbe risalire a vari motivi tra i quali:

  • Eventi naturali quali ad esempio terremoti o alluvioni. La zona in cui sorge la chiesa è ad alto pericolo sismico. Gravi terremoti documentati nelle nostre zone (aquilano) avvennero nel 1349, 1456, 1502, 1703, 1742, 1904 oltre a quello del 1915 che distrusse quasi completamente il paese antico (1). Per quanto riguarda le alluvioni nel passato certamente ce ne furono. Indicativo è il fatto che il fontanile quattrocentesco, posto nella valle del Rio (cantu riu) e riscoperto pochi anni or sono, si trovi a circa un metro sotto l’attuale livello stradale. Il Santuario però, trovandosi su di un terrazzamento a circa 5 metri al di sopra della valle, non può aver avuto questo tipo di problema.
  • Invasioni di popoli di religione avversa al cristianesimo. Tra l’850 e il 916 d.C., i Saraceni invasero e saccheggiarono le nostre contrade e, essendo di religione mussulmana, potrebbero essere stati spinti a saccheggiare e distruggere i luoghi di culto cristiano (2).
  • Guerre interne. Nel 1268 Carlo d’Angiò, dopo aver sconfitto Corradino di Svevia nella famosa battaglia di Tagliacozzo, fece saccheggiare e distruggere i villaggi che si erano schierati in favore del suo avversario. Più o meno la stessa cosa accadde qualche decennio prima con Federico II di Svevia. I paesi alleatisi contro l’impero subirono l’ira vendicativa di Federico II che collimò nella marsica con la distruzione completa di Celano che nel 1222 fu rasa al suolo. Fu risparmiata solamente la chiesa di San Giovanni. Gli abitanti di Celano vennero deportati in massa prima in Sicilia e poi nell’isola di Malta. Alcuni anni dopo fu concesso loro di tornare in patria e ricostruire la città (3).

Il primo documento che nomina la chiesa di Sant’Anatolia risale al 1110 e sembra riferibile ad un fatto accaduto all’inizio del secolo VIII d.C. in piena epoca Longobarda (4). Il documento viene riportato sia nel Regesto che nel Chronicon dell’abazia Farfense. In esso si evince che, attorno al 706 d.C., durante la dominazione Longobarda, un vasto territorio nei pressi di Cliviano (Santo Stefano di Corvaro) venne donato da Foroaldo II duca di Spoleto al monastero di Farfa.

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