Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

CARLO ALIANELLO, archivio privato, dall’anonima Cronaca degli avvenimenti di Sicilia del 1863:

Posted by on Ott 11, 2017

CARLO ALIANELLO, archivio privato, dall’anonima Cronaca degli avvenimenti di Sicilia del 1863:

“Lo stesso deputato Crispi, nella susseguente tornata, movendo interpellanza sui fatti di Castellammare del Golfo, dice che il malcontento in Sicilia è gravissimo.“ L’altro deputato siculo D’ontes Reggio ripete le stesse interpellanze del Crispi e con rammarico accenna che cinque cittadini siano stati fucilati senza essere stati sottoposti a processo regolare

“ E nella stessa tornata l’anzidetto Crispi in replica aggiunge altre accuse per arresti arbitrari, uccisioni impunite, ecc. ecc.

“ Il deputato Cordova rivela i seguenti abusi:

1) Negli uffici delle dogane di Sicilia furono nominate persone idiote e analfabete.

2) In Palermo i doganieri rubano, ed in Messina gli impiegati sono uccisi, occupando il loro posto gli uccisori.

3) In Siracusa gli impiegati sanitari degli ospedali sono il quadruplo del numero degli infermi.

4) Gli impiegati in Sicilia sono enormemente moltiplicati e, sotto questo aspetto, era assai migliore il governo borbonico, il quale per la Luogotenenza spendeva novecentomilalire meno del governo piemontese.

5) Si danno tristissimi esempi al popolo e questo impara il male dai governanti …”

l’impresa di garibaldi vista da un giornale torinese scritto il 13 settembre 1860 in un articolo intitolato “Il creduto prodigio di Garibaldi”: «Le imprese di Garibaldi nelle Due Sicilie parvero sinora così strane che i suoi ammiratori han potuto chiamarle prodigiose. Un pugno di giovani guidati da un audacissimo sconfigge eserciti, piglia d’assalto le città in poche settimane, si fa padrone di un reame di nove milioni di abitanti. E ciò senza navigli e senz’armi… Altro che Veni, Vedi, Vici! Non havvi Cesare che tenga a petto di Garibaldi. I miracoli però non li ha fatti lui ma il generale Nunziante e li altri ufficiali dell’esercito che, con infinito onore dell’armata napoletana, disertarono la loro bandiera per correre sotto quella del nemico; i miracoli li ha fatti il Conte di Siracusa colla sua onorevolissima lettera al nipote; li ha fatti la Guardia Nazionale che, secondo il solito, voltò le armi contro il re che gliele avea date poche ore prima; li ha fatti il Gabinetto di Liborio Romano il quale, dopo aver genuflesso fino al giorno di ieri appié del trono di Francesco II, si prostra ai piedi di Garibaldi. Con questi miracoli ancor io sarei capace di far la conquista, non dico della Sicilia e del Reame di Napoli, ma dell’universo mondo. Dunque non state a contare le prodezze di Sua Maestà Garibaldi I. Egli non è che il comodino della rivoluzione. Le società segrete che hanno le loro reti in tutto il paese delle Due Sicilie, hanno di lunga mano preparato ogni cosa per la rivoluzione. E quando fu tutto apparecchiato si chiamò Garibaldi ad eseguire i piani […]. Se non era Garibaldi sarebbe stato Mazzini, Kossuth, Orsini o Lucio della Venaria: faceva lo stesso. Appiccare il fuoco ad una mina anche un bimbo può farlo. Di fatto vedete che dappertutto dove giunge Garibaldi la rivoluzione è organizzata issofatto, i proclami sono belli e fatti, anzi stampati. In questo modo credo che Garibaldi può tranquillamente fare il giro del mondo a piantare le bandiere tricolori del Piemonte. Dopo Napoli Roma, dopo Roma Venezia, dopo Venezia la Dalmazia, dopo la Dalmazia l’Austria, caduta l’Austria il mondo è di Garibaldi, cioé del Piemonte! Oh che cuccagna! Torino capitale dell’Europa, anzi dell’orbe terracqueo. E noi torinesi padroni del mondo!».

La recrudescenza della resistenza all’invasore nel Meridione fu tale che il giorno 11 settembre 1872 fu impartito il lapidario ordine ai militari italiani nel Sud: Atterrite queste popolazioni.

Generale Giuseppe Govone, tra i grandi piemontesi che fecero l’italia, viene mandato in Meridione a combattere nella val Roveto e nella valle del Liri il brigante Chiavone. Promosso generale di brigata ed eletto deputato il 30 giugno 1861, diede vita ad operazioni militari su vasta scala con dure repressioni contro i renitenti alla leva in Sicilia con famiglie e interi villaggi trattenuti in ostaggio, ai quali in certe occasioni interrompeva per rappresaglia l’acqua potabile, praticando incendi e torture per ottenere informazioni.

fonte

sudindipendente.sw

 

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