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Che ne è del restauro dei 5 quadri e del trittico della chiesa-madre di San Michele Arcangelo di Itri?

Posted by on Dic 19, 2017

Che ne è del restauro dei 5 quadri e del trittico della chiesa-madre di  San Michele Arcangelo di Itri?

La cittadinanza itrana e le associazioni culturali locali chiedono con insistenza di avere notizie sul restauro dei 5 quadri e del trittico della collegiata di S. Michele Arcangelo, che si trovavano in pessime condizioni nella suddetta chiesa, restauro affidato, più di 5 anni fa, alla dott/ssa Iliadora Marafini di Cori, esperta conservatrice e restauratrice di opere d’arte.

La Marafini ebbe l’incarico dall’amministrazione civica di Itri, che si era accollata la spesa complessiva di 25.000 euro. Il suo compito era di restaurare un affresco in cui è rappresentato, sul registro superiore, il tema della Crocifissione tra la Vergine e Giovanni, mentre in quello inferiore è raffigurata una Madonna con il Bambino stante con la mano destra nel gesto di benedizione, eseguito da Roberto d’Oderisio, che costituisce una mirabile decorazione a fresco, 5 quadri secenteschi, che si trovavano, originariamente, nelle navate laterali della chiesa e che erano, da alcuni anni,in un luogo protetto, oltre ad un trittico ligneo, raffigurante Gesù, San Pietro e San Paolo, tutte opere che rischiavano il degrado per l’azione edace del tempo, ascrivibili al Cinquecento.

I lavori della Marafini consistevano in federature dei quadri su tela, per far sì che essi riprendessero la loro natura originaria (nei colori, nella preparazione).

Il restauro dei cinque dipinti d’altare e del trittico era soprattutto conservativo per proteggere queste opere dal deterioramento e per impedire un ennesimo scempio al nostro patrimonio storico ed artistico, a favore di un edificio che è parte integrante della storia itrana.

“ Una chiesa – come scrive Alfredo Saccoccio in “Itri nei tempi”- che è un autentico gioiello d’arte, testimonianza perenne e viva di una fede purissima, in cui provi un senso di ineffabile dolcezza che ti affascina, un mistico rapimento che dismemora e incanta, e procedi cauto ed attonito come per non spezzare l’incantesimo di quiete che t’avvolge, che penetra nell’anima. E in quella luce che filtra dall’alto, discreta e segreta, senti che qualcosa entra “miracolosamente” in te, come un’ansia, come una liberazione, come una certezza di cieli raggiunti”.

I cinque quadri ed il trittico, tutti di autori ignoti, decoravano le navate laterali della chiesa di S. Michele Arcangelo, risalente alla seconda metà del Mille.

Ora ci si augura che il restauro dei cinque dipinti e del trittico possa restituirci un quadro di più completa identificazione.

Una di queste opere, collocata in un locale annesso alla chiesa, eretta su un tempio pagano, dedicato ad Esculapio, dio della medicina, raffigurava un santo vescovo. E’ un olio su tela, della fine del secolo XVII, che non rivela particolari caratteristiche descrittive. Un altro dipinto, anch’esso un olio su tela, anch’esso della fine del secolo XVII. rappresenta un santo, secondo una comune tipologia ritrattistica. L’opera può ritenersi databile al Seicento, in riferimento alle sue peculiarità stilistiche ed è certamente il “pendant” dell’altro ovale, delle stesse dimensioni, che era sito nel locale annesso alla chiesa, raffigurante un santo nell’atto di scrivere, con il viso rivolto verso l’alto. Un altro olio su tela, di cm. 200, in cattivo stato di conservazione, rappresenta un santo a figura intera, attorniato da graziosi putti.. L’opera, per quanto molto deteriorata, è ascrivibile al secolo XVII, in considerazione di alcuni aspetti stilistici.

Auspichiamo che, una volta ultimato il restauro delle opere, esse non vadano ad arricchire qualche museo nostrano, come è successo nell’ultimo quarantennio con l’affresco di S. Antonio Abate in trono, della Confraternita dei SS. Gregorio e Antonio, opera di Giovanni di Gaeta, che l’avrebbe dipinta verso il 1460, della “Madonna delle Itrie”, tempera su tavola, anch’essa realizzata da Giovanni da Gaeta, la cui scritta “SCA MARIA De YTRIE”, al di sopra della Vergine, allude alle anfore prodotte nel centro collinare del basso Lazio, e di altri pregevoli pezzi artistici.

 

Alfredo Saccoccio

 

 

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