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Chi ha paura delle benedizioni?

Posted by on Apr 6, 2017

Chi ha paura delle benedizioni?

Tempo fa, l’ Istituto Comprensivo 20 di Bologna ha goduto del suo quarto d’ora di celebrità nazionale, ed anche internazionale, per la polemica scoppiata a proposito di una benedizione, da impartire al suo interno, in orario extracurricolare. Non è, a giudicare dai toni e dal livore mostrato dai laicisti, una storia tutta emiliana tra novelli Peppone e Don Camillo. In effetti, la partita in gioco è molto grossa, per via dell’interpretazione da dare della laicità dello Stato italiano, con tutto quel che ne segue, in termini di rapporti con il mondo religioso, segnatamente quello cattolico. Ricapitolo brevemente i punti salienti della questione.

Alcuni parroci dell’area interessata dai plessi dell’Istituto sopra nominato chiedono di poter effettuare il rito della benedizione, che viene concesso dall’autorità scolastica. Alcuni docenti e genitori insorgono con piglio risorgimentale contro l’invadenza clericale e propongono ricorso al TAR, che sospende l’iniziativa. Un successivo ricorso al Consiglio di Stato promosso dal Ministero dell’Istruzione porta alla sospensione della sospensiva. Nell’attesa, i parroci promotori, nonché genitori e docenti a loro favorevoli, maturano la volontà, per non produrre ferite insanabili all’interno della comunità scolastica, di non procedere al rito, pur essendone legittimati. Pochi giorni fa, il Consiglio di Stato si è pronunciato: purché in orario extracurriculare e nel rispetto della libertà di partecipazione degli studenti, la scuola, senza violare la laicità statale, può autorizzare la tanto discussa benedizione.

Questi i fatti, in estrema sintesi. Che cosa dire in proposito? Intanto, non posso non esprimere soddisfazione per come la vicenda si è conclusa. Il Consiglio di Stato ha confermato, senza le ipocrisie a cui siamo purtroppo adusi, che nel nostro ordinamento la laicità non viene intesa come indifferentismo e assenza di riferimenti storici e culturali. La benedizione cattolica, segno di benevolenza erga omnes, non è indice di esclusione e di settarismo, ma di inclusione e di comunione. Non può, pertanto, rappresentare motivo di offesa per alcuno.

Obiezioni?

Comporta un’attenta analisi sostenere, come ha fatto Odifreddi nel corso di una trasmissione televisiva, che, se concesso ad una confessione, lo stesso diritto dev’essere esteso a tutti, anche a musulmani e satanisti. Il ragionamento non fa, di primo acchito una grinza, ma … a questo punto si impone, per chi non abbia degli immotivati pregiudizi, una domanda: musulmani e satanisti faranno, in sincerità d’intenti e non animati da spirito dissimulatore, un rito di benevolenza rivolto con la stessa forza a tutti, senza discriminazione, esattamente come fa il sacerdote cattolico? Odifreddi mi consenta di dubitarne per il satanista, e le ragioni sono ovvie. Tuttavia, anche per i musulmani qualcosa va detta. Ricordo ancora la gravissima provocazione che loro esponenti di rango portarono in Vaticano, durante la preghiera comune con il Pontefice, quando citarono passi del Corano inneggianti all’attacco degli infedeli. Tuttavia, al di là di fatti incresciosi, se i musulmani dovessero manifestare un sentito augurio di bene verso tutti, anche verso i cristiani, perché non concedergli il diritto in questione?

E quelle docenti bolognesi, ispirate da un sacro furore laicista, sempre pronte ad allearsi anche con il diavolo pur di attaccare la nostra tradizione religiosa? A loro dire, il cattolico che desideri certi riti nella propria scuola potrebbe tranquillamente iscriversi ad una scuola di tipo confessionale. Una posizione che mostra tutta intera la natura intollerante del laicismo. Infatti, accogliendo, senza misure di accompagnamento, una simile tesi:

  1. si negherebbe ai cattolici la possibilità di espressione esterna (ritornando ad una situazione da Italietta postunitaria) e con ciò stesso la possibilità di contribuire al dibattito pubblico in quanto tale;
  2. si creerebbe una stridente distanza tra chi frequenta la scuola cattolica e chi frequenta quella pubblica, entrambe però appartenenti al sistema pubblico dell’istruzione (L. 62/2000);
  3. si genererebbe una disuguaglianza (alla faccia dei tanto declamati principi costituzionali) tra l’allievo della scuola “cattolica” e l’allievo della scuola pubblica. Il primo pagherebbe per la formazione scolastica due volte (una volta per quella pubblica e una volta per quella privata), il secondo una volta sola;
  4. si darebbe corpo ad una profonda disuguaglianza anche fra alunni favorevoli alla ritualità cattolica nella loro sede educativa. Vi sarebbe, infatti, da una parte il benestante, al quale non sarebbe preclusa alcuna possibilità, mentre dall’altra starebbe chi non ha grandi mezzi.

Per concludere, d’accordo che i laicisti sono noti per tirar fuori grandi principi sulla base delle loro convenienze, ma è proprio questa l’uguaglianza che  vogliono?

FERNANDO DI MIERI

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