Alta Terra di Lavoro

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CIVILTA’ CATTOLICA …ROMA 1864

Posted by on Lug 12, 2019

CIVILTA’ CATTOLICA …ROMA 1864

Quanto agli altri funzionarii in ogni ramo d’ordine pubblico, ecco il bel quadro con cui ce li rappresenta;
«Va, o lettore, va pure nelle Corti, nei Tribunali, nelle Prefetture, nei Segretariati, nelle Cancellerie, dovunque, e vedrai l’orrore della confusione, del disordine, e ti spaventerai delle innumerevoli stupidezze che assumendo il potere di ordini, provvidenze, sentenze e giudicati, colpiscono barbaramente il cittadino nelle sostanze, nella libertà, nella sicurezza, nell’onore, ecc. ecc.

Esaminato poi dal lato morale e politico, là trovi cose incredibili ma vere… Trovi soggetti diffamati, vissuti co’ prodotti delle trappole nei caffè e nei lupanari, speculatori di giuoco d’azzardo.

Un mio amico napoletano riconobbe, in un giudicato di mandamento, un ruffiano, che stando egli agli studii in Napoli, due volte per settimana si faceva trovare al caffè detto degli Abruzzesi, e lo portava in… Riscuoteva per tanto officio quattro carlini per volta. Questo ruffiano reggeva giustizia!!!! Il riconoscimento cominciò a trapelarsi, il Giudice fu traslocato e promosso nell’alta Italia…

Trovi camerieri di locande, suonatori, barbieri togati: trovi faccendieri sbrigliati, figli di ballerine e di meretrici; figli di servitori di corte, di camerieri di ministri, figli naturali dì Deputati e nipoti di Senatori, di speculatori di borsa ecc. ecc.(2.»

Tutti benefici effetti del Governo riparatore.

Quindi il Jorioz descrive quanto sia il malcontento della maggioranza dei cittadini; e basterà riferirne questo sol tratto:

«La opinione della maggioranza conclude, che, per servire al pensiero del Governo diretto da Parigi, influenzato da parte sua anche dall’Austria, bisognava spregiare e calunniare le intelligenze virtuose ed allontanarle da qualunque ingerenza governativa ed amministrativa; occorreva scegliere esuli rinnegali, ambiziosi, inetti, servili e schiavi e concentrare nelle lor mani gl’interessi de’ due padroni, l’uno vero e l’altro figurato; l’uno maestro compositore e l’altro cieco esecutore: l’uno prepotente o minaccioso, l’altro osservante fedele (3.»

Una tal dipintura, fatta da un piemontese e da un piemontese al soldo del Governo, ha tutte le apparenze d’essere veritiera. Il sig. Jorioz, si è indotto a farla non per criticare il Governo, ma per porlo sulla via di rimediarvi. E quali sono i mezzi che egli propone? Per disgrazia due, che, in cambio di aiutare la conservazione del bealo regno, ne affretterebbero la rovina.

Accenniamoli.
Per riparare al guasto degli impiegati, il Jorioz propone un pieno rinnovamento del personale.

«In quanto tocca al gravissimo argomento della riforma dell’amministrazione e della magistratura, panni che i principii direttivi avrebbero ad essere i seguenti: Rifare da capo, chiamando a sindacato severo tutta l’opera de’ Governi che si succedettero dalla data del 23 Giugno sino ad ora: senonché l’opera rinnovatrice vuoisi pronta, efficace e definitiva…(1.»

Ma il valentuomo non considera che con ciò il Governo troncherebbe i nervi a sé stesso. Imperocché il sig. Jorioz non può ignorare che la maggior parte dei preposti ai pubblici ufficii, sono appunto i partigiani e i sostenitori del nuovo ordine di cose.

Essi furono sollevati dal fango in cui giacevano, e rimunerati con lucrosi ed onorifici impieghi, appunto perché o martiri della santa causa, o promotori occulti o palesi dell’annessione al Piemonte. Costoro, per conservare il posto e gli onori annessi, debbono volere e procurare il mantenimento dello stato presente e fare che si assodi in modo stabile e duraturo.

Privarsi dell’opera di tali aderenti, sarebbe pel Piemonte un lucro cessante ed un danno emergente. Un lucro cessante, perché difficilmente si troverebbero persone egualmente interessale per lui, e che siano disposto ad usar in suo vantaggio di qualsivoglia mezzo, onesto o disonesto che sia.

Sarebbe poi un danno emergente; perché questi, vedendosi defraudati del premio dei loro meriti, si gitterebbero senza difficoltà al partito contrario, sulla speranza di buscarsi alcuna cosa ed afferrare novamente un impiego.
Rispetto all’altro male l’Autore non dissimula lo stato miserando delle Finanze pubbliche, e la prossima bancarotta a cui esse vanno incontro:

«Che l’erario sia agli estremi non dobbiamo negarlo.Che dei milioni ci gravino, nemmeno possiamo negarlo. Che altri milioni già si afferrino, nemmeno possiamo negarlo. Che le rendile fisse e gravosissime dello Stato si spendano allegramente e si dissipino senza guardarci tanto pel sottile, nemmeno possiamo negarlo. Salta poi agli occhi anche dei più balordi il fallimento prossimo, pregno di malanni(1.»

Per allontanare il più che puossi tanta rovina, che seco trascinerebbe nell’abisso il mal congegnato regno, raccomanda che si evitino i debiti nuovi, anzi si estinguano i già fatti. Ma per conseguire ciò, bisogna non solo mantenere sulle popolazioni i presenti aggravii, ma crescerne di molti altri, giacché l’annuo disavanzo è di circa trecento milioni di franchi. No, per amor del cielo, grida l’Autore: Non bisogna far debiti, ma pagare i già fatti; evitando gli aggravii…(2.

Or come operare un tanto miracolo? Ecco il mezzo, che, dopo aver mollo meditalo, il Jorioz propone: «Noi abbiamo, egli dice, una strada senza pericoli per saldare i nostri debiti, per ristorare le forze dell’erario e per trovarci pronti a tutti gli eventi, alterando però tutte le insopportabili gravezze che ci desolano.

E qual mai sarebbe questa strada? Eccola… Una sottoscrizione libera di tutto il popolo, da rimanere aperta sino alla estinzione di tutti i debiti…(3.»
Il trovato è veramente meraviglioso; e appartiene a quel genere di medicina, che cura similiasimilibus. Esso consisto in una nuova imposta, da pagarsi perpetuamente, cioè fino all’estinzione di tutti i debiti, e da pagarsi inesorabilmente; giacché guai a quell’impiegato o anche a quel cittadino che ricusasse. Egli acquisterebbe issofatto voce di borbonico e di reazionario, e sarebbe trattato dal Governo siccome tale.

Che te ne sembra, o lettore? Senonché lo scherzo potrebbe finir male; perocché sarebbe facile che, il popolo già smunto ed oppresso per tanti altri capi, perdesse finalmente la pazienza, vedendo al danno aggiunta la beffa, e affrettasse in un modo o in un altro la caduta del beato regno. Onde anche questo rimedio, suggerito dal sig. Jorioz, non sembra applicabile.

Conchiusione.

Dal libro del sig. Jorioz risulta che le province meridionali nel 59 godevano prosperità di Finanze, leggerezza d’imposte, istruzione gratuita e accessibile a tutti, agiatezza pei bisogni materiali, sicché il popolo vivea contento. Tutto ciò per effetto del più scellerato dei Governi.
A questo Governo, così scellerato, che faceva viver bene e contento il popolo, è sottentrato un Governo riparatore; il quale, per riparare a quei mali, ha sciupate le Finanze, ha gravato i cittadini d’insorportabili balzelli, ha resa scarsa e costosissima l’istruzione, ha ammiserito le famiglie facendo crescere più del doppio il prezzo dei viveri; e per soprassello ha sottoposto il paese alle angherie d’ogni genere d’una ciurmaglia d’impiegati, tali, da disgradare al confronto ogni più vii mascalzone. I popoli meridionali, essendo barbari al modo dei Malesi di Pulo-Penango, e però non intendendo la preziosità di tali riparazioni, avversano il nuovo stato di cose, e danno mano ai briganti.

Onde il Governo riparatore è costretto a riparare anche a quest’altro male colla giunta degli stati d’assedio, delle deportazioni, degl’imprigionamenti, delle fucilazioni, del dispotismo militare. Non ostante queste bellissime cose, il popolo napoletano, ostinato nella sua barbarie, persiste a volere il suo legittimo principe; e basterebbe che la bandiera di Francesco secondo s’inalberasse in un sol luogo, a far si che tutti la seguitassero.

Questa, a trarne il sugo, è la sostanza del libro del sig. Jorioz; il quale per ultima panacea vorrebbe che a questo popolo fosse imposta un’ altra contribuzione sullo forma di oblazione spontanea.Non polca la mal consigliala difesa riuscire a un’ accusa più sarcastica e acerba contro il nuovo ordine di cose in Italia. Ciò fu agevolmente inteso dai liberali e dal loro Governo.

Onde il libro del sig. Jorioz, in cambio di accattar lode, venne fieramente censurato dai giornali del partito e dai Deputati in pubblico Parlamento, e il Jorioz, invece di promozione, come egli forse s’imprometteva, fu quasi destituito cosi’ esser posto, come dicono, alla seconda classe. Novello esempio del come i Governi liberaleschi amano d’essere illuminati sulle calamità dei popoli, e comportano la libertà di discussione, quand’ essa per la caparbietà invincibile del vero torna a manifestazione delle loro vergogne.

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