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Colonialismo e Modernità

Posted by on Gen 2, 2018

Colonialismo e Modernità

La modernità si costituisce e si riproduce attraverso il colonialismo, Andrè Gorz affermava: «Il colonialismo non è soltanto una pratica esterna del capitalismo monopolistico. Esso è, infatti, innanzitutto una sua pratica interna. Le sue prime vittime non sono le nazioni sfruttate, oppresse, smembrate, ma proprio le popolazioni, o una parte delle popolazioni dei paesi dominanti. La concezione in base alla quale il mondo appare semplicisticamente diviso in nazioni imperialistiche e in nazioni sfruttate presenta, tra gli altri inconvenienti, quello di proporre una visione del mondo per la quale i cosiddetti popoli ricchi si troverebbero interamente da una parte della barricata e tutti gli altri dall’altra parte».

La colonizzazione è un fenomeno violento, è il prezzo che l’umanità e la natura paga al capitalismo. Per questo immaginare una modernità senza colonialismo è un’illusione.Questi due elementi vanno insieme, formano una parte di un solo sistema, sono inseparabili, anche se una delle due, il colonialismo, è resa invisibile in molti casi, resa opaca dall’apparente risplendere moderno dei prodotti sempre più sofisticati che alienano le persone. Si può dire quindi che la modernità si costituisce e si riproduce attraverso il colonialismo. Si tratta di un sistema perverso. Il sistema-mondo moderno-coloniale è un mondo di diseguaglianze, disumanizzazione, dove la riproduzione e il dominio, lo sfruttamento e l’alienazione sono ormai resi elementi naturali.

Il processo di colonizzazione si è imposto con la violenza, e ha preso diverse forme. In un primo momento si è tradotto in una colonizzazione politico-militare accompagnata dal dominio economico. L’occupazione con la forza delle armi di un territorio si è anche espressa nella dominazione politica sui proprietari di quel territorio imponendo loro un sistema economico di sfruttamento irrazionale, molte volte nei rapporti lavorativi. Ma fino a qui, la soggettività del colonizzato non è stata trasformata. Per garantire la tenuta nel tempo della colonizzazione, e quindi della modernità, si è imposta la trasformazione della soggettività del colonizzato. Il colonizzato aveva fino a quel momento una soggettività libera, anche se era dominato attraverso l’uso della forza. Si è lavorato quindi perché assimilasse un’identità di schiavo, di inferiorità, la cosi detta educazione alla minorita’.

La colonizzazione della soggettività si è manifestata attraverso il controllo della storia, dell’educazione, il trattamento servile, attraverso una dialettica coloniale che deumanizza il colonizzato, ed è quindi anche una colonizzazione dell’essere e del sapere, fisica ed intellettuale. La violenza coloniale ha “bestializzato” il colonizzato attraverso il maltrattamento fisico e psicologico. Attraverso l’ educazione si convince il colonizzato che l’unica cultura, la civilizzazione e la scienza sono solo quelle “moderne”, portate dal colonizzatore, mentre la sua cultura originaria non è altro che folklore e superstizione. In questo modo si cerca di cancellare totalmente la cultura originaria del colonizzato. Una volta che il colonizzato ha perso la sua identità, il colonizzatore puo’ giustificare la sua posizione-occupazione.

Il colonizzatore è arrivato ad affermare in quel momento, come spiega Frantz Fanon, che non solo il colonizzato non ha mai posseduto valori, ma che è impermeabile all’etica, e non è capace di acquisirla. In questo modo, si è giustificato e si giustifica il suo sfruttamento. La colonizzazione dell’identità ha garantito il persistere della modernità-“colonialità” anche al di là della presenza fisica del colonizzatore nel territorio della colonia.

Luigi Ferrara

 

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