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Compagnia di artefici Pompieri in Napoli

Posted by on Lug 15, 2016

Compagnia di artefici Pompieri in Napoli

NAPOLI 1835 Articolo tratto dal Giornale Del Regno delle Due Sicilie del luglio 1835 n.156 

 

Torna grato l’osservare come oggi si vada adottando e migliorando nel nostro paese ogni istituzione che utile alla umana società siasi altrove sperimentata.

S.M. il Re N.S., per dare sempre novelli impulsi verso il meglio a questa sua bella istituzione, volle onorar di una sua visita il Corpo dei Pompieri residente nell’edifizio della Pietra Santa.

Con tale scopo vi si recò Egli a’ 25 del cadente mese, accompagnato dall’Ajutante Generale Maresciallo di Campo Conte Gaetani, da S.E. il Tenente Generale Principe di Satrian, Ispettor Generale dei Corpi Facoltativi, e dal Colonnello Capo dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Si trovarono in quel quartiere per ricever le M.S.S.E. il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni, e i Signori Intendente e Sindaco di Napoli.

era in ordinanza di parata nel cortile, e per comando del Re dette saggio della sua istruzione nel maneggio delle armi e nelle evoluzioni d’una divisione di fanteria.

L’Augusto Monarca entrò quindi nel magazzino , ove si conservano le macchine , e si compiacque nell’osservare a parte a parte il meccanismo, facendovi accuratissime riflessioni nel parlarne con gl’illustri personaggi che il circondavano.

Volle poi condursi a vedere l’intero edifizio, e con molta bontà lodò la disposizione che vi si è data per accomodarlo agli usi del novello Corpo ch’ora vi stanzia.

Si fermò con piacere nella stanza de’modelli, e poscia ordinò che si fosse dato principio agli esercizi detti ad incendi, ossia a tutte quelle operazioni alle quali i Pompieri si addestrano per rispondere all’importantissimo fine della loro istituzione.

Primieramente fecero eglino vedere come si adoperino gli apparecchi di salvamento, la branda cioè di salvamento, il sacco di provvidenza, la tenda di sicurezza, la scala a cerniera, e l’amaca di sicurezza, mezzi tutti per poter salire i Pompieri con rapidità a’ più alti appartamenti delle case e discenderne, o di là gittarsi al basso senza proprio pericolo, nonché per sottrarre alle fiamme e porre in salvo gl’infelici che per malattia o per età non potessero tanto da se medesimi praticare, supposte anche le scale dell’edifizio inaccessibili.

Le seconde loro operazioni furono indirizzate a spegnere un incendio che si suppose avvenuto al sommo di una casa, o per dir più chiaro a nostro modo napolitano, al sesto appartamento.

Furono a ciò impiegate ad un tempo due botti idrauliche; una delle quali con maniche di ascensione trasportata con scale a cerniera all’appartamento supposto incendiato, ed alimentata da un tubo a spirale, adempiva il doppio ufficio di tromba aspirante e tromba premente; l’altra dalla strada lanciava l’acqua fino al quinto appartamento.

Infine fu dato lo spettacolo dello spegnimento d’un effettivo incendio, nella ipotesi che la scala dell’appartamento incendiato o fosse pur tra le fiamme o inaccessibile, uno de’ casi più malagevoli per le operazioni de’ Pompieri.

A tal fine erasi costrutta sopra vasta loggia una stanza tutta coperta di legno entro la quale era gran quantità di sostanze incendiabili.

Appiccato il fuoco, sorsero vive fiamme che crebbero tosto in alto incendio.

Due pompieri allora con scale salirono la dove ardeva quella stanza, portando due trombe circolari a rotazione continua alimentate da due piccole trombe ch’erano al basso.

Ma non furono adoperate che una botte idraulica con doppio getto alla distanza libera di 60 palmi, ed una tromba rotativa; eppure l’incendio, che si era bastantemente ingagliardito, in meno di 38 secondi fu spento.

S.M., terminate quelle esercitazioni, volle osservar di nuovo le macchine, ed accolse benignamente un modello di tubi spirali, di novella invenzione, i quali s’inflettono in tutti i sensi e a qualunque grado d’incurvatura, ch’ebbe l’onor di presentarle l’Ingegner Direttore.

Nel punto di partirsi da quel luogo si degnò di manifestare il suo Real gradimento a S.E. il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni, ai sig Intendente e Sindaco di Napoli nonché all’Ingegner Direttore del Corpo per la parte scientifica facoltativa ed al Capitano Comandante del Corpo stesso per la parte militare.

Le prenarrate prove furono poi replicate nel 2 di luglio alla presenza di gran numero di persone. E ch’esse abbian lasciato negli spettatori impressioni profonde lo attestavano i costoro discorsi poi che ogni spettacolo ebbe fine.

Chi esprimeva ammirazione e per la celerità degli svelti Pompieri nello scendere a’ più alti appartamenti,e per la loro destrezza nel discendere e gittarsi talor da’ balconi, fidati netta tenda di sicurezza, coltre grande e ben doppia e portabile che uomini robusti tengono distesa con validi legami e portano or di qua or di là secondo il bisogno; chi commendava altamente l’invenzione del sacco di salvamento, gigantesco tubo di forte tela che vien fermato saldamente alle ringhiere delle case, ed al quale i pompieri che per servizio rimangono a piè delle case stesse, danno una posizione obliqua, si che per esso i più infermi e mal conci individui possono venir giù sdrucciolando lungo un agevole pendio: chi a dispetto de’ gel di pedanti, tirato dalla troppo viva somiglianza delle cose, chiamava fulmini d’acqua que’ doppi violenti getti delle botti idrauliche i quali cadono con tanta forza e rapidità sulla parte incendiata : chi riflettendo che altrove son bisognati anni per l’addestramento de’ Pompieri, e che quì coll’istruzione di soli cinque mesi i nostri sono già in grado di eseguire le più difficoltose operazioni del lor mestiere, con giusto patrio orgoglio indicava questa come una novella testimonianza del pronto e pieghevole ingegno de’ tanto a torto calunniati Napolitani.

Altri, tutto assorto nell’utilità dell’instituzione in generale, ripeteva col celebre Evart “Quel Pompiere che sta sospeso colla scure in mano sopra una trave infiammata, dà egli minor prova di coraggio del soldato che strappa una bandiera al nemico ?”

Vi era più d’uno che, ricordando l’incendio del nostro maggior Teatro, risorto poi, non favolosa Fenice dalle sue ceneri, diceva: “ se la instituzione de’ Pompieri fosse stata allora così perfetta, il Teatro del nostro Massimo Carlo ancora starebbe.” Tutti poi si accordavano nello affermare che il Re Signor nostro con provvedimento cotanto saggio aveva fatto nella corriera della civiltà dare un altro passo alla nostra Nazione.

 

articolo inviato da Rosario Martusciello

 

 

 

 

 

 

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