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Consultazione pubblica sulla riduzione dell’impiego della colistina in allevamento

Posted by on Giu 8, 2016

Consultazione pubblica sulla riduzione dell’impiego della colistina in allevamento

l’enologo domenico tagliente mi invia un articolo importante, se fino a qualche decennio fa si poteva morire di fame oggi invece si puo morire avvelenati,

Consultazione pubblica sulla riduzione dell’impiego della colistina in allevamento

 

L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha lanciato una consultazione pubblica sul parere del Gruppo di esperti sull’antibiotico resistenza (AMEG), già approvato dal Comitato per i medicinali per uso veterinario (CVMP) e dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), che propone di ridurre al minimo le vendite di colistina ad uso veterinario e limitarne l’impiego negli animali solo come ultima risorsa.
E’ stata la Commissione Ue a richiedere all’Ema l’aggiornamento del parere del 2013, dopo il primo caso umano registrato negli Stati Uniti, di batterio resistente a tutti gli antibiotici conosciuti, anche la colistina. La resistenza è dovuta al gene Mcr-1, già identificato in Cina a novembre 2015, potenzialmente trasferibile da batterio a batterio, anche tra specie diverse, e quindi con alto potenziale di diffusione.
L’Ema ha quindi chiesto all’AMEG un nuovo parere sull’importanza della colistina per la salute umana e animale, sull’impatto della resistenza alla colistina, la disponibilità di trattamenti alternativi. Al gruppo è stato inoltre richiesto di proporre adeguate misure per la gestione del rischio.
La colistina viene usata da 50 anni sia per la salute umana che per la salute animale. In medicina umana è l’ultima risorsa cui si ricorre per trattare le persone che hanno infezioni batteriche resistenti ad altri antibiotici.
In medicina veterinaria viene utilizzata per trattare le infezioni da Enterobacteriaceae negli animali d’allevamento come suini, avicoli, bovini, ovini, caprini e conigli. Il suo consumo è in aumento in parte anche a causa dello sviluppo di resistenza ad altre classi di antibiotici. Oggi è uno dei 5 antibiotici più usati per gli animali in Ue (6,1% sul totale), dopo le tetracicline (36.7%), penicilline (24.5%), sulfamidici (9.6%), e macrolidi (7.4%).
Nel nuovo parere viene proposta una soglia massima di 5 mg/PCU (la PCU, Population Correction Unit, è un’unità di misura che corrisponde alla popolazione animale che può essere soggetta al trattamento con agenti antimicrobici (vedi http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/document_listing/document_listing_000302.jsp per maggiori dettagli) con la possibilità per gli stati di proporre soglie più restrittive, tenendo conto che l’obiettivo desiderabile sarebbe di 1 mg.
Nel rapporto viene segnalata una considerevole variazione tra i paesi membri dell’Ue nell’uso veterinario di Colistina che non può essere direttamente correlata alla predominanza di specifiche specie animali o alla prevalenza di diversi sistemi di allevamento. Ad esempio, fra i paesi con sistemi di allevamento intensivo, Danimarca e Olanda hanno già raggiunto l’obiettivo di 1mg/PCU, altri come l’Italia e la Spagna, sono molto al di sopra della soglia, raggiungendo anche i 20-25 mg/PCU.
Sulla base dei cali delle vendite di colistina per uso veterinario osservato tra 2011 e il 2013 in UE, se applicata con successo a livello europeo, la soglia si tradurrebbe in una riduzione complessiva di circa il 65% delle vendite attuali di colistina per uso veterinario. Un obiettivo da realizzare in un periodo di 3 a 4 anni, attraverso programmi Ue di sorveglianza e monitoraggio per valutare l’impatto delle misure attuate sulla resistenza agli antimicrobici, anche per quanto riguarda la presenza del gene Mcr-1 negli animali e nell’uomo.
Nella consapevolezza che proprio per quanto riguarda il gene Mrc-1 i dati possono essere limitati e potrebbe volerci più tempo per osservare cambiamenti nei livelli di resistenza.
Gli esperti sottolineano che la riduzione dell’uso colistina non deve essere compensata aumentando l’uso di altri tipi di antimicrobici, ma accompagnata da altre misure come il miglioramento delle condizioni di allevamento, vaccinazioni e misure di biosicurezza, quest’ultime in particolare tra un ciclo di produzione e l’altro.
Un aspetto ritenuto fondamentale dagli esperti, insieme al calo delle vendite, è la riclassificazione della colistina che – tenuto conto che il rischio per la salute umana derivante dall’uso in veterinaria di questo antibiotico è solo “accettabile”- andrebbe inserita tra gli antibiotici di categoria 2 nell’ambito del sistema di classificazione AMEG che include i farmaci riservati al trattamento di infezioni animali per le quali non sono risultati efficaci trattamenti con antibiotici rientranti nella categoria 1.
Fra le considerazioni proposte dal gruppo AMEG segnaliamo:

– l’eliminazione dell’uso preventivo sarà essenziale per raggiungere una riduzione significativa delle vendite di colistina ad uso veterinario
– sarebbero utili ulteriori studi sui meccanismi e le vie di trasmissione della resistenza alla colistina dagli animali all’uomo
– tenuto conto che la colistina è utilizzata nella maggior parte di specie animali destinate alla produzione di alimenti, misure applicate ad una sola specie non produrranno i risultati attesi in termini di riduzione dell’utilizzo
– gli obiettivi di riduzione andrebbero teoricamente stabiliti per singola specie animale, ma, considerato che in UE non sono disponili dati di consumo per specie comparabili, questo al momento non è possibile
– per limitare e/o ottomizzare l’uso veterinario della colistina, è richiesta una migliore identificazione e diversificazione degli animali affetti da patologia da quelli non affetti per i quali non è richiesto nessun trattamento antibiotico
– diagnosi appropriate dovrebbero stabilire la causa della patologia per identificare il trattamento antimicrobico appropriato per il gruppo, se necessario
– dovrebbe essere trovato un equilibrio tra la necessità di tutelare la salute pubblica e le misure di gestione dei rischi sulla salute degli animali secondo un approccio One Health.

Il parere sottoposto a consultazione

Le modalità della consultazione

 

www.alimentibevande.it

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