Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Darwin day 2017 di Fiorentino Bevilacqua

Posted by on Feb 17, 2017

Darwin day 2017 di Fiorentino Bevilacqua

 

Anni fa mi capitò di vedere la riproduzione di un dipinto che non conoscevo ma che mi colpì molto; in esso intravidi un significato per me bellissimo che rendeva il quadro, oltretutto, adattissimo al luogo in cui si trovava: un ambiente di un centro di ricerca di Napoli.

Il quadro raffigurava due bambini, un maschietto ed una femminuccia mi pare di ricordare, che, dall’alto di un poggio, dalla sommità di una rupe, sdraiati a terra, si sporgevano sulla vallata sottostante, volgendo lo sguardo lontano, verso l’orizzonte, là dove il cielo e la terra sembravano toccarsi e, sfumando l’uno nell’altro, lasciavano intuire spazi lontanissimi e indistinti.

Mi sembrò che esso raffigurasse il desiderio di conoscenza che anima tutti noi, l’anelito per la scoperta del mondo intorno a noi: com’è, come è fatto, come funziona.

Era bellissimo.

Einstein diceva che se aveva scoperto ciò che a molti, diversi anni dopo, appariva ancora poco comprensibile, era perché aveva continuato a porsi, da adulto, con gli strumenti culturali di cui solo un adulto può disporre, le stesse domande che lo “assillavano” da bambino, domande che un adulto, se in altre cose affaccendato, normalmente non accoglie più in sé.

Io mi trovo benissimo a parlare con chi, scevro da pregiudizi e dal desiderio di veder primeggiare la propria tesi, è disposto a mettere in discussione tutto, pure quello che ha ritenuto vero fino a un minuto prima. Del resto, la scienza questo è: qualcosa che può essere messo in discussione fino al punto di dire che va parzialmente o totalmente corretto ciò che si credeva fosse una buona spiegazione fino all’istante che precede la nuova, sorprendente e falsificante scoperta.

Ricordo sempre una delle prime lezioni di botanica: sul testo in uso era riportata una struttura cellulare che, una recentissima acquisizione, aveva dimostrato essere diversa da quella in quel libro rappresentata e ancora descrittavi perché non c’era stato il tempo di fare una nuova edizione.

Mi è rimasta sempre dentro, quella cosa: la ricordo con soddisfazione e piacere.

Ho cambiato idea tante volte nella vita (a 50 anni, per esempio, ho cominciato a pensarla diversamente sul risorgimento fino ad arrivare a convinzioni diametralmente opposte a quelle che mi ero formato in base all’educazione scolastica, e non solo scolastica, che avevo ricevuto) e devo cambiarne tuttora, ogni giorno, perché ciò che era vero ieri, è stato arricchito da nuove scoperte oggi o, in certi casi, oggi non è più valido.

Dunque? Credo che il confronto sia arricchimento; esso, però, non dà frutti positivi e, cessando di essere tale, diventa irritante quando finisce per essere una semplice contrapposizione di tesi, contrapposizione volta all’affermazione della propria partendo dal presupposto che, in quella dell’altro, nulla ci sia di sostanzialmente accettabile. Peggio, se si pensa di fare una sorta di … proselitismo.

La scienza guarda se stessa; si modifica, si corregge, trae profitto dalle proprie crisi; così dovrebbero fare tutti.

In occasione del Darwin day, suggerisco, quindi, le letture ai due link riportati che rimandano uno1 al sito pikaia.eu (Pikaia /Il portale dell’evoluzione), l’altro2 ad una critica al libro Dopo Darwin sul sito cicap.org, ma voglio anche ricordare, per quanto fin qui detto, Giuseppe Sermonti, nella veste di direttore della Rivista di Biologia – Biology Forum.

Sermonti era critico sì, verso quella parte della biologia che potremmo definire neo-darwiniana, ma solo perché egli ricercava le “leggi della forma”.

I dissenzienti [biologi] della teoria neo-darwiniana […] cercano di scoprire, nella realtà vivente in trasformazione […] leggi generative delle forme che spieghino i piani organici e le strutture viventi come espressioni della “geometria della vita3.

E questo richiama alla mente Tito Lucrezio Caro (primo secolo a.C.) che, con grandissimo, sorprendente intuito anticipatore scriveva (vado a memoria non riuscendo più a trovare il vecchio numero della rivista l’Astronomia in cui era riportato) … “Se gli elementi sono in numero tale che la vita di tutti gli uomini della Terra non basterebbe ad enumerarli; se la STESSA FORZA, la STESSA NATURA, sussistono per poterli riunire in tutti i luoghi nelle stesso ordine in cui sono stati riuniti in questo nostro mondo, devi convenire che in altre regioni dello spazio esistono altre terre oltre la nostra, ed altre razze di uomini e specie selvagge” … Forza e natura qui intese non in senso vitalistico ma meccanicistico. E pare che questo sia il meccanismo operante nelle cose della natura se è vero, come è vero, che ovunque volgiamo lo sguardo nel cosmo, troviamo altri pianeti, aminoacidi e tante altre molecole, alcune delle quali mai viste e nemmeno ipotizzate qui sulla Terra.

Continua Sermonti, a proposito del creazionismo: “Una natura creata una volta per tutte non ha bisogno di nessuna norma per accedere alle forme […] perché il Demiurgo che l’ha formata ha chiuso i suoi conti all’alba dei tempi e non ha avuto neppure bisogno di lasciare istruzioni per il montaggio o per l’uso dei suoi giocattoli” … il che esclude che questo Sermonti fosse creazionista o che potesse provare entusiasmo per le tesi di “disegni intelligenti”.

Nel caso, poi, di “progetti” o “disegni intelligenti”, per quanto mi riguarda, opterei, là dove tutto il resto non bastasse a spiegare l’esistente e l’esistito, in tutto o in parte (più in parte che in tutto), per una “eresia” molto grande, oggi ancora priva di solide fondamenta, ma che comunque, affettivamente, qualora fosse, avrei estrema difficoltà ad accettare almeno a questo punto della mia vita: la plasticità sinaptica non può tutto se quella affettiva non riesce a tenerle dietro… ed anche questa ha un peso, in chi fa scienza ma non solo. I saltazionisti dicevano che Darwin era gradualista perché borghese, ma S.J.Gould, uno dei padri del saltazionismo, aveva appreso dal padre, quando, piccolo, sedeva sulle ginocchia di questi, le teorie sulla rivoluzione … rivoluzioni che altro non sono se non improvvisi “salti” al livello sociale, economico etc. Ma non possiamo dire, soltanto dell’uomo di scienza, che ha un retroterra “umano” che forse influenzerebbe, in una qualche misura, la sua capacità raziocinante; e dell’uomo di fede? Non vale per esso la stessa cosa? E’ forse esso un altro tipo d’uomo, scevro delle “miserie umane” che affliggono l’uomo scienziato “fisico”!?

La scienza si guarda, parla di sé, si critica.

Tutti dovrebbero fare lo stesso; e pare che così stia avvenendo se, come si legge4, Ellen van Wolde, docente di esegesi biblica alla facoltà di Teologia dell’Università di Tilburg (Olanda), dichiara che “Dio non è il creatore” (God is not the Creator) in ciò riecheggiando Einstein che, pare, avrebbe detto che “Dio non è il giardiniere; Dio è il giardino”.

Sermonti, teso com’era alla scoperta di quelle leggi della forma che sarebbero ben rientrate nella visione di Gould circa il fatto che … “la vita è un fenomeno inevitabile, come il quarzo e il feldspato”, o nel concetto di vita come Imperativo cosmico (De Duve), non era tenero, né con il darwinismo né con il creazionismo, fissista – Tot sunt species quod ab initio Supremum Ens creavit – o evoluzionista che fosse: “Potrebbe affermarsi che il creazionismo è una variante del darwinismo o viceversa”. Io non condivido questa affermazione, ma credo che essa valga, per Sermonti, anche per il creazionismo non fissista, quello “evoluzionista”, quello in cui l’atto creativo iniziale è seguito da un evoluzione “intelligente” guidata cioè dalle “istruzioni per il montaggio” contenute nella scatola del meccano della vita, scatola creata dal Demiurgo.

Eppure, nonostante tutto, penso che di fronte alla realtà da scoprire, da conoscere, non esistano posizioni antitetiche : se ci si pone di fronte ad essa come bambini (privi di costruzioni preesistenti o con antefatti molto plastici) i “contrari” cessano di essere tali o, al massimo, diventano complementari.

Contraria sunt complementa, dunque (ma in un’accezione più orientale che quantistica), purché lo sguardo dei “discenti”, degli uomini che vogliono conoscere, sia rivolto più all’oggetto da indagare che alle tesi di chi si ha affianco.

Fiorentino Bevilacqua

 

  1. S. Dalla Casa – 5 errori che facciamo sull’evoluzione http://pikaia.eu/5-errori-che-facciamo-sullevoluzione/
  2. Dimenticare Darwin https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=102089
  3. G. Sermonti – Biologia e teodicea – Rivista di Biologia – Biology Forum 81 (3), 1988, 333-336
  4. <<The Telegraph>>, God is not the Creator, claims academic. http://www.telegraph.co.uk/news/religion/6274502/God-is-not-the-Creator-claims-academic.html

 

 

 

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