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DUE BREVI TESTIMONIANZE PARTICOLARI DA COMITATI DUE SICILIE

Posted by on Set 5, 2017

DUE BREVI TESTIMONIANZE PARTICOLARI DA COMITATI DUE SICILIE

Il lavoro del Comitati delle Due Sicilie, creato da Fiore Marro e assistito culturalmente da Erminio De Biase, da tempo fa un lavoro encomiabile nell’interesse di tutti e per questo divulgando spesso i loro lavori. Cogliamo l’occasiono per ringraziarli pubblicando due brevi articoli.

Nota su un volontario americano di Francesco II

 

Nella monografia da lui dedicata a Francesco II di Borbone, lo storico e giurista Pier Giusto Jaeger, parlando dell’assedio di Gaeta, accenna ai legittimisti stranieri che raggiunsero la piazzaforte in cui l’ultimo re delle Due Sicilie si era arroccato nell’estrema difesa del trono e del Regno. Fra questi Jaeger cita un americano, de la Chesnaye Harrington, il cui nome fu registrato dal maggiore Pietro Quandel nel “Giornale della difesa di Gaeta”. Sotto la data del 12 novembre 1860, infatti, Quandel annota: “S. M. il Re si è degnata nominare 2.° Tenente nella Fanteria il volontario Americano Signor de la Chesnaye Harrington, ordinando che presti servizio presso la batteria N.° 15 (estera)”. Il legittimista d’Oltreoceano riappare nel Diario il 27 dicembre, giorno in cui viene annoverato tra gli ufficiali di artiglieria in forza alla Batteria Cittadella. Il 17 gennaio 1861, infine, il tenente è destinatario di una menzione onorevole insieme con altri militi del Corpo Reale di Artiglieria ed Artiglieri Ausiliari. A tale proposito Jaeger commenta che sull’americano “sarebbe interessante sapere di più”.

Abbiamo in effetti ritrovato qualche notizia ulteriore riguardante il de la Chesnaye Harrington fra le carte del fondo Questura (serie Gabinetto) dell’Archivio di Stato di Napoli; per la precisione, in una lettera scritta al questore di Napoli il 9 febbraio 1861 da Silvio Spaventa, allora consigliere del Dicastero di Polizia della Luogotenenza, e nella minuta della risposta del questore, recante la medesima data.

Trascriviamo di seguito i suddetti documenti, quale spunto per eventuali future ricerche.

 

Dicastero di Polizia

Gabinetto

 

Sig. Questore

Tra i feriti mandati qui da Gaeta sullo Stromboli si addita un ufficiale straniero che vuol essere diligentemente sorvegliato. Glielo avverto perché prenda le necessarie disposizioni per questo fatto, prevenendola di averne già fatto inteso il Commessario della Delegazione Marittima ed il Comandante della piazza, per la parte che può tornare a ciascuno.

Napoli 9 febb.° 1861

Il Consigliere

S. Spaventa

 

[Minuta]

Gabinetto

44

Napoli 9 febb.° 1861

 

Sig.r Consigliere

L’Uffiziale ferito ad un occhio venuto da Gaeta su lo Stromboli, è il Sig. Giovanni de la Chesnay Harrigton [sic] 2.° Tenente Batteria a Cavallo.

Egli trovasi all’ospedale di S. Potito.

Il Comando della Piazza lo ha fatto mettere sotto chiave in una stanza separata.

Questo posso riferirle per ora, in riscontro del pregiato suo foglio di testé.

Il Questore

Sig. Consig.e del Dicastero di Polizia

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Un identikit di Emile Théodule de Christen nelle carte della Questura

Nel fondo “Questura” (serie “Gabinetto”) dell’Archivio di Stato di Napoli si conserva una nota, priva di firma perché mutila, scritta su carta intestata “Luogotenenza generale del Re nelle Provincie Napoletane / Gabinetto”, e datata “Roma 20 agosto 1861”. In essa lo scrivente comunica alla Questura di Napoli alcune informazioni circa l’emigrazione borbonica nella capitale pontificia.

Di una certa importanza sono le notizie riguardanti il celebre legittimista alsaziano Emile Théodule de Christen, del quale l’autore della nota fornisce una dettagliata descrizione fisica:

Di de Christen non v’ha la fotografia presso alcuno dei fotografi. D’altra parte egli si trasforma spesso. La sua figura naturale però è questa. È di statura mezzana, più tendente al basso che all’alto. Cammina piegando le reni in avanti e spesso colle mani in tasca.

È biondo di capelli, di ciglia e di barba.

Il viso è regolare, se non che ha i [sic] zigomi un po’ sporgenti, l’occhio cenerino, la tinta, naturalmente bianca, delle carni dà un po’ in color rosa sporco, il che pare effetto di bruciatura di sole. Ha i baffi precisamente color di canapa. Chi potesse penetrare nella sua casa troverebbe certe maschere, barbe e parrucche di varii colori, vestiti da prete e da contadino, di tutto ciò era fornitissimo qui in Roma, come pure di armi. Mi ricordo benissimo che il suo padrone di casa avvisò questo Comando francese aver colui due casse, una di pugnali, l’altra di revolver. Ed il G.le Goyon [Charles-Marie-Augustin de Goyon, capo della guarnigione francese di Roma, n.d.r.] impedì alla sua gendarmeria di fargli una perquisizione”.

 Lorenzo Terzi

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