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Eruzione del Vesuvio e distruzione di Pompei – Eruption of Vesuvius and destruction of Pompeii

Posted by on Mar 17, 2018

Eruzione del Vesuvio e distruzione di Pompei – Eruption of Vesuvius and destruction of Pompeii

Nel 79 d.C. una terribile eruzione del Vesuvio distrusse Pompei, Ercolano, Oplonti e Stabia.

Il Vesuvio a quel tempo era considerato un vulcano in stato quiescente, nell’immaginario collettivo della popolazione circostante era rappresentato come una montagna amica, sulle cui falde c’erano rigogliosi orti e vigneti che producevano un ottimo vino.

Il monte Vesuvio era alto circa 2000 metri ed era unito al monte Somma in un unica cima, che si presentava arida, piatta ed ampia, circondata da dirupi che ne rendevano difficoltoso l’accesso. Nel 73 a.C. Spartaco ed i suoi ribelli, inseguiti dai romani, si rifugiarono sulla cima resistendo alle legioni e infine battendole, scendendo dalla vetta attraverso un dirupo talmente difficile che non era  sorvegliato dalle truppe romane.

L’ultima grande eruzione del Vesuvio era avvenuta lontanissima nel tempo, intorno al 3800 a.C., fu una grande eruzione di tipo Pliniano ed arrivò a coprire di cenere e lapilli anche la lontana Avellino.

Anteprime delle eruzioni furono alcuni fenomeni tellurici. Nel 62 d.C. Fu avvertito un terremoto nell’area di Pompei che distrusse parecchie case, dopo, negli anni precedenti al 79, si susseguirono vari tremori della terra.

La mattina del 24 agosto, come scrive Plinio il giovane, ma secondo studi recenti, fatti in base al ritrovamento di una moneta certamente coniata dopo, la data esatta è il 24 ottobre, dalla cima del vulcano si alzò un enorme fungo eruttivo, formato da cenere e lapilli.

Gli abitanti di Pompei che nella notte avevano avvertito violentissimi terremoti, videro elevarsi questa gigantesca nuvola che fuoriusciva violentemente dalla cima del Vesuvio e oscurava completamente il cielo come se fosse notte.

Incominciarono a piovere lapilli, molti riuscirono a mettersi in salvo fuggendo nelle campagne. A un certo punto la pioggia di lapilli terminò e la popolazione, credendo che l’eruzione fosse finita, tornò in città per aiutare le persone rimaste bloccate e recuperare i loro beni. A quel punto una fittissima pioggia di cenere colpì Pompei e le città di Oplonti e Stabia facendo un gran numero di vittime. Pompei, Oplonti e Stabia furono completamente sommerse dalla cenere.

Ercolano invece nelle prime 12 ore non fu interessata al fenomeno, e pertanto si riteneva che la popolazione fosse riuscita a salvarsi. A quel punto il fungo eruttivo, formato da gas bollenti e letali, collassò su se stesso e investì in pieno la cittadina. Le persone rimaste in città perirono atrocemente. Ritrovamenti recenti hanno appurato che molti abitanti di Ercolano si erano rifugiati in riva al mare, nelle grotte adibite a rimesse delle barche, anch’esse furono raggiunte dai gas bollenti dell’eruzione e trovarono la morte.

Il fenomeno durò in tutto due giornate, il terzo giorno ritornò la calma su una distesa di rovine e su un deserto fumante di cenere e lapilli, avendo questi coperto completamente le cittadine che si trovavano a sud-est del vulcano.

VIDEO: Vesuvio, la grande eruzione del 79 d.c. (YouTube)

Testimoni oculari della tragedia furono Plinio il vecchio, studioso naturalista, e suo nipote Plinio il giovane, che in quei giorni si trovavano nella loro villa situata a Miseno (odierna Bacoli). Plinio il giovane descrisse l’eruzione in alcune lettere indirizzate al suo amico Tacito. In base alle precise descrizioni del fenomeno fatto da Plinio, questo tipo di attività vulcanica viene oggi denominata “eruzione pliniana”.

La mattina del 24 agosto (o forse 24 ottobre) dell’anno 79 d.C. La moglie di Plinio il vecchio svegliò il marito per fargli vedere dal terrazzo della villa un enorme fungo di fumo, fuoco e altri materiali eruttivi che si innalzava dalla cima del Vesuvio. Plinio il giovane raccontò che ad occhio il fungo poteva essere alto circa 24 chilometri.

Plinio il giovane, descrisse in una lettera quello che vide dal terrazzo di casa al suo amico Tacito:

Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi che era il Vesuvio): nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la forma. Infatti slanciatosi in su in modo da suggerire l’idea di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami

Lo zio, Plinio il vecchio, avendo ricevuto un messaggio da Retina, moglie del suo amico Cesio Basso, che lo implorava di andare ad aiutarli con una nave, essendo loro bloccati ad Ercolano, salpò con una trireme per salvare l’amico e altre persone ma, giunto vicino alla riva della cittadina, il mare si ritirò improvvisamente rendendo impossibile l’approdo, allora si diresse verso Stabia dove approdò, facendosi ospitare dall’amico Pomponiano.

Anche Stabia nella notte fu colpita da cenere e lapilli, Plinio che si era recato sulla spiaggia temendo che la casa dell’amico potesse essere completamente sommersa dalla cenere, a causa della respirazione di aria calda frammista a cenere, fu ritrovato senza vita sulla sabbia il mattino seguente.

Così Plinio il giovane descrive la morte dello zio nella lettera a Tacito:

Secondo me, l’aria troppo impregnata di cenere deve avergli impedito il respiro ostruendogli la gola, che per natura era debole, angusta e soggetta a frequenti infiammazioni. Quando il giorno dopo tornò a risplendere (era il terzo da quello che egli aveva visto per l’ultima volta), il suo corpo fu trovato intatto, illeso, coperto dalle medesime vesti che aveva indosso al momento della partenza; l’aspetto era quello di un uomo addormentato, piuttosto che d’un morto”.

Il vulcano dopo l’eruzione perse gran parte del cono centrale, il lato del cono rimasto oggi viene chiamato monte Somma, l’altezza da 2000 metri si ridusse ai 1281 metri attuali. Le pendici del monte che prima erano rigogliose di orti e viti, dopo si presentavano completamente brulle e fumanti.

Ecco come scrive Marziale in un suo epigramma:

Ecco il Vesuvio poc’anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un’uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi più dei colli di Nisa; su questo monte i satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dei che fosse stato loro consentito d’esercitare qui tanto potere”.

 

A questa eruzione ne seguirono altre cinque, l’ultima nel 1500 di cui però non si hanno testimonianze certe. Nel 472 ci fu un tale getto di cenere che queste raggiunsero la lontanissima Costantinopoli. Nel 1036 ci fu una eruzione con getto di lava, fu la prima di questo tipo del Vesuvio.

Di Pompei non si ebbero più notizie, ne si conosceva l’esatta ubicazione, finchè nel 1748 alcuni studi e una serie di scavi promossi da Carlo III di Borbone ed eseguiti da Rocque Joaquin de Alcubierre, fecero in modo che le rovine dell’antica città fossero rintracciate sotto una coltre di cenere alta 10 metri.

fonte

napolihistory.com

versione inglese

 

In 79 A.D. a terrible eruption of Vesuvius destroyed Pompeii completely along with the towns of Herculaneum, Oplonti and Stabia.

Vesuvius at that time was considered a dormant volcano, in the collective imagination of the surrounding population was represented as a friendly mountain whose slopes were lush orchards and vineyards that produce an excellent wine.

Mount Vesuvius was about 2000 meters high and was joined to the mount Somma in a unique top, that it appeared dry, flat and wide, surrounded by cliffs that made it difficult to access. In 73 BC Spartacus and his rebels, pursued by the Romans, took refuge on top, resisting the legions, and finally, down from the summit through a ravine so difficult that was not guarded defeated Roman troops.

The last major eruption of Vesuvius took place far in time, around 3800 BC, it was a major eruption Plinian type and arrived to cover the ash and lapilli also the town of Avellino.

Previews of the eruptions were some telluric phenomena. In 62 A.D. Was warned in an earthquake which destroyed several houses of Pompeii, after, in previous years to 79, they followed another several earth tremors.

On the morning of August 24, as Plinio the Younger wrote, but according to recent studies made on the basis of the discovery of a coin minted certainly after, the exact date is October 24, from the top of the volcano stood up a huge mushroom eruption, formed by ash and lapilli.

The inhabitants of Pompeii, that the night had experienced violent earthquakes, saw in the sky rising this huge cloud that flowed violently from the top of Mount Vesuvius and completely obscured the sky as if it were night.

Lapilli began to rain, many managed to save themselves by fleeing to the countryside. The rain of lapilli ended and the population, believing that the eruption was over, returned to the city to help the trapped persons and recover their property. Then a thick ash rain struck the cities of Pompeii, Oplonti and Stabia making a large number of victims. Pompei, Oplonti and Stabia were completely submerged by the ashes.

Herculaneum instead in the first 12 hours was not interested in the phenomenon, and therefore it was believed that the population was able to save himself. But the fungus eruptive, formed by hot and lethal gases, collapsed on itself and hit the town in full. There, the people left in the city died horribly. Recent findings have found that many residents of Herculaneum had taken refuge by the sea, in the caves used as remittance of the boats, even there they were joined by the hot gases of the eruption and were killed.

The phenomenon lasted for two days, the third day calm returned on an expanse of ruins and a wasteland of smoldering ash and lapilli having these completely covered the towns that were to the south-east of the volcano.

VIDEO: The great eruption of Vesuvius in 79 a.d. (YouTube)

Eyewitnesses of the tragedy were Plinio the Elder, an expert naturalist, and his nephew Plinio the Younger who in those days were in their villa located in Miseno (Bacoli today). Plinio the Younger described the eruption in certain letters sent to his friend Tacitus. According to the precise descriptions of the phenomenon made by Plinio, this type of volcanic activity is today called “Plinian eruption.”

On the morning of August 24 (or perhaps 24 October) of the year 79 AD Plinio the Elder’s wife woke her husband to show him from the terrace of the villa a huge mushroom of smoke, fire and other eruptive materials that rose from the top of a mountain Vesuvius. Plinio the Younger says that the fungus was approximately high about 24 kilometers.

So Plinio the Younger, describing in a letter to his friend Tacitus what he saw from the roof of the house:

“It stood a cloud, but those who watched from afar could not specify from which mountain (they later knew that it was Vesuvius): no other plant more pine it could reproduce the form. It went up to suggest the idea of a high trunk, then it widened so that appeared as the branches.”

His uncle, Plinio the Elder, having received a message from Retina, wife of his friend Cesium Basso, who begged him to go and help them with a ship, being stuck them in Herculaneum, he sailed with a Trireme to save his friend and other people but, come near the shore of the town, the sea receded suddenly making it impossible to landing, then headed Stabia where he landed; In there he was hosted his friend Pomponianus.

Even Stabia in the night was hit by ash and lapilli and Plinio who had gone on the beach fearing that the friend’s house could be completely submerged by ash, because of breathing hot air mixed with ashes, he was found dead on the beach next morning.

Plinio the Younger described the death of his uncle in his letter to Tacitus:

“In my opinion, the air too full of ash must’ve stopped breathing blocking his throat, who by nature was weak, narrow and subject to frequent inflammation. When the next day returned to shine (He had seen three days ago for the last time), his body was found intact, unharmed, covered by the same clothes he was wearing at the time of departure; the appearance was that of a man asleep, rather than a dead man. “

The volcano after the eruption lost part of the central cone, the edge remained today is called Mount Somma, the height of 2000 meters was reduced to 1281 meters. The slopes of the mountain that were lush orchards and vineyards, after presented themselves completely barren.

Marziale describes Mount Vesuvius in his epigram:

“Here Vesuvius earlier verdant shady vineyards, here grape fine made to overflow the vats; Bacchus loved them most of the hills of Nysa; On this mountain the satyrs in the past broke their dances; This, of Sparta most pleasing, was the seat of Venus, this was the place known for the name of Hercules. Or all lies buried in flames and sad lapilli: now the gods would not that had been allowed to exercise them here so much power. “

This eruption was followed by other five eruptions, the last in year 1500, but for which there are no reliable evidence. In year 472 there was such a jet of ash that it reached the distant Constantinople. In year 1036 there was an eruption with lava jet, which was the first of this type of Vesuvius.

Pompeii was forgot, and nobody know the exact location, as long as some studies in 1748 and a series of excavations promoted by Carlo III of Bourbon and executed by Rocque Joaquin de Alcubierre, uncovered the ruins of the ancient city. They were traced under a blanket of ash high 10 meters.

 

 

 

 

 

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