Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

FAMIGLIA GALLUCCIO

Posted by on Gen 12, 2018

FAMIGLIA GALLUCCIO

Arma: d’argento al gallo fermo di rosso, accompagnato nel cantone sinistro da una torta d’azzurro caricata da una stella d’oro(1).
Motto: Sine fine.

arma-galluccio

La famiglia Galluccio (o Gallucci o Galluzzi), di origine longobarda, costruì in Terra di Lavoro un castello chiamato Galluccio e, in breve tempo, con la forza delle armi come si evince da antiche medaglie (o, più probabilmente, monete) con le insegne del casato e della testa di un guerriero con elmo, acquisì le signorie di Sessa, Carinola e Teano.
Sin dai tempi antichi il casato godeva di nobiltà in Napoli ed era ascritta al Patriziato del seggio di Nido, dal 1800 fu iscritta nel Libro d’Oro Napoletano.
Nel 1139 Goffredo Galluccio, cavaliere napoletano, accolse e protesse nelle mura del suo castello di Galluccio re Ruggiero di Sicilia, inseguito dall’esercito di Papa Innocenzo II.
Nel 1281 Pietro e Riccardo furono insigniti da Carlo I d’Angiò del titolo di barone di Galluccio, nel 1283 lo stesso Pietro fu nominato vicerè di Terra del Lavoro.
Nel 1326 Pietro Galluccio  fu tra i Baroni che seguirono Carlo, duca di Calabria, nella guerra in Toscana in aiuto dei Fiorentini, insieme a Ligorio Guindazzo, Ludovico di Tocco, Matteo Seripando, Landolfo Maramaldo, Pietro Moccia, Filippo Crispano, Bartolomeo loffredo, Andrea e Landolfo Ajossa, Pierino Tomacello, Giovanno Marino, Bartolomeo Bonifacio, Rinaldo Pandone, Ruggiero Pagano, Tommaso Dentice, Pietro dell’Amendolea, ed altri.

Il feudo di Galluccio nel 1408 pervenne alla famiglia Mariconda, 1504 passò al viceré di Napoli, Consalvo di Cordova che lo vendette nel 1543 alla contessa Dorotea Spinelli; nel 1638 passò a Luigi Carafa.
I titoli di marchese di Chanteaneuf e barone de l’Hospital passarono in casa Vargas Machuca.
Don Berardino Galluccio, barone di Tora, marito di donna Luigia d’Alagno, la quale era figlia di  don Ugo d’Alagno, gran cancelliere del Regno di Napoli, conte di Borrello e Gioia e signore di Somma e di Rocca Rainola, nonché nipote di donna Lucrezia d’Alagno, amante del re Alfonso I d’Aragona, si trasferì in Calabria nella seconda metà del secolo XV, con il figlio Ercole, patrizio di Napoli del seggio di Nido.
Detto  Ercole sposò donna Caterinella Lucifero, patrizia di Crotone, ed in seguito alla cosiddetta “seconda” congiura dei Baroni, nella quale i d’Alagno, partigiani del re d’Aragona, risultarono sconfitti,  si trasferì nelle sue terre ove possedeva le baronie di Galluccio, Marzano, Sant’Angelo e Fornelli.

Il feudo di Torre Annunziata passò da Nicola II d’Alagno, per mancanza di eredi, alla sorella Luisa e dal di lei figlio Goffredo Galluccio.
Nel 1575 il barone Orazio Galluccio vendette a Giovanni Girolamo Scaglione il Castello di Caspoli, in Terra di Lavoro.
Nel 1638 Francesco Galluccio fu uno dei fondatori, insieme ad altri 37 cavalieri Napoletani, tra cui Tommaso Filangieri, Scipione Filomarino, Carlo Dentice delle Stelle, Placido Dentice del Pesce e altri, del MONTE GRANDE DE’ MARITAGGI di Napoli, istituzione benefica con lo scopo di assicurare una cospicua dote alle fanciulle aristocratiche che si sposavano(2).
Nel 1695 Anna Galluccio sposò a Napoli Giulio Capece Galeota (n. Napoli, 1662), patrizio napoletano.

Nel 1791 Teresa Galluccio, figlia di Vincenzo duca di Tora, sposò Antonio Capece Minutolo (Napoli, 6.3.1768 † Pesaro, 4.31838), principe di Canosa.
Fabrizio Galluccio della città di Lucera, acquistò nel 1600 da Giovanni Angelo Pisanelli la terra di Apice con il feudo di Tignano, situati in Principato citra, per ducati 56.000. Detto Fabrizio fu insignito del titolo di marchese di Apice nel 1607; sposò Faustina Lombardo, figlia di Ascanio, 2° barone di Apricena e del Sequestro.
Sofia Galluccio de l’Hopital dei duchi di Vitri sposò Gaetano Ravaschieri (1792 † 1845), conte di Lavagna.

I Galluccio si diramarono anche in Santa Severina e Crotone, dove la loro presenza è attestata sin dal XVII secolo e furono ascritti al Patriziato del Seggio di San Dionigi ai tempi di re Carlo di Borbone. Diventarono ricchissimi esercitando principalmente il commercio del grano, possedevano un maestoso palazzo in Crotone che nel 1735 era abitato da Francesco Galluccio, patrizio di Crotone, e dalla moglie Teresa Suriano.
Nicola Galluccio nel 1753 impalmò Rosa del Castillo, figlia di Michele, la quale nel 1760 ereditò il feudo rustico di Carbonara o Sacchetta; il feudo nel 1776 passò al figlio Francesco Galluccio.

Il Casato possedeva la cappella gentilizia in Crotone nella chiesa di San Giuseppe e vaste estensioni di terreni a Casabona, Castelsilano, Cotronei, Crotone, Rocca di Neto, Scandale, Taverna.

Per la genealogia si consiglia di consultare le tavole genealogiche redatte da Serra di Gerace.

fonte

nobili-napoletani.it

 

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