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FRA DIAVOLO E LA REPUBBLICA PARTENOPEA 1799 (2^ PARTE)

Posted by on Mag 4, 2017

FRA DIAVOLO E LA REPUBBLICA PARTENOPEA 1799 (2^ PARTE)

Nel 1806 Napoleone Bonaparte, dato che non veniva rispettato il trattato di neutralità, inviò le sue truppe per mettere fine al governo borbonico di Ferdinando IV, così le truppe francesi occuparono nuovamente Napoli e le varie piazzeforti del regno e il Re Ferdinando IV emanò un altro proclama per il reclutamento di volontari. Il Colonnello Pezza con prontezza lasciò Napoli e tornò nelle province a reclutare uomini di tutte le risme, purché abili alle armi e fu nominato capo dei Corpi Volanti di Terra di Lavoro.

Mentre ci si preparava alla guerra, il Re s’era ritirato a Palermo e da qui ordinò ai comandanti dei Corpi Volanti di non aggredire l’armata napoleonica

Fra’ Diavolo entrò in contatto con il principe d’Assia e comandante della piazzaforte di Gaeta, Luigi Philippstadt, che come lui era intenzionato a disobbedire alla resa. Frà Diavolo e Philippstahl iniziarono una collaborazione attiva che divenne l’incubo di Giuseppe Bonaparte fratello di Napoleone I, incoronato Re di Napoli per volere di Napoleone stesso.

Fra’ Diavolo si recò alla fortezza di Gaeta e pochi giorni dopo i francesi la cinsero d’assedio. Nelle settimane seguenti Fra Diavolo lanciò audaci attacchi francesi e poi li sfidò in campo aperto con pochi uomini, rischiando di essere catturato, insieme al fratello Nicola, a Sant’Oliva, ma riuscì a riparare a Maranola, e da Scauri s’imbarcò per Gaeta.

Verso la fine di aprile Fra Diavolo fu chiamato a Palermo da Ferdinando IV che lo presentò all’inglese Sidney Smith, ammiraglio della flotta reale, per tentare la sommossa delle Calabrie e l’avanzata dell’esercito fino a Napoli. Il 28 giugno Smith fu nominato comandante in capo della spedizione e Fra Diavolo luogotenente. Il 29 giugno Fra’ Fra Diavolo, alla testa della sua «Legione della Vendetta», sbarcò con navi inglesi ad Amantea e conseguì diverse vittorie sui francesi.

Il generale francese Verdier riparò verso Cassano, i cui abitanti lo respinsero. Proprio quando la sollevazione stava diventando generale, la flotta inglese lo ricondusse a Palermo per ricevere da Ferdinando IV il titolo di Duca di Cassano, ma i calabresi lasciati alla mercé dei francesi capitolarono e tale sorte toccò anche alla fortezza di Gaeta. Fra’ Diavolo tentò di sollevare, alle spalle dei francesi, la Campania e il 2 settembre sbarcò a Sperlonga per dirigersi a Itri.

Ma riuscì ad arruolare solo cinquecento uomini e a sottrarre ai nemici due cannoni, perciò si trincerò a Sora, che fu attaccata da tre lati essendo le truppe francesi costituite da 10000 soldati. La battaglia perdurò tre giorni e poi Fra Diavolo si diresse nella valle del fiume Roveto per prendere, il 29 settembre, i francesi di sorpresa e così si rifugiò sulle montagne di Miranda, divenne l’uomo più ricercato del regno con una taglia che raggiunse i diciassettemila ducati.

Con trecento uomini, Fra’ Diavolo attraversò Esperia, Pignataro, Bauco, Isernia invogliando la popolazione a sollevarsi contro i francesi che intanto bloccarono tutti gli accessi alle valli. Fra Diavolo non poteva uscire più dal suo nascondiglio e fu nominato maestro di caccia il colonnello Joseph Léopold Sigisbert Hugo (padre dello scrittore Victor Hugo). L’inseguimento durò quindici giorni, al termine del quale la massa di Fra Diavolo fu stretta nella valle di Boiano, dove si combatte per sei ore anche perché la pioggia, che cadeva da giorni, aveva reso inservibili i fucili. L’attacco francese fu respinto con le spade; in questa battaglia morirono quattrocento francesi e quaranta insorti. Frà Diavolo sfuggì alla cattura e si diresse verso Benevento con centocinquanta uomini rifugiandosi nelle Forche caudine; Hugo lo trovò e lo affrontò e Frà Diavolo rimase con circa cinquanta uomini.

Giunto sulla spiaggia di Cava de’ Tirreni ordinò ad ognuno di prendere la sua strada. Vagò per giorni e giorni da un paese all’altro, sperando di raggiungere il Tirreno e chiedere agli inglesi, che stazionavano sulla costa, un imbarco per Palermo. Rimasto solo, ironia della sorte, il Colonnello fu assalito da briganti che lo pestarono  e lo abbandonarono in una capanna morente e il 1º novembre, esausto, raggiunse Baronissi: non convincendo il comandante della guardia nazionale del posto, il farmacista Matteo Barone che lo aveva ospitato per una bevuta, venne condotto sotto scorta a Salerno dove riuscì a tenere testa alle domande dei francesi, ma fu riconosciuto da un vecchio militare borbonico passato ai francesi, e che aveva combattuto con lui a Gaeta e fu condotto in prigione a Napoli, dove fu istruito, il 10 novembre del 1806, a suo carico, con grande rapidità, un processo. Le autorità francesi rifiutarono la richiesta degli inglesi affinché venisse considerato prigioniero di guerra persino lo stesso Hugo, che era stato a trovarlo in carcere, ebbe un netto rifiuto da parte di Giuseppe Bonaparte: tutte le richieste furono respinte con motivazioni politiche e militari. Fu considerato un delinquente comune e fu condannato a morte per impiccagione. Fu giustiziato per impiccagione in piazza del Mercato l’11 novembre, vestito con l’uniforme di brigadiere dell’esercito borbonico, e il suo corpo venne lasciato molte ore bene in vista, come monito alla popolazione e dopo fu sepolto presso l’ospedale degli Incurabili. Re Giuseppe Bonaparte, comunicò al fratello Napoleone che Fra’ Diavolo era stato giustiziato, ma la Real Famiglia di Ferdinando IV appresa l’impiccagione di Pezza, fece celebrare, a Palermo, dall’Arcivescovo Carrano, una messa solenne nella chiesa di San Giovanni dei napoletani, a cui parteciparono molte autorità, l’ambasciatore austriaco, il Principe Leopoldo di Borbone, la guarnigione militare in alta uniforme e un distaccamento di soldati inglesi.

Se la vita di Fra’ Diavolo è stata avventurosa, singolare, rocambolesca non meno avventurose, singolari, rocambolesche sono state le vicende del manoscritto in cui egli stesso scrisse le sue memorie del 1798 – 99.

Il 26 settembre 1806 i francesi che avevano espugnato Sora, sequestrarono nell’abitazione in cui aveva dimorato e che aveva abbandonato frettolosamente, per cui non aveva avuto tempo di portarli via, 21 documenti appartenenti a Fra’ Diavolo, documenti che il generale d’Espagne si affrettò a trasmettere al ministro dello Stato Maggiore Generale, Cristoforo Saliceti.

I 21 documenti sopracitati ed elencati nella “NOTA ED ESTRATTO DELLE CARTE RITROVATE A SORA NELLA CASA DI ABITAZIONE DI FRA’ DIAVOLO”, custodita nell’’Archives Nationales, Paris, 381 AP4, dossier 4, Ministère de la Police générait’ 1806 – 1808, Pièces diverses e riportata anche nel presente scritto

Quando il Re Giuseppe Bonaparte, fu trasferito da Napoleone nella primavera del 1808 dal trono di Napoli a quello di Spagna, portò con sé il suo archivio e quando, il 21 giugno 1813, fu definitivamente sconfitto a Vitoria dall’armata anglo-spagnola di Wellington, passò nelle mani inglesi. Trasportato a Londra, fu sistemato nel palazzo d’Aspley House, dove fu mai consentita la consultazione ad alcuno sino alla morte di Gerard Wellesley, settimo duca di Wellington, quando, nel 1977, l’importante fondo archivistico fu acquisito dallo Stato francese e trasferito agli Archives Nationales di Parigi, Archives de Joseph Bonaparte roi de Naples. puis d’Espagne (381 AP). Ed è appunto agli Archives Nationales, nel dossier 4 dell’Archivio di Giuseppe Bonaparte, che raccoglie le carte del Ministère de la Police générale 1806-1808, che si sono rinvenuti il manoscritto originale delle memorie del 1798 – 99 a firma Comandante Generale Michela Pezza fra Diavolo, a cui fu aggiunta una soprascritta in francese (Faits historiques des campagnes de Fra’ Diavolo rédigés par lui même, et trouvé dans ses papy ers lors du sequestre de ses bons. Julliet 1806) e i 21 documenti elencati nella NOTA ED ESTRATTO DELLE CARTE RITROVATE A SORA NELLA CASA DI ABITAZIONE DI FRA’ DIAVOLO.

Le memorie del 1798 – 99 di Fra’ Diavolo si compongono di 35 fogli a mezza pagina, scritto con discreta calligrafia in un italiano popolareggiante e spesso dialettale; i periodi, caotici e complessi, sono comunque quasi sempre comprensibili logicamente. Sembra che le memorie, in cui l’autore scrive sempre in terza persona, sia stato scritto direttamente da Michele Pezza fra Diavolo, come emerge dal raffronto della scrittura con altri suoi documenti, ma non si riesce a stabilire se sia la versione originale o se una stesura successiva. Il periodo scritto a cavallo della fine del foglio 28 e inizio del foglio 29 « Di là poi passò in Albano, e formò quartiere quattordeci miglia distante da Roma, e prese tutti i migliori posti dividendo la sua truppa per poter battere l’infame nemico, né da quel punto s’intese più perdita dell’armi napolitane, non tralasciando giorno e notte di andare con 100 uomini alle porte di Roma, e dentro la città  di notte per regolar le sue mire, ma non si son rischiati mai i Francesi e Patriotti uscir fuori, e che se lui avesse avuto un altro migliaio di persone avrebbe pigliato Roma per assalto, ma anche per andar di concerto con Rodio non li riuscì, come si rileva da una lettera da lui scritta al 31 agosto [f. 29] da lui scritta e fatta in Velletri per Napoli al suo strettissimo amico che il pensiere [aveva] avuto e l’impegno di queste notizie raccogliere, e formarne questo scritto.» lascia intendere che vi sia stata una collaborazione di una terza persona nell’ideazione e nella stesura dell’opera.

 

NOTA ED ESTRATTO DELLE CARTE RITROVATE A SORA NELLA CASA DI ABITAZIONE DI FRA’ DIAVOLO

 

Maestà

Battuti e discacciati da Sora i briganti della masnada di Fra Diavolo, nella casa da esso abitata furon rinvenute alcune carte, che la necessità di una precipitosa fuga aveagli fatte abbandonare. Il Generale d’Espagne nel parteciparmi l’azione seguita in Sora, di cui ha indirizzato distinto dettaglio allo Stato Maggiore Generale, mi ha rimesse le accennate carte.

L’esame delle medesime non offre alcun avviso o notizia rilevante. Due sole cose sembran degne di osservazione: la prima, che i briganti erano ordinati come Truppe regolari col nome, che altra volta davasi alle Masse, di Corpi volanti. La seconda, e questa merita maggiore attenzione, dimostra che i briganti del Regno ricevono soccorsi e rinforzi dalle popolazioni dello Stato Pontificio, colle quali sono in comunicazioni.

Qui compiegata ho l’onore di presentare a V.M. la nota ed estratto di tutte le carte ritrovate.

Saliceti

 

26 settembre [1806]

 

  1. Rapporto a Fra Diavolo dell’Alfiere Rosario Sherbo Comandante in Sora alla Porta di Roma.

Questi, in data de’ 23 corrente, riferisce di non esservi nulla d’importante in quel Posto.

  1. Lettera di Giovanbattista Giovannelli degli 11 decembre 1799 diret­ta da Roma ad Antonio Spoglia in Sora.

Rimette in essa lettera un attestato del Tenente [Generale] Rodio a favore di Antonio Spoglia.

  1. Proclama di Fra Diavolo a Sora, del 13 settembre 1806. Ordina il ritorno in Sora agli assenti fra 24 ore, sotto pena di confisca di tutti i beni; consegna d’armi e munizioni, sotto pena di esser considerati come ribelli.
  2. Passaporto del 14 aprile 1805 fatto in Roma, firmato dal Cardinal Consalvi, riveduto dal Segretario di Legazione di Francia, a favore di Vincenzo Rosati, che va da Roma a Parma.
  3. Carta manoscritta, che contiene la distribuzione delle forze di Fra Diavolo in Sora e nel contorno.

I Posti guardati son nove, cinque Porte, e tre Posti sulla sponda del fiume; la somma degli uomini di guardia è di 694.

  1. Lettera di Francesco de Bellis a Carlo Carrara in Sora, senza data. Invio di monete antiche.
  2. Cifra.

Non intesa.

  1. Ordine di Fra Diavolo agli abitanti di Casalvieri.

A Preti in specie, e agli altri del Paese di porsi la coccarda rossa.

  1. Lettera di Carlo Panetta, senza data e indirizzo, a un tale, che intitola Eccellenza.

Dimanda soccorso, per essere stato disfatto dai Francesi. La lettera pare in data di Atena [sic].

  1. Lettera di Francesco Mancini Capitano a Fra Diavolo, senza data. Da conto della sua marcia, dice di esser mancato poco di sorprendere 150 Francesi sul monte S. Pancrazio, che si son ritirati in Campoli. Dice di aver 50 uomini; ne chiede altri 70 di rinforzo per assalire i Francesi; si fa sicuro della vittoria.
  2. Lettera in data del 23 settembre da Roccarivi [Roccavivi], firmata da Filippo di Battista, e da Francesco di Grazia.

Chiedon forza per Roccarivi, dicendo che ivi può passare più che altrove Francesi da massacrare. Si raccoglie, che da Capestrello ed a Rocca vi è posta della gente armata in agguato.

  1. Lettera di Pietro Mancini Capitano a Fra Diavolo, in data del 23 settembre da Campoli.

Rende conto con precisione estrema del luogo ove son situati a Campoli i Francesi. Chiede delle razioni.

  1. Lettera di Domenico Braccioli, de’ 23 settembre. Manca l’indirizzo. Pare di un inferiore ad un superiore; è in data di Atena [Atina], Avvisa che in S. Germano vi sono 100 Francesi assediati sul colle di Roccasecca, che spera di far prigionieri. Aggiunge, che a Pesco a Serali vi sono altri 100 Francesi circa. Aspetta notizie da S. Germano e Piedimonte. Chiede munizioni.
  2. Lettera di Carlo Panetta a Fra Diavolo, in data di Atena [Atina], 20 settembre.

Scrive, che tutti i Francesi che furon battuti da lui, si son concentrati in S. Germano. Chiede in ajuto la massa degli abitanti di Casalese, per dargli l’assalto. Finisce col dire: «Siamo nel pericolo, restando in Atena, di esser bruciati, ma comunque sia, siam pronti a tutto».

  1. Lettera di Vincenzo Fantauzzi Comandante a Fra Diavolo in Sora, in data del 23 settembre, da Bassorano.

Da conto che circa 200 uomini di massa dello Stato Romano son venuti per la volta di Carsoli e di Iesi fino a Tagliacozzo in ajuto.

  1. Instanza generica, senza data, nè nomi, fatta dai Galeotti a Fra Diavolo.

Chiedono di essere uniti in truppa, per servire contro i Francesi, sotto il comando di Donato Valsano.

  1. Lettera dei Sindici di S. Donato, [in] data 16 settembre, senza indirizzo. Pare però [indirizzata] a Fra Diavolo.

Inviano Ferdinando Gramegna a ricever gli ordini, in nome della popolazione.

  1. Rapporto fatto da un Alfiere alla Porta di Roma in Sora.

Da conto di un piccolo fatto del Quartiere.

  1. Lettera di Vincenzo Boccari, 17 settembre, in data di Alvito, a Fra Diavolo.

Parla di esecuzioni di ordini, che non sono specificati.

  1. Lettera di Berardo Tancredi e Filippo Mattei a Fra Diavolo, in data de’ 16 settembre, da Civitella di Roveto.

Offrono gli omaggi della popolazione di Civitella, gente, armi, munizioni.

  1. Notamento distinto e nominativo di sei compagnie, e di una di Cacciatori di Campagna.

Ascendono gl’individui notati, col loro Stato Maggiore, a 573.

fonte

LAMONETA.IT

inviato da angel

 

 

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