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Giacinto de’ Sivo (1814/1867)

Posted by on Ott 10, 2016

Giacinto de’ Sivo (1814/1867)

Un ottimo libro, almeno nella valutazione di chi scrive, sul Risorgimento e la finale Unificazione è quello scritto, con la precisione dello storico e la passione di un coprotagonista, da un testimone di quel tempo: Giacinto de’ Sivo (1814/1867). Una testimonianza di parte ma esemplare, un libro imprescindibile per completare la conoscenza di quel periodo.

 

Presentato qualche giorno fa all’hotel Renaissance Mediterraneo di Napoli dalla Fondazione il Giglio, si sono alternati come relatori il  prof. Orazio Abbamonte, della Seconda Università degli Studi di Napoli, la prof.ssa Carmela Maria Spadaro, della Federico II, il prof. Gennaro De Crescenzo e la dott.ssa Marina Carrese. Il volume, della Casa Editrice Marzio Grimaldi, ha una veste elegante, che dà la giusta dignità a un’opera importante.

De’ Sivo era, durante il governo borbonico, un funzionario dello Stato e uno scrittore. Alla venuta dei savoiardi, si dichiarò a questi contrario e fu più volte imprigionato, la sua casa requisita e vandalizzata, i suoi manoscritti sottratti. Infine fu costretto a scegliere tra i Savoia e l’esilio. Scelse quest’ultimo e si recò a Roma, dove, a quel tempo, si era trasferito il re Francesco II di Borbone.

Benedetto Croce, liberale per antonomasia e ammiratore del Risorgimento, non poté fare a meno di accorgersi di lui. Ne scrisse una breve biografia, gli diede i sensi della sua stima ma lo bollò come reazionario. Una parola che ha assunto un significato dispregiativo. Ma che, etimologicamente, indica colui che reagisce a un’azione (che considera negativa). Reazionari furono qualificati  i martiri della Vandea, che si erano opposti alla Révolution e i deputati che a Parigi si opposero all’uccisione del re Louis XVI. Reazionari oggi sono considerati finanche quelli che si ribellano a una certa cosiddetta modernità, cioè alla distruzione delle qualità umane e al livellamento degli uomini secondo il modello di un essere senza qualità. In tempi lontani pubblicai, appunto, su un numero di Quaderni Radicali, un articoletto intitolato “Uomo-macchina o uomo scimmia?”, considerando, queste, due possibili ipotesi per il futuro uomo modernizzato.

Una battaglia di de’ Sivo è appunto a favore della precisione del linguaggio e della completezza dell’informazione. L’uso distorto delle parole porta alla definizione di idee distorte, passate come rette e giuste. Attualissimo problema, su cui si potrebbero portare molti esempi.

 

Adriana Dragoni

 

fonte agenziaradicale.com

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