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GIUSEPPE GARIBALDI (1807-1882), UOMO DELLA PROVVIDENZA?

Posted by on Ago 10, 2019

GIUSEPPE GARIBALDI (1807-1882), UOMO DELLA PROVVIDENZA?

Il più grande eroe del risorgimento, è conosciuto dal mondo intero, come l’uomo delle mille vittorie e tra tutte, della spedizione dei mille. Garibaldi è dunque l’eroe intrepido che all’amor di patria, unisce sempre l’abilità corsara, marinara e da stratega; egli è nell’immaginario collettivo, costantemente in compagnia dell’amor di patria e della vittoria, onde entrambi gli sorridono eternamente e ne innimbano la corona d’alloro immortale. E tutto ciò è a mio avviso, sostanzialmente giusto: infatti l’eroe combatté per creare uno Stato unitario, che migliorasse la vita del nostro popolo, e lo affrancasse da ogni schiavitù, compresa quella della miseria e della ingiustizia sociale. Egli riteneva strettamente collegate le due cose, onde non poteva esserci miglioramento della qualità popolare della vita, senza unità politica.

A quel tempo, non poteva prevedere il gran generale, le vicende dell’impero coloniale e l’epilogo della seconda guerra mondiale, e non poteva prevedere nemmeno la crociata ultima e suicida, contro la salute e la prosperità della famiglia (divorzio, aborto, eutanasia, matrimoni gay…); tutti settori dove si vede che in fondo, il nuovo Stato unitario, pensava e pensa tuttoggi più ad aumentare il potere di se stesso, che a migliorare le condizioni del popolo italiano, nel nome dell’unità del quale nacque e si conserva.

Un simile Stato, il generale dalla camicia rossa, forse non l’avrebbe voluto, e se avesse saputo prevedere il futuro, certo sarebbe stato tentato di cambiarlo. In conclusione, Garibaldi, come tutto il risorgimento, fu moralmente superiore sia al colonialismo che al fascismo, che alle ipocrisie democratiche e antifamiliari, postbelliche.

Ci sono tuttavia una serie di aspetti negativi della personalità garibaldina, che vanno spiegati. Quali sono questi aspetti? Sono i seguenti: Garibaldi è ateoide e massone, è anticlericale e antipapale in modo permanente e patologico.

Considera la morte una semplice transizione della materia a cui conviene conformarsi pacatamente

1) e sembra pertanto, non credere all’esistenza dell’anima; dimostra certa spregiudicatezza macchiavellica per cui il fine giustifica i mezzi: assume infatti la frase dantesca: Fare l’Italia anche col diavolo

2), ed è nota la sua partecipazione alla massoneria fin dal 1844

3) Ma l’aspetto che più colpisce in un patriota quale Garibaldi, come in alcuni patrioti del risorgimento, è l’anticlericalismo

4) :con scarso acume, si ritiene la chiesa e la religione, una forza che ostacola l’Unità d’Italia. In realtà l’unico linguaggio uniforme comprensibile anche dai semplici e dai contadini (notoriamente esclusi dalle lotte risorgimentali), l’unica coscienza nazionale in grado di capire e assumere la pace e la fratellanza universale (e pertanto anche nazionale), è tuttoggi ed era allora più che oggi, la religione cattolica. Pertanto come poté ignorar ciò, Garibaldi e parte dei risorgimentali, propugnando l’ Unità d’Italia? Il malinteso ha origine forse dal seguente approccio: il pensiero risorgimentale ammette nel suo programma, la violenza, la cospirazione e la guerra, per raggiungere il suo scopo unitario; ma il Papa e la Chiesa, non potevano condividere questa strada violenta e d’attacco coperto o scoperto, senza venir meno alla sostanza della dottrina cristiana, prima ancora che all’esercizio amministrativo, del potere temporale. Il non aver capito questa cosa importante, è il limite fondamentale di Garibaldi e dell’intero risorgimento. Il non aver fatto capire tale aspetto importante al risorgimento, è il limite fondamentale del mondo ecclesiastico e cattolico e dei Papi di quei tempi.

Ciò premesso, vi è nella vita di Garibaldi, una costante che lo preserva e lo guida. Egli vive quotidianamente in mezzo al pericolo, all’ostilità varia, e alla pugna; ma mentre molti dei suoi seguaci son feriti o muoiono in battaglia, il generale stranamente, la fa sempre franca. Anzi, anche quando è colpito dalla casualità avversa come il colpo di pistola partito da un arma cadutagli accidentalmente

5), o le fucilate delle truppe sabaude in Aspromonte che lo ferirono a una gamba, anche allora il generale, in definitiva la passa liscia : curato, torna quello di prima. Assalito seriamente dai reumatismi, trova lo stesso il modo di andare avanti, anzi, già vecchio, prende persino le difese della Francia assalita dai prussiani e come al solito, li vince mettendoli in fuga. Quando si muove per qualsiasi motivo, la schiera dei nemici supera di gran lunga quella dei fedeli amici; intrighi burocratici nel quadro del patriottismo

6), persino alla corte sabauda, e in tutti gli Staterelli della Penisola

7), lo assalgono con costanza duratura e martirizzante; ed egli ne è consapevole, talvolta sa persino lucidamente che si desidera il suo fallimento militare, onde con calcolo basso basso, non gli si danno abbastanza armi e soldati ed equipaggiamento

8). Ma l’amor patrio supera infine tuttociò e accetta il rischio; anzi, il più delle volte riesce vittorioso. Vi è quindi dell’umano eroico, che ha sapore di soprannaturale, nell’esistenza di Garibaldi: egli fu in realtà un eroe misteriosamente protetto da Dio nella lotta contro l’ingiustizia e l’assoggettamento dell’Italia allo straniero. Invero, Dio dette lunga vita a Garibaldi (morì a 75 anni), nonostante che giorno per giorno questi rischiasse seriamente di morire da bandito per alcuni, o da soldato patriota per altri. Insomma visse sempre con la vita appesa a un filo, e ciononostante ebbe la grazia di morire su un comodo letto, tra le cure dei familiari rimasti e degli amici patrioti. E se non ottenne subito il Paradiso, certamente l’ottenne dopo una permanenza in Purgatorio.

Si pone pertanto la seguente domanda : perché la Provvidenza ha in qualche modo tollerato l’ostilità ecclesiale di Garibaldi ? Stà scritto infatti che chi va contro la Chiesa si sfracella, la sua fine può esser prematura, la sua punizione è anzi, certa

9) . Ma l’eroe fu tenuto in vita lungamente da una mano invisibile, altrimenti non sarebbe scampato a tanti pericoli, con le sue sole forze. La risposta alla suddetta domanda non può essere pertanto, che la seguente: i tempi erano ormai maturi per affrancare la Chiesa dall’esercizio del potere temporale; dall’alto si è visto e permesso la grande metamorfosi, onde la Chiesa Santa fondata da Dio stesso, si è voluta veder serrare le sue sole file e e le sue sole sante forze spirituali a scapito dei compromessi e dei radicamenti temporali. In pratica, Garibaldi e il risorgimento intero, creando lo Stato unitario, costrinsero la Chiesa ad abbandonare il potere temporale e a riformarsi spiritualmente. Essi però, così come furono delusi dal vedere il rafforzamento anziché l’indebolimento del cattolicesimo ad opera loro e dello Stato unitario, sarebbero stati tra breve, se fossero vissuti abbastanza, ancor più delusi, dall’opera e dall’epilogo fascista del medesimo NeoStato: questo infatti, fatto unico e grande, tagliando ciononostante arbitrariamente ogni legame con la tradizione cristiana, si gettò sfrontatamente in una avventura bellica, senza possibilità di ritorno e tantomeno di vittoria, trascinando con sé nel baratro e nella guerra civile, l’intero popolo nostro. Ma le radici più lontane di questa disfatta, sono già nel risorgimento, quando l’unità d’Italia è propugnata e vissuta come opposizione e emancipazione dalla Chiesa e dalla Religione Cattolica. NOTE 1: Giuseppe Garibaldi, Memorie, Torino, Einaudi, 1975, p.147. 2: Idem, p. 460; 3: Garibaldi, venne proclamato Primo massone d’Italia, e non per essere stato il primo italiano ad entrare in massoneria, avendolo fatto molti altri prima di lui (G. fu iniziato nel 1844 nella Loggia brasiliana ‘Asilo de la virtude’), ma per essere stato riconosciuto di grandissimo animo e spessore iniziatico, per il suo sentirsi massone, per aver seguito e servito l’ideale liberomuratorio in maniera convinta e totale, avendo improntato ad esso ogni atto della sua vita, a parte il fatto che fu eletto gran maestro della massoneria italiana… [Rocco Ritorto, Tavole massoniche, Cosenza, Pellegrini, s.d., 2001(stampa), p.120]. 4: Definisce il papa: Il più fino nemico d’Italia (idem n.1, p.378), i preti hanno insegnato ai contadini che non son gli Austriaci i nemici dell’Italia ma noi liberali scomunicati (idem n.1, p.275); Quanti malvagi non vi son da epurare in questa società italiana tanto corrotta dai preti e dagli amici dei preti! (idem n.1, p. 421); Ugo Bassi fu torturato dai preti prima di fucilarlo, essendo stato prete, maggiore era la loro rabbia (idem n.1, p.244)…ecc. . 5: (idem n.1, p. 332); 6: idem p. 357, opposizione di Cavour; p. 372: i piemontesi non riconoscono come nazionale l’esercito meridionale; p. 388: la diffidenza impedisce che 5 reggimenti si dispongano al suo comando, durante la campagna del Tirolo; p. 398: la campagna del 66 è così impronta di eventi sciagurati che non si sa dire si debba imprecare alla fatalità o alla malevolenza…..p. 311: i carabinieri di cavour, alla vigilia della spedizione siciliana, gli impediscono la presa dei fucili buoni; devono arrangiarsi con altri poco buoni; …ecc. 7: idem p. 301:ostacolato dalla bassa gente dell’Italia centrale, cioè da vari politicanti di Modena e della Toscana; … . 8: idem p 311; p.299 : gli danno i volontari o troppo vecchi o troppo giovani; p. 292 : si vuol mandare a Lonato Garibaldi con 1800 uomini, quando l’imperatore d’Austria, là accampato, ne ha 200 000; p. 294 : durante la campagna del Tirolo, prima della battaglia del Mincio, tolgono senza chiaro motivo a Garibaldi al comando del generale Cialdini, la IV° divisione, una delle migliori dell’esercito italiano …. 9: crf. Lc 20,18; Mt 21,44 .

fonte http://www.lettereadioealluomo.com/Giuseppe_Garibaldi_provvidenza.htm

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