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Gli “utilizzatori” del meridionalismo

Posted by on Dic 19, 2018

Gli “utilizzatori” del meridionalismo

C’erano una volta i neo-borbonici, solitari estimatori del passato storico del Sud, una volta derisi e considerati con sufficienza. Con fatica certosina però, poco a poco, questi sono stati capaci di portare alla ribalta le menzogne risorgimentali e rivalutare, dati storici alla mano, il Regno delle DueSicilie. Ora, in parte derivati o ispirati da questo movimento originario, c’èuna galassia di movimenti meridionalisti (o presunti tali) in fermento ed inapparente crescita. Ma sono poi tutti veramente interessati al progresso delSud e dei suoi abitanti? Non ne siamo certi, come non si è affatto certi chel’aumento dei movimenti indichi un reale aumento delle persone coinvolte.Sembra spesso infatti che l’aumento dei movimenti sia dovuto piuttosto all’aumentaredelle suddivisioni interne ai movimenti stessi, non è forse esagerato dire chealcuni di questi movimenti sono costituiti in effetti da quattro gatti, residuodell’individualismo meridionale che di certo non aiuta ad avere movimentieffettivamente rappresentativi.

Nell’ambito di questi movimenti poi le posizioni sono variegate e variabili, alcuni all’inizio rigettavano la visione legittimista dei neo-borbonici, cercando vie piú moderne e legate all’attualità meridionale, salvo poi diventare piú legittimisti dei legittimisti (se mai possibile). Le denominazioni dei movimenti poi a volte sono volutamente ingannevoli (alcune si rifanno nel nome ai neoborbonici variando giusto qualche vocale nel prefisso “neo”, altre inseriscono il termine Sud ad altri termini piú o meno vaghi, non stiamo a fare esempi ma chiunque conosce anche superficialmente tale galassia può trovare i riferimenti che preferisce). Ci sono anche diversi gruppi che utilizzano il nome della nostra associazione (Associazione Culturale Due Sicilie) anche se in effetti ne sono usciti. Niente di male comunque, queste associazioni, inutile illudersi, contano poco nonostante i vari tentativi di Confederazioni, Unioni, accorpamenti etc., tutti in pratica falliti (di alcuni di questi si è dato conto anche in questo sito).

L’individualismo colpisce anche quello che dovrebbe essere un simbolo unitario assoluto, la nazionale di calcio (quella che ha partecipato ai mondiali per i popoli senza Stato VIVA CUP 2010 lo scorso giugno a Gozo-Malta), di cui si è parlato in altri articoli; infatti c’è chi ha voluto farne una seconda (che ha giocato con la rappresentativa del “Grande Fratello”, senza rendersi conto del ridicolo della cosa), ne esiste anche una terza (di cui non si hanno notizie oltre quella della sua esistenza, se poi esiste), e si parla anche di costituende nazionali del Principato di Salerno, del Cilento, insomma il campanilismo (e una visione molto limitata della realtà – e della storia) imperano. Il tutto depone male per il futuro del Sud e rende improbabile che si possa, anche in tempi medi, costituire una forza politica che possa rappresentare gli interessi del Sud.

Il vero problema però non è solo quello dell’individualismo quasi paranoico dei meridionali, attualmente (veramente da alcuni anni) si assiste ad un assalto di movimenti di ispirazione cattolico-tradizionalista e di movimenti di ispirazione fascista che cercano di inserirsi tra i movimenti meridionalisti copiandone il linguaggio e – apparentemente – gli obiettivi in modo da propagandare visioni del mondo arcaiche o comunque obsolete con la scusa del meridionalismo.

Incominciamocon i tradizionalisti cattolici, questi sono rappresentati da personaggi di buonaqualità culturale e hanno anche pubblicato libri ben documentati che hannoavuto un certo riscontro tra il pubblico meridionale (e meridionalista), necitiamo uno per tutti, Angela Pellicciari, storica, collaboratrice di RadioMaria (una radio dove il direttore Padre Livio non esita ad utilizzare unlinguaggio sprezzante verso i non credenti), autrice di diversi libri che hannoper oggetto il Risorgimento (Risorgimento da riscrivere, Ares 1998; L’altrorisorgimento, Piemme 2000; I panni sporchi dei mille, Liberal 2003; Risorgimentoanticattolico, Piemme 2004; Risorgimento ed Europa, Fede e Cultura2008). Si tratta di libri di parte, il che di per sé non è certamente undifetto, e generalmente ben documentati. Sicuramente sono una fonte diinformazione storica per chi si interessa di meridionalismo. Non pretendiamo diessere esperti storici, però l’impressione che si ha è che si voglia farpassare il messaggio che se il risorgimento è stato brutale, imposto ad unapopolazione che non lo voleva, allora parimenti si deve rivalutare il lato”opposto” inteso però non come i meridionali (effettivo soggettoconquistato, oppresso e colonizzato), ma piuttosto come il cattolicesimo. Sipassa ovviamente in silenzio il fatto che il cattolicesimo in secoli di dominiodi fatto nel meridione d’Italia non era stato in grado di elevare le condizionidi vita delle popolazioni meridionali alle cui spalle viveva, rifuggendo dalfornire alcuna istruzione che non fosse quella del catechismo e favorendo cosíil proliferare di ignoranza e superstizione.

Ovviamente è legittimo che il Vaticano ed i cattolici presentino il loro punto di vista (anche se estremamente parziale e incompleto), quello che ci si domanda però è che interesse abbiano i meridionali a combattere la battaglia dei cattolici, battaglia che non si può vincere sul piano di una informazione corretta (gli orrori risorgimentali sono piú che bilanciati da due millenni ben piú orrendi di dominio temporale cattolico e cristiano in Italia e nel mondo).

Insomma, i Borbone avranno anche avuto dei difetti, ma certamente erano in linea con i sovrani ed i governi dell’epoca (checché ne abbia detto la propaganda risorgimentale), il Sud è stato certamente occupato militarmente, depredato e colonizzato, ed è giusto pretendere che questo venga detto, e per dire questo non c’è bisogno di portare in aggiunta il fardello della storia cattolica con i suoi tanti esempi di sopraffazione, assassinio dei dissidenti (eretici), storia poi di uno Stato (quello Vaticano) che ancora oggi non riconosce la carta dei diritti dell’uomo. E’ ovvio che non c’è interesse a combattere una battaglia persa in partenza, tenendo conto delle difficoltà che già si hanno a promulgare la verità storica sul periodo risorgimentale. Senza poi dimenticare l’errore logico che sta dietro a questo interesse cattolico per il risorgimento e la conquista del Sud, quello cioè di farlo passare non come un’aggressione allo Stato delle Due Sicilie, ma piuttosto al cattolicesimo. Non abbiamo niente da guadagnare e tutto da perdere in questa visione aberrante, ovviamente (lasciando da parte poi la visione arcaica e totalitaria che tale cattolicesimo vuole imporre al Sud Italia ed al mondo).

I cattolici tradizionalisti non sono però i soli ad interessarsi ai movimenti meridionalisti per propagandare punti di vista estranei o comunque di scarso interesse per il Sud. Da alcuni anni si assiste al proliferare di movimenti, abbastanza ben organizzati ed attivi sul territorio emanazione di gruppi legati alla destra fascista, questi sono sicuramente meno interessanti dal punto di vista culturale e non presentano intellettuali di qualità. Sono però piú subdoli perché contrariamente ai cattolici non si presentano per quello che sono cercando piuttosto di rifarsi una verginità presentandosi come movimenti non allineati politicamente. Il loro evidente antisemitismo (e propensione nello spiegare gli eventi storici con presunti complotti giudaici), il costante richiamo ad un concetto esteso ed aberrante di sionismo (inteso come potere dei banchieri, per esempio), le loro simpatie in alcuni casi per regimi totalitari e clericali (come la Repubblica Islamica iraniana) evidenziano la loro visione del mondo fascista, antidemocratica e totalitaria (un rappresentante di tali movimenti è arrivato addirittura a definire Ahmadinejad come un emancipatore della condizione femminile!). Alcuni cercano addirittura di imporre una visione distorta della RSI (Repubblica Sociale Italiana) che è evidente abbia scarso interesse per il Sud. Insomma in questo caso il pericolo è quello di rinchiudere persone e movimenti sinceramente interessati al progresso ed al futuro del Sud in un cul-de-sac culturale senza uscita e legato, ancora una volta, a movimenti nati al nord per gli interessi del nord e comunque ormai obsoleti. Alcuni di questi “ideologi” pretendono poi rifarsi alle politiche sociali dei Borbone (in particolare a quelle attuate a San Leucio) come anticipazioni delle politiche sociali del fascismo o della RSI, è evidente la volontà di creare confusione e divisioni in ambito meridionalista.

Anche questi movimenti, come quelli cattolico-tradizionalisti, vanno fatti uscire allo scoperto ed isolati se un movimento meridionalista unitario e che abbia a cuore il progresso ed il futuro del Sud deve svilupparsi e proporsi con credibilità.

C’è poi, infine, un terzo tipo di interesse verso i movimenti meridionalisti, è quello di politici meridionali ormai giubilati a livello nazionale, ma ancora radicati nel territorio di origine (che hanno estese clientele, cioè, e quindi voti da gestire), che cercano con la scusa del meridionalismo di riciclarsi e di acquistare una novella verginità (quanti partiti del sud si sono proposti negli ultimi anni? Senza sapere che un partito del Sud, slegato dagli interessi partitici esiste già da alcuni anni). È ovvio che qualsiasi persona dotata di intelletto potrà domandarsi come mai queste persone, per anni al potere, dove hanno seguito ed eseguito le direttive di partito spesso contrarie agli interessi del Sud, si accorgano del Sud solo adesso, non potevano forse farlo già da prima?

Il pericolo in effetti risiede non nelle persone stesse ma nella voglia di potere di alcuni capetti di movimenti meridionalisti. Ecco allora che si organizzano serie di incontri con il politico e vari movimenti (incontri organizzati e cancellati a piacimento del politico, ovviamente, forte dei suoi voti clientelari) nella vana speranza di poter ottenere qualche poltrona e gestire una fetta di potere. Qui l’intervento sembrerebbe piú facile e lineare, basta pubblicizzare la cosa – però pare che la vanità e la speranza di gestire anche un infimo potere trovi sempre aderenti entusiasti, con l’effetto dirompente che tali azioni possono avere ovviamente sui movimenti cosí manipolati.

Non abbiamo parlato poi dei tentativi della Lega Nord di intrufolarsi nei movimenti meridionalisti per poterli cosí meglio manipolare, evidentemente la storia non insegna niente ad alcune persone, pronte a servire gli interessi del nord con la speranza di poter gestire un po’ di potere localmente, si tratta in effetti di una variante del terzo caso di cui abbiamo parlato e che sarà oggetto magari di un successivo articolo.

In conclusione si deve ammettere che la galassia meridionalista è per il momento ancora nella sua infanzia e che i pericoli citati non sono affatto superati, ed è bene che ciò avvenga nel piú breve tempo possibile in modo che si possa effettivamente operare nell’interesse del Sud, che non coincide né con quello dei cattolico-tradizionalisti, né con quello dei fascisti riciclati, né con quello dei politici in cerca di verginità.

Prima si fa pulizia e chiarezza meglio è.

Carmine Colacino

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