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Hambro, la leggenda del nobile banchiere

Posted by on Mag 9, 2017

Hambro, la leggenda del nobile banchiere

Londra Gli Hambro ritornano in Italia. Richard Hambro, conosciuto in Italia negli anni 70 come “giovane brillante banchiere”, ha ora i capelli bianchi che riflettono la sua saggezza. Il nuovo leader della dinastia di banchieri britannici di origine danese, sarà uno dei principali relatori al convegno della City Forum “Doing Business with Italy” al quale parteciperanno i maggiori esponenti della finanza e dell’ industria italiana e britannica a Londra in febbraio.

Torna di attualità il ruolo che gli Hambro hanno avuto in Italia fin dai tempi del Risorgimento. Quando Cavour scriveva a Carl Joachim Hambro “Caro Barone, mi congratulo con me stesso per averle affidato gli interessi finanziari del mio paese”. Nel 1851 Camillo Benso di Cavour aveva, con l’ approvazione di Vittorio Emanuele II, chiesto al proprietario della banca Hambros di lanciare sui mercati di Londra, Parigi, Berlino e Amburgo, un prestito obbligazionario di quattro milioni di sterline per finanziare le infrastrutture del Regno di Sardegna aumentando l’ efficienza di tale Stato con ripercussioni positive per il bilancio delle forze armate piemontesi. Hambro sottoscrisse personalmente un decimo della somma. Malgrado gli strenui tentativi dei Rothschild, presenti a Napoli, a Parigi, a Londra e a Francoforte, il prestito obbligazionario del Regno di Sardegna fu interamente collocato con soddisfazione anche degli investitori che hanno visto il titolo apprezzarsi in meno di un anno di quasi il 10%. Per gli Hambro, che hanno celebrato i duecentodieci anni della loro storia di banchieri, i rapporti con l’ Italia sono nel loro sangue blu. Il loro impegno iniziato romanticamente per il Risorgimento è continuato nei secoli. Si sono realizzate formidabili operazioni ed importanti accordi con gruppi italiani come il San Paolo di Torino e le Assicurazioni Generali. Tuttavia nella seconda metà degli anni Ottanta la Hambro’ s Bank sembrava inesorabilmente avviata al declino. Il capostipite Sir Joseline Hambro con i suoi tre figli Rupert, Richard e James decise di vendere le sue azioni e di creare la J.O. Hambro & Company nel 1986, una merchant bank che impiegava ottantacinque persone di eccezionale professionalità nel settore della finanza internazionale. La banca era divisa in varie sezioni tra le quali la J.O. Hambro Magan, così chiamata per l’ associazione con il finanziere George Magan, la Hambro Capital and Partners e la Hambro Investment Management. La Hambro Magan ha avuto un ruolo decisivo nella realizzazione di un buon numero di operazioni tipiche da merchant bank, come quella di acquisizione da parte della Deutsche Bank della Morgan Grenfell e quella della Ford a carico della Jaguar. Intanto la crisi della finanza internazionale e la feroce concorrenza tra le banche d’ affari aveva messo K.O. la vecchia Hambro’ s Bank che aveva avuto una difficile navigazione da quando aveva perduto i principali esponenti della famiglia fondatrice. Una parte della banca e’ stata allora acquistata dalla Societé Generale e l’ altra dal gruppo sudafricano Investec. La J.O. Hambro & era venduta alla National Westminster Bank. La famiglia Hambro che ora guidata da Richard si concentra nel management dei fondi. La J.O. Hambro Investment Management cura i portafogli di alcuni dei personaggi più ricchi del mondo. Amminisitra le loro fortune, acquista per loro azioni ed obbligazioni. Tra i clienti ci sono anche molte fondazioni ed anche enti caritatevoli. “La nostra discrezione non ci permette di rilevare nomi o dettagli”, dice Richiard Hambro. Ma tra le fortune amministrate c’ è quella della sua famiglia, doviziosa ed influente da secoli. E’ un impero super milirdario racchiuso in trusts (fondazioni), da conservare e potenziare. La priorità è quella di difendere la fortuna di famiglia e quelle dei personaggi che le hanno affidate in gestione agli Hambro dagli effetti delle bufere monetarie che si abbattono anche sulle più grandi banche, sui fondi di investimento e sulle aziende industriali. Hambro ha cambiato la strategia, per adattarsi al nuovo scenario della finanza internazionale. Il suo mestiere era quello di guidare operazioni di finanziamento alle grandi aziende, sostenere scalate (od operazioni di difesa) per il loro controllo, realizzare fusioni e aumenti di capitali. Adesso preferisce puntare tutto sulla gestione dei capitali. Sulla capacita’ di comprare al momento opportuno e vendere quando la tendenza potrebbe cambiare. Richard, come il suo antenato che lancio’ il prestito per il Regno di Sardegna, accollandosene personalmente una quota del 10%, e italofalo al 100%. Parla benissimo l’ italiano, segue dall’ eta’ di ventidue anni quando suo padre, Sir Jocelyn gli aveva affidato il business della banca nel nostro paese, quello che avviene nella penisola. E sa interpretare i segnali. Si ricorda che quando ando’ con suo padre a far visita a Guido Carli (dal quale e’ stato affascinato), a Via Nazionale, il Governatore gli disse: “Quanto sono belli i verdi pascoli in Inghilterra. In Italia sono spesso aridi e con erbacce”. Era un modo per dire agli Hambro di stare lontani dai gineprai della Bastogi e quindi dai complicati giochi intorno alla Montedison e Richard capi’ al volo. Adessi l’ Italia lo interessa di nuovo. I pascoli sono piu’ verdi. Le opportunita’ di realizzare ottimi investimenti per i portafogli della clientela sono ottimi. Gli Hambro tornano a puntare sull’ Italia. Per questa ragione Richard ha ingaggiato un ottimo team di operatori. “Abbiamo pescato bene nella Morgan Grenfell merchant bank alla quale siamo stati in passato legati”. Uno dei piu’ brillanti operatori per gli Hambro e’ Stuart Mitchell al quale e’ stato affidato il settore “Continental European Investments for U.K. Pension Funds”. Gli Hambro puntano decisamente sull’ Europa. Due dei tre fondi d’ investimento che gli Hambro lanciano in questi giorni contengono azioni e obbligazioni soltanto europei, come l’ Osprey Fund che ha già trovato un’ ottima accoglienza da parte della finanza mondiale. “Io credo che la crisi della finanza mondiale sia superabile. Quella giapponese non è strutturale. Una volta che il sistema finanziario sarà stato modernizzato e la corruzione sconfitta, ci sono grandi possibilità di espansione. Ma i tempi potrebbero essere molto lunghi”, dice Richard Hambro. “Le strutture economiche europee sono destinate a rafforzarsi. L’ unificazione monetaria già ha cominciato ad avere effetti molto positivi. La riduzione del costo del denaro significa espansione. L’ Italia ne sta beneficiando. La discesa dei tassi al 4% pochi anni fa non sarebbe stato immaginabile”. Quali sono le aziende italiane sulle quali puntano gli Hambro? “Noi siamo molto ottimisti per le aziende soprattutto del settore bancario che si stanno ridimensionando e potenziando anche con economie di scala. Per esempio il Credito Italiano e crediamo che il terreno si riveli molto fertile grazie alle privatizzazioni e soprattutto le fusioni”. Il dinamismo della economia italiana dovrebbe riflettersi in utleriori apprezzamenti del valore delle azioni delle società quotate in Borsa. La nuova sede degli Hambro a St. James’ s sembra più un palazzetto gentilizio che non una banca vecchio stile. E’ a pochi passi dai club più eleganti, c’ è quel magnifico profumo di cognac e di mobili antichi e tanti quadri di gloriosi antenati e di cavalli da corsa che sono un hobby di famiglia. Come la famiglia reale, gli Hambro hanno allevato e allenato alcuni dei migliori purosangue, vincitori sugli ippodromi del mondo e come i Royals, gli Hambro raramente portano in tasca volgari banconote. Il loro maggiordomo paga i conti e non batte ciglio. Neppure quando agli inizi della guerra, un conto di ristorante particolarmente alto. Il nonno di Richard era andato a pranzo nel leggendario ristorante Wilton’ s del quale era un abitué. La proprietaria un po’ terrorizzata dai blitz, gli aveva chiesto consiglio: “Come faccio a lasciare Londra. Debbo riuscire a vendere il ristorante e incassare al piu’ presto il denaro”. “Non si preoccupi, me lo metta sul conto”, rispose il barone Hambro e il suo Jeevs, non ebbe un momento di dubbio, emise l’ assegno per il soufflè d’ aragosta e lo Chablis e l’ ammontare di mille volte tanto della priprietà di Wiltons. Tutto sullo stesso conto.

di PAOLO FILO DELLA TORRE

fonte la repubblica.it

articolo segnalato da

Ennio Apuzzo

 

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