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I tradimenti che hanno fatto l’Italia: lo sbarco a Marsala

Posted by on Lug 27, 2016

I tradimenti che hanno fatto l’Italia: lo sbarco a Marsala

dalla terra di lavoro, il centro, chiara foti dei cds ci inoltra un articolo che di seguito riporto…

 

Nell’articolo precedente abbiamo lasciato il brigadiere Francesco Cossovich con il compito assegnatogli dal luogotenente del Regno delle Due Sicilie di intercettare il Piemonte e il Lombardo, le due navi adibite al trasporto dei mille delle quali si conoscevano perfettamente gli scopi. La manovra tattica del corrotto Cossovich va a buon fine e la flotta borbonica parte in difesa delle coste con un considerevole ritardo che la farà trovare alla giusta distanza di sicurezza per permettere al Piemonte e al Lombardo di raggiungere indisturbate Marsala dove potranno poi procedere allo sbarco.

Per rassicurare i mille inoltre, si incrocia alla loro rotta una nave commerciale inglese che aveva lo scopo di confermare il via libera ai mille e di mandare a Torino la notizia che l’operazione era oramai riuscita. Della notifica, come riporta Abba nei suoi scritti, se ne occupa personalmente Nino Bixio: “Dite a Genova (non può dire Torino, ovviamente) che il Generale Garibaldi è sbarcato a Marsala oggi a un ‘ora pomeridiana”.

La scelta di Marsala non è casuale, infatti questa città non è presidiata da truppe borboniche le quali, soffocata la rivolta del 7 Aprile dello stesso anno, hanno lasciato Marsala tra le acclamazioni della folla e i ringraziamenti del sindaco della città che, dopo poche ore, si metterà a disposizione di Garibaldi. Inoltre Marsala è virtualmente in mani inglesi ed i rapporti con il governo  borbonico non sono dei migliori.

Le navi  Argos e Intrepid, di cui abbiamo parlato nel primo articolo, presidiano il porto. Su moltissimi  capannoni  ed  edifici  si vede sventolare l’Union Jack, la bandiera  britannica  e  prenderla a cannonate, anche se per errore, può causare gravissimi incidenti diplomatici. Quindi con la protezione degli inglesi, i mille sbarcano senza problemi e solo dopo lo sbarco il comandante della spedizione napoletana, Guglielmo Acton, che ha già in saccoccia i trenta denari del tradimento, informa gli inglesi Ingram e Cossins, che era costretto a fare fuoco sui ribelli. Gli inglesi acconsentono garbatamente, purché non si spari sulle loro bandiere, che, come abbiamo visto prima, sventolano ovunque.Unica vittima del cannoneggiamento di Acton risulterà essere un cane.

Acton, altro traditore, fu poi sottoposto al consiglio di guerra. Passò con la marina sabauda il 7 Settembre 1860 e non si fece scrupolo di partecipare agli assedi di Ancona e Gaeta contro i suoi stessi ex commilitoni. In seguito naturalmente, le sue prodezze gli fecero guadagnare un posto da senatore del regno d’Italia.

Ad accogliere i mille c’erano pochissime persone, a riguardo riportiamo le parole di Cesare Abba:“La città non aveva capito nulla; ma la ragazzaglia era già venuta in turba”. E poi aggiunge: “Alle porte della città comparvero gli ufficiali di marina in calzoni bianchi (le truppe inglesi quindi, non quelle borboniche) e venivano giù al porto”.

Arrivati a questo punto, la testa di ponte piemontese per le successive spedizioni in Sicilia era operativa.

a cura di Chiara Foti

Terra di Lavoro

 

Fonte: www.inuovivespri.it

 

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