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Il CATASTO ONCIARIO

Posted by on Set 14, 2018

Il CATASTO ONCIARIO

Ha veramente dell’innovativo e quasi del rivoluzionario, almeno per l’epoca, l’introduzione del Catasto Onciario nell’organizzazione del Regno di Napoli e di Sicilia. Il Catasto Onciario rappresenta un nuovo ed innovativo sistema per il reperimento delle risorse necessarie al finanziamento di uno Stato Moderno; a differenza di altri sistemi fiscali, il Catasto Onciario si caratterizza per una maggiore equità sociale, andando a colpire i grandi patrimoni, e tra questi anche quelli ecclesiastici.

E’ risaputo che Carlo di Borbone, per la precisione “Don Carlos”, figlio del Re Filippo V di Spagna e della Regina Elisabetta Farnese, dopo la vittoria conseguita a Bitonto nel 1734 sull’esercito austriaco divenne Re di Napoli e di Sicilia, ripristinando – dopo oltre due secoli di dominazione, prima spagnola, poi austriaca – l’indipendenza del nostro Antico Regno.
Sono altrettante note le numerose opere la cui realizzazione dobbiamo al Re Carlo: una per tutte, il Teatro di S.Carlo, inaugurato il 4 novembre 1737, giorno onomastico del sovrano, e che è il più antico teatro lirico d’Europa, conosciuto in tutto il mondo .
Meno nota invece è la riforma fiscale voluta da Carlo di Borbone nel 1741 e fondata sulla formazione del Catasto onciario, così detto perché per la valutazione dei beni da sottoporre a tassazione venne adottata l’oncia, antica moneta in uso nel Regno di Napoli fino all’epoca dei re aragonesi.

La riforma del Catasto onciario rinveniva la sua “ratio” nell’esigenza di provvedere al censimento così della popolazione come della ricchezza prodotta nel Regno e di arginare in tal modo lo strapotere fino ad allora detenuto, in materia fiscale, dalla Regia Camera della Sommaria. Con il Catasto onciario s’intendeva introdurre un sistema tributario maggiormente equo e uniforme, che sostituisse quello precedentemente in vigore, essenzialmente basato sulla tassazione degli abitanti e non su quella dei beni e della ricchezza in genere.
Altra novità fu la tassazione dei beni ecclesiastici, prima non soggetti a imposte.
Per la formazione del catasto onciario tutte le Università (corrispondenti agli attuali Comuni), eccettuati Napoli e i suoi casali, esentati da imposte, dovettero eleggere dei deputati e degli estimatori, incaricati degli “atti preliminari” e, rispettivamente, della valutazione (“apprezzo”) dei beni.I cittadini e tutti coloro che possedevano beni erano invece tenuti alla redazione delle “rivele”, vere e proprie autocertificazioni nelle quali, oltre ad elencare i componenti della famiglia con le relative attività, dovevano riportati i redditi e gli eventuali pesi deducibili ai fini del calcolo dell’imponibile.All’esito della raccolta delle “rivele”, sostituite in mancanza dalle valutazioni degli estimatori, veniva redatto il libro del catasto, nel quale era riportato il calcolo della tassa a carico di ciascun nucleo familiare.
E’ importante ricordare che, ai fini di un preciso censimento della popolazione del Regno, fu richiesta l’opera dei Parroci, che, mediante il cosiddetto “Stato delle Anime”, nel quale si registravano battesimi, matrimonii e funerali, erano i soli ad avere un quadro preciso della popolazione residente.
In quest’ottica, il Catasto Onciario, a prescindere dalle difficoltà e dalle resistenze opposte da molte Università, costituisce un antecedente dell’introduzione dello Stato Civile, poi voluta da Gioacchino Murat a partire dal 1809, e rappresenta comunque un documento di fondamentale importanza ai fini della ricostruzione delle condizioni economiche e sociali dei nostri avi nel secolo XVIII. Esso, infatti, elenca analiticamente le singole famiglie, con indicazione dei nomi dei componenti, della loro età, dei rapporti di parentela, e i relativi possedimenti.
E’, in definitiva, un prezioso strumento di ricerca per gli appassionati di genealogia e per gli studiosi in genere, consultabile presso l’Archivio di Stato di Napoli, che conserva i documenti relativi al Catasto di tutte le Università del Regno che provvidero alla sua formazione .

a cura di Massimo Cimmino

fonte

http://www.quicampania.it/ilregno/carlo-di-borbone-il-catasto-onciario.html

 

 

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