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Il Comune di Finale Ligure e l’Associazione culturale Baba Jaga, primi in Italia a riconoscere la deportazione dei civili dal Meridione

Posted by on Mar 25, 2018

Il Comune di Finale Ligure e l’Associazione culturale Baba Jaga, primi in Italia a riconoscere la deportazione dei civili dal Meridione

La notizia. I “deportati” civili dell’ex Regno delle due Sicilie riconosciuti ufficialmente 2017. Il Comune di Finale Ligure e l’associazione Baba Jaga venerdì 29 settembre, hanno presentato una importante iniziativa nella Sala delle Udienze. Maria Grazia Pavanello, presidente dell’Associazione Baba Jaga organizzatore, ha dato il via alla presentazione del percorso museale del “Palazzo del Tribunale, 700 anni di arte, storia e vicende umane”, inserito nel progetto “dalla giustizia è uguale per tutti alla cultura è un bene di tutti” sostenuto dal Comune di Finale Ligure e Compagnia di S. Paolo, organizzato dall’Associazione Baba Jaga Dott. Giovanni Borrello, curatore del percorso museale.

Studi storici. Durante le ricerche storiche sull’unità d’Italia condotte nei documenti degli Archivi di Stato, è comparso il nome di Finalmarina che dal 1864 era luogo di relegazione dei domiciliati coatti. Sul documento, mancante di cartulazione era scritto: “Ricerche dei documenti relativi a Candela Vincenzo traslocato da Finalmarina (prefettura di Genova) a Capraia con determinazione del ministero Interni del 7 ottobre 1864”.

Pubblicazione 1. L’articolo sul quaderno 9 dell’associazione Celesia nel 2014 “L’Unità d’Italia a Finale Ligure”: arrivano i “coatti” ed i “reclusi condannati” dall’ex Regno delle due Sicilie. Luigi Bergalli sindaco, di Loreto Giovannone e Miriam (Maria) Compagnino (http://www.assocelesia.it/doc/Quadri9.pdf), fu precursore.

Pubblicazione 2. Gli studi storici condotti insieme a Miriam Compagnino pubblicati nel libro Deportati (2014) hanno dimostrato ampiamente che il governo Minghetti I, il ministro degli Interni Ubaldino Peruzzi e il suo segretario generale Silvio Spaventa organizzarono ed inviarono al domicilio coatto migliaia di persone delle province dell’ex regno borbonico. Tre gli strumenti utilizzati: 1) tre decreti regi emanati tra il 15 e il 25 agosto 1863. 2) un ufficio con pieni poteri presso il ministero dell’Interno del Regno: Ufficio domiciliati coatti div. 1ª sez. 1ª. 3) numerosi luoghi di relegazione sparsi al sud al centro e nord Italia. Gli arcipelaghi della penisola e molte località della terraferma furono destinati ad ospitare migliaia di uomini e donne con bambini inviati al domicilio coatto. Finalmarina fu sede di una colonia di coatti, Finalborgo carcere. Nell’Archivio Storico Comunale di Finale Ligure  vi sono alcuni documenti sulla vicenda negli atti comunali custoditi  a tuttìoggi dal sig. Angelo Tortarolo.

 

Dopo il 1860 il carcere a Finalborgo fu una opportunità irrinunciabile per la popolazione che sarebbe, così, rimasta in paese. La enorme macchina di deportazione al domicilio coatto attivata dopo la dichiarazione del Regno d’Italia da Silvio Spaventa ebbe l’effetto immediato di riempire tutti i luoghi di concentramento per i domiciliati coatti e di reclusione esistenti di ogni ordine e grado fino all’inverosimile tanto da doverne cercare dei nuovi. Alla fine del 1863 i numerosi luoghi di relegazione dei coatti approntati sulle isole Tremiti, Eolie, Pontine, Toscane, Sarde e Liguri: la Palmaria e la terraferma, inclusa Finalmarina, oltre a numerosi altri luoghi quale Andora, Porto Maurizio, queste le località (a ricerca aperta), dove furono stipati i domiciliati coatti.

Civili mai condannati da alcun tribunale i coatti, inviati al domicilio coatto con determina ministeriale del ministero Interni, furono reclusi anche nei bagni penali, carceri giudiziarie, lazzaretti, locali e case locate a privati; negli atti parlamentari dell’epoca si parla di più di 70 luoghi di relegazione. Stando ai documenti dell’allora ministero dell’Interno la quantità è Imponente. Il numero di deportati oggi sarebbe rintracciabile nei documenti che furono inviati al ministero degli Interni (quindi negli archivi) dove, per Regio decreto n. 2918 del 21.05.1866 fu proseguita la misura di polizia dell’assegnazione del domicilio coatto. La deportazione era stata messa in atto a partire dal 15.08.1863 con l’art. 5 della cosiddetta legge Pica, fu proseguita con decreto n. 2918, nell’ art. 2 è sancito: Presso il Ministero dell’Interno è istituita una Giunta consultiva composta di tre magistrati per rivedere i pareri emessi dalle Giunte consultive provinciali.

A Finalborgo il 25 luglio 1863, un mese prima dal varo della legge 1409 del 15.08.1863 (legge Pica), sulla repressione nelle province meridionali, la giunta municipale stimò conveniente destinare a carcere l’ex convento di S. Caterina ed altri locali attigui. Il ministero dell’Interno s’era mosso in anticipo per individuare le strutture e l’apparato della relegazione inviando il geografo Felice Cardon in tutti gli arcipelaghi dove c’erano fortezze e castelli.

Il 25 luglio 1863 La Giunta Municipale presidente e relatore Cav. Luigi Bergalli sindaco delibera: Signori nei rivolgimenti di Stati quando le loro membra già sparse, e disgregate per antica sostenuta prepotenza di fuori, il carcere era una opportunità irrinunciabile per arginare lo spopolamento per l’emigrazione in atto. Ritenuto che l’impianto in città di uno stabilimento di pena gioverebbe al doppio scopo di dare un’eccitamento all’industria, e di aumentare considerevolmente il numero dei Comandatori, avuto riguardo specialmente al personale di custodia, ciò che produrrebbe l’ottimo effetto di accrescere le risorse comunali mediante i maggiori prodotti dei dazii di consumo. La proposta del Dir. Della Cassa Ecclesiastica di concedere i locali al canone annuo di £. it. Seicento è tale da doversi ravvisare accettabile. La cessione al Comune venne fatta per mezzo del regolamento d’attuazione della legge 21 agosto 1862 n. 794 (Quintino Sella) che trasferì al demanio i beni immobili spettanti alla cassa ecclesiastica. 

 

Archivio Storico Finale Ligure. Con le delibere 28 luglio, 18 e 30 novembre 1863 il Presidente Desciora offriva gratuitamente al Ministero di Marina tutti i locali costituenti il già Convento e Chiesa dei Domenicani, il contiguo Oratorio dè Disciplinati con adiacenze, e del primo piano e fondachi del Palazzo municipale Ricci all’oggetto che detto Dicastero possa impiantarvi un’Ergastolo, o Bagno con tutti gli stabilimenti di lavoro, alloggi di guardiani, ed uffici che sono l’indispensabile conseguenza. Inoltre mise a disposizione l’intero palazzo detto l’antico Collegio delle Scuole Pie per alloggiare le truppe spedite a presidio del nuovo Stabilimento. Il 10 agosto 1864 entra in funzione il carcere. Bergalli vide l’affare per le entrate delle casse comunali non l’inferno che Silvio Spaventa, dal ministero dell’Interno aveva attuato. La cupidigia e la sete di potere, mai doma nel carattere umano avrebbero trovato con la deportazione al domicilio coatto di civili inermi nuova linfa economica ma anche nuovi orrori di carcere e deportazione di civili.

La prima iniziativa umana e civile alla memoria, dopo 154 anni, è attuata a Finale Ligure. Da meridionale trovo avvilente il disinteresse all’argomento dei miei conterranei. È incredibile come sia stato tutto nascosto e taciuto, purtroppo oggi sconforta l’inerzia che pervade in questo periodo storico il sud che non si interessa non sa ricordare e commemorare la prima deportazione di civili nella storia d’Europa moderna e contemporanea. In questo momento manca la consapevolezza dell’operato di Silvio Spaventa e della enorme tragedia dei nostri avi da lui deportati nei campi di concentramento denominati ministerialmente “luoghi di relegazione”, dove molti meridionali furono utilizzati come schiavi nei lavori forzati dei campi, nei tabacchi e saline, nelle ferrovie, porti e miniere.

Loreto Giovannone 

“Pubblicato in Civico20 in data 6.10.2017”

 

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