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Il governo dei Nobili a Napoli: Autonomismo, decentramento, partecipazione governativa dei Seggi cittadini. (decimo quarto)

Posted by on Ott 14, 2017

Il governo dei Nobili a Napoli: Autonomismo, decentramento, partecipazione governativa dei Seggi cittadini. (decimo quarto)

 IL SEGGIO DI NILO O NIDO

Era chiamato dagli antichi quartiere di “Vestoriana” e “Calpurniana” o “Alessandrino” per la presenza dei mercanti di Alessandria, che avevano la loro chiesa dedicata a S.Atanagio, patriarca di Alessandria. Successivamente in epoca rinascimentale, tale sedile fu così chiamato per il rinvenimento in loco della statua di marmo rappresentante il fiume egiziano. Detta statua del Nilo, giacente sdraiato con una cornucopia (simbolo di abbondanza), fu eretta dai coloni egiziani/Alessandrini ivi residenti e rinvenuta intorno al 1476 in occasione di alcuni scavi nell’attigua piazzetta (regione Nilense). 
Essendo decapitata, la statua fu restaurata dal principe Paolo Dentice, Ferdinando Sanfelice, Marcello Caracciolo, principe Pietro di Cardona, principe di Cassano e duca di Carinola, Augusto Vicenzio e Antonio Grazioso, con una nuova testa barbuta e nel 1734 fu riposta una lapide alla base per ricordarne la storia.
Il testo dell’iscrizione così riferiva: VETUSTISSIMA NILI STATUAM VIDES, AT CAPITE NUPER DUCTAM NON SUO, HOC SCILICET NILI FATUM EST, SUUM QUOD OCCULTAT CAPUT ALIENO SPECTARI, NE TAMEN OBSERVANDUM ANTIQUITATIS MONUMENTUM QUOD PROXIMAE NOBILIUM SEDI NOMEN FECIT, STATUAE TRUNCUS IACERET IGNOBILIS, ELEGANTIORI EXORNATUM CULTU, ERBANI AEDILES VOLUERUNT.ANNO D. MDCLVII.
Secondo altre fonti detto nome si alternò spesso con quello di Nido, derivante dalla folta presenza in questo quartiere di nidi di uccelli o di studenti-scolari dediti allo studio dei volatili.

Il seggio di Nilo risulta tra i seggi più antichi della città, già citato in alcuni documenti amministrativi del 1200, tanto da essere detto “Tocco Maggiore”. La Basilica di San Domenico Maggiore in Napoli, già San Michele Arcangelo a Morfisa, eretta dai domenicani (1283-1324), fu arricchita dalle committenze dei nobili del Seggio, cui era delegata l’amministrazione della zona, da ammirare, tra l’altro, la cappella della Natività.
La sede era presso la casa degli Afflitto e collegio dei padri della Compagnia di Gesù, seppur la primordiale sede fu presso la chiesa di S. Angelo a Nido (tra i vicoli di Donnaromita e del Salvatore). Successivamente, nel 1476, i cavalieri comprarono un locale sito al Largo del palazzo dei de Sangro e lo restaurarono tra il 1507 ed il 1517. Altra sede fu il palazzo appartenuto ad Antonio Beccadelli e poi a Giacomo Capece Galeota duca della Regina, accanto alla statua del Nilo.
Un regolamento del seggio di Nido risale alla data del 8 giugno 1500 presentava:

1 – Arma del Seggio: era rappresentata da un cavallo rampante nero in campo oro con corona trifoglia d’oro e due figure di sostegno (di cui un “mantenitore” con corona d’alghe, lunga barba ed anfora, mentre versa acqua su un coccodrillo ed un cavallo d’oro, altro sostegno).

2 – I seggi minori erano:

Seggio di Arco nei pressi della torre dei vulcani, forse per la residenza del magistrato ellenico Arconte. Aveva per arma un arco finemente lavorato poggiante su due antiche colonne, simboleggiando la raffigurazione del portale dell’antico palazzo di città.

Seggio di Gennariello, ad Diaconiam, nei pressi della chiesa di San Biagio dei Librai, ove convenivano i diaconi della città per elargire elemosine ad orfani e vedove.

Seggio di Casa Nuova, nei pressi del palazzo della famiglia Marigliano, duchi del Monte, ed al monastero di Montevergine.

Seggio di Fontanula per la presenza di una piccola fontana nel vicolo di Mezzocannone o forse anche per la presenza della nobile famiglia Fontanola. Aveva per arma una fontana a due bacini.

 

Altri Capitolo furono redatti nel 1507 e 1524.

Circa l’elenco delle famiglia ascritte nell’opera del Mazzella (1601), queste erano: AcquavivaAfflitto, Aldemoresco,d’Avalosd’Alagno, Azzia, BolognaBrancaccio Cardinale/Glivolo/ Imbriachi/Vescovo, CaetanoCavaniglia,CantelmiCapaniCapecedi CapuaCapuana, Caraccioli Bianchi / Del Carmine, Carrafa Della Spina / Della Stadera,Coscia, Diaz Garlone, del Duce, FilingieroFrezza, Galerana, Gallucciodella Gatta, Guinazzio, Gonzaga, Grisone,GhevaraGironeGesualdo, dello Iodice, di Luna, Marramaldo, Milano, Monsolino, MontaltoOrsino di Gravina, Pandone di Venafro, PiccolominiPignatelloRicciode SangroSanseverina, Saracino, Sersale, Spina, Spinello Aquila, della Tolfa, TomacelloToraldoVulcano.
Quelle estinte erano: Arcella, Assanto, Acerra, Baldassino, Celano, Feltrino, Imbriaco, Malatesta, Ossiero, Palentana di Ravenna, Papirio, Pilvillo, Sanframondo, Sulpicio, Agaldo di Corbano, Avezzano di Tricarico, Beccaria di Pavia, Clignetta di Caiazzo, Cardona di Rigio e Colisano, Centriglia di Cotrone, Fontanola, Farramosca di Ottaiano, Monforte di Campobasso, Rumbo, Villamarina di Capaccio.

Nella postuma opera del Torelli (1678) le famiglie erano:

Acquaviva, Afflitto, Avalos, Bologna, Brancaccio, Barberino, Cavaniglia, Capuano, Capece,  Capua, Cordines, Carafa, Coscia, Dentice, Duce, Frezza, Filangeri, Gaetani, Galluccio, Gesualdo, Gonzaga, Girone, Giudice, Guevara, Guindazzo, Grisone, Luna, Montalto, Milano, Oria, Panfili,  Rossi, Piccolomini, Pignatelli, Riccio, Sangro, Saracino, Sanseverino, Sersale, Spinello.

Al 1769 il Capecelatro, invece, annovera il seguente elenco delle famiglie ascritte:

Acquaviva, Afflitti, Avalos, Azzìa, Berlingieri, Bologna, Brancacci, Cabanigli, Cantelmi, Capani, Capeci, di Capua, Cardine, Caraccioli Carrafa della Stadera, Caraccioli Carrafa della Spina, Coscia, Dentici delle Stelle, Doce, Frezza, Gaetani, Gallucci, Gatta, Gesualdi, Gironi del Duca di Ossuta, Gonzaghi, Grifoni, Guevari, Guindazzi, Luna, Milani, Monforj, Montalbi, Orsini del duca di Gravina, Piccolomini, Pignatelli,  Ricci,  Sangro,  Sanseverini, Saracini, Sersali, Spina, Spinelli, Tolfa, Volcani.
Mentre le famiglie estinte erano: Alagno, Acerra, Beccaria, Capuani, Cardone Centeglia, Diascarlona, Fontanola, Gallarati, Malaspina, Maramaldi, Ossieri, Papirio, Polenta, Rumbo, Sanframondo, Solpizio, Toraldi, Villamarina, Tomacelli.

Nel Libro d’Oro del 1800, le famiglie ascritte risultavano: Acquaviva, Afflitto, Avalos di Celenza – del Vasto, Bologna,Bonito di Casapesenna, Brancaccio, Capano di Miano – di Pollica, Capece di Barbarano – di Corsano, Carafa d’Andria-di Belvedere-di Colombrano-di S.Lorenzo-di Maddaloni-di Montecalvo-di Noia-di Policastro-di Rocella-di Tortorella – di Traetto, Dentice di Accadia – di Arecco, Gaetani di Laurenzana – di Sermoneta, Gallarati Scotti, Galluccio, Guevara, De Luna d’Aragona, Mastrogiudice, Milano, Montalto, Orsini, Pignatelli di Belmonte – di Casalnuovo – di Cerchiara – di S.Demetrio – di Fuentes – di Marsianuovo – di Montecalvo – di Monteleone – di Monteroduni – di Strongoli, Salluzzo, Sangro di Casacalenda – di Fondi – di S.Severo – di S.Stefano, Sanseverino di Bisignano – di Pacecco – di Saponara, Saracino, Sersale, Spinelli di Fuscaldo – di S.Giorgio – di Laurino – di Scalea – di Seminara – di Tarsia, Vulcano.

 

IL SEGGIO DI PORTO

Tale sedile prendeva il nome dall’antico porto della città, collocandosi tra la chiesa di S. Pietro a Fusariello e la chiesa di S. Giovanni Maggiore o meglio tra via del Sedil di Porto e Mezzocannone.
Presentava:

1 – Arma del Seggio: un villoso uomo marino, armato nella mano destra di pugnale con punta rivolta in basso, su sfondo nero. Taluni studiosi sostengono che tale figura era da identificarsi nell’Orione, il mitologico cacciatore amato da Eos ed ucciso da Artemide, che si venerava presso un tempietto greco-romano presente in quell’area urbana. Questa “Deità a’ Naviganti infesta”, secondo il Torelli presentava queste allegorie “i peli le piogge cadenti la spada, la crudeltà, e il furore dell’onde”.
Altra tradizione, invece, si rifà al leggendario Niccolò Pesce. Costui era un uomo di mare che viveva sempre immerso nelle acque marine, senza dover risalire in superficie per respirare.
La leggenda, poi, lo descrive facile esca degli enormi pesci, dal cui ventre usciva con l’ausilio del suo lungo coltello. L’arma in bassorilievo è sostenuta, poi, da due tritoni ed è ancora visibile in via Mezzocannone-angolo via del sedile di Porto.

Questo stemma sembra essere stato rinvenuto allorquando fu creata la prima sede del seggio sotto Carlo I d’Angiò e riposta in quel punto della città dal 1889, epoca del disastroso “risanamento” che portò all’abbattimento dell’antico edificio ospitante il seggio.
La lapide che accompagna il bassorilievo reca la seguente iscrizione:

“CURIA NOBILIUM DE PORTU.HEIC UBI OLIM NAVIUM STATIO FUERAT FUNDATA.INVENTOQUE IN EFFOSIONIBUS ORIONIS SIGNO DISTINCTA. NUNC SEDE IN ELEGANTIOREM URBIS REGIONEM TRANSLATA. NE CONVERSO IN PRIVATOS USUS LOCO. LONGAEVA VETUSTATE FACTI FAMA ABOLERETUR. AETERNUM APUD SEROS NEPOTES TESTEM. HUNC LAPIDEM ESSE. VOLUIT ANNO AERAE CHRIST. MDCCXLII.
(La Curia dei Nobili del sedil di Porto, volle qui, dove un tempo era stata fondata una rada per le navi, un bassorilievo di Orione trovato durante gli scavi e ora trasferito in una regione più elegante della città.1742).
Si allude nell’iscrizione anche al trasferimento dell’antica sede del seggio nel 1742 in altro locale, sito in via S. Giuseppe a Piazza Medina, fatto costruire da re Ferdinando IV di Borbone.

Sempre il Torelli allude nella descrizione alla presenza di un cimiero con “una Nave avvampata”.

2 – I seggi minori erano:

Seggio Acquario, per l’abbondanza delle acque che affluivano anche a delle vasche, “fusari”, utilizzate per la bagnatura dei lini (su tale luogo sorse poi la chiesa di San Pietro a Fusariello, allorquando re Carlo I d’Angiò decise di trasferirli verso il ponte della Maddalena, causa il cattivo odore). Aveva per arma due figure femminili che reggono un corno dell’Abbondanza, da cui sgorga l’acqua. A ricordo di tale seggio minore, rimase una cappella sulla salita del Grande Archivio, distrutta in epoca recente.

Seggio Griffi, così chiamato per la presenza della famiglia dei Griffi/Grifone nella strada rua Catalana. Aveva come arma un grifone rampante. La sede era nei pressi del mare, ove ancora oggi si trovano dei resti di colonne e capitelli in un palazzo tra via De Pretis e la calata di S. Marco al n. 4. Tale seggio seguì le sorti della famiglia Grifone, la cui dimora fu fatta abbattere nel 1331 da re Roberto d’Angiò per il delitto di cui si era macchiato il giudice Siconio Griffi reo della morte di Lorenzo Costagnola. Anni dopo, ottenuto il perdono, il Casato ricostruì le case e il seggio, tornando ad occupare un posto di prestigio. Il sedile fu soppresso definitivamente nel 1460.

L’elenco del patriziato ascritto del Mazzella è così composto: Aiossi, d’Alessandro, d’Angelo, di Cardona, Colonnadi Duradi Gaetadi Gennaro, Griffo, MacedonioMacedoni di Maione, Mele, Origlia, Pagano, PappacodaSerra,SeverinoStramboneTuttavillaVenato.
Le estinte erano: Aghilar de Cordova, Alopa, Atratino, Ambusto, Albino, Arcamone, Aventino, Castagna, Camerino, Cacciaconte, Capella, Crasso, Cicurino, Campegio, Crapanico, d’Evolo, Druso, di Nissiaco, de Mileto, de Folietto, Ferrillo, Fodio, Furio, Fuso, Fregolo, Gentile, Helva, Ianuilla, Iacobatio, Iancoletto, de Laurentiis, Landriano, Latio, Loporta Cardinale, Mandagoto, de Manatis,  Malabranca,  Novelletto,  Oringa, de Ossa, Paparone, Podietto, Scorna, Viola.

Le famiglie ascritte e citate dal Torelli erano: d’Alessandro, Ariamone, Angelo, Aquino, Cardona, Colonna, Dura, Gaeta, Macedonio, Origlia, Pagano, Pappacoda, Savelli, Serra, Severino, Strambone, Venato.

Il Capecelatro, invece, presenta nella citata opera il seguente elenco: Alessandri, Arcamoni, Cardona, Colonna, Dura, Gaeta, Gennaro, Serra, Macedonii, Macedonii di Magone, Mele, Origlia, Pagani, Pappacoda, Severini, Stramboni, Tuttavilla, Venati. Le famiglie “spente”, a quella data, erano: Aiossa, Alopa, Castagnola, Ferrillo, Fregosi, Janari, Gentile, Landriani.
Nel 1800 erano ancora ascritte nel Libro d’Oro le seguenti famiglie: Aquino, Borghese, Colonna di Stigliano – di Tursi, de Dura, Firrau, Gaeta di S.Nicola – di Montepagano, Di Gennaro,  Harrac,  Macedonio di Grottolelle – di Ruggiano,Marino, Navarretta, RiarioRuffo di Castelcicala, Serra di Pado, Sersale di G. Luigi, Severino di Gagliati – di Pisignano – di Sedì, Tuttavilla.

fonte

nobili-napoletani.it

 

 

 

 

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