Alta Terra di Lavoro

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Il motivo per cui ci chiamano Mezzogiorno

Posted by on Set 21, 2017

Il motivo per cui ci chiamano Mezzogiorno

In 156 anni della storia italiana, lo “stivale” è stato spesso  oggetto di particolari attenzioni da parte di altre Nazioni .

Da noi, al Sud, si è iniziato durante le campagne con l’invasione  tosco – padana, per la cosiddetta unità d’Italia, quando l’interesse della corona britannica era volta alla crisi e allo sconvolgimento violento del Regno delle Due Sicilie, per l’affermazione del loro modello politico di sviluppo e pseudo progresso e per la definizione di una Sicilia inglese a guardia dei traffici commerciali del Mare Mediterraneo, ma soprattutto per il totale dominio egemonico, politico, sull’Europa e il Medio Oriente. Per questo  quindi si comprende il loro supporto all’ascesa  sabauda nelle Terre del Borbone e, soprattutto per le azioni di un bandito come  Garibaldi aiutato, con prove oramai assodate, dalla Massoneria. Il massone Garibaldi venne fortemente supportato dalla Massoneria Inglese per lo sbarco in Sicilia e nell’azione di conquista delle Due Sicilie. Qualche tempo dopo, lo stesso Mussolini risulta uomo degli inglesi, dai quali percepiva 100 sterline alla settimana da Sir Hoare per la propaganda a favore degli interessi inglesi. Lo stesso Churchill ne favorì l’ascesa al potere. Gli interessi inglesi non contemplavano una nostra emancipazione dalla dipendenza energetica e quindi anche politica. Infatti con la chiusura nel 1923 della Dgc (Direzione generale combustibili )si spalancarono le porte alla Gran Bretagna non solo del mercato italiano, ma, attraverso l’Italia, le vie del petrolio dal Medio Oriente verso l’Europa.

Nel dopo guerra gli Usa, tramite il Piano Marshall, decisero di cancellare un moto meridionale, alimentando il nord italico a nostro discapito, la Padania era troppo vicina al pericolo Rosso dei paesi dell’est confinanti , quindi si intensificarono le loro industrie, il benessere, l’artigiano e il terziario, aiutando la loro crescita socio economica, riempiendo i paesi settentrionali di “braccia terroniche”,  necessarie per la manovalanza operaia, svuotando le campagne del Mezzogiorno, creando così un depauperamento che neanche i Savoia maledetti riuscirono a realizzare, aprendo un buco Nord-Sud che oggi è diventata voragine; stesse valutazioni vanno fatte per la questione  che portò alla “caso” Mattei; in seguito altri attacchi alla sovranità italiana e alla sua libertà politica si sono susseguiti e tutti concepiti con la logica della destabilizzazione funzionale all’assalto finale. Il periodo degli anni di Piombo è stato un altro esempio dell’intromissione di Albione e lo Zio Sam nelle faccende italiche, dove l’abilità dei servizi ha confuso le carte e solo ora se ne è capito il ruolo e l’esistenza sul campo. In quella circostanza chi ha pagato è stato Aldo Moro, l’ultimo ostacolo (così si è creduto) alla politica di controllo della propria autonomia nazionale. Fino ad esso comunque il paese ha pare resistito a questa lunga guerra anche se ultimamente si sono subiti molti danni, perché l’attacco è stato portato attraverso gli strumenti finanziari ed economici, grazie alla “disponibilità” dei recenti capi di Governo e l’avvallo del maggior garante delle Istituzioni repubblicane.

Oggi, a questo, si va ad aggiungere qualsiasi elemento che crei la fase preparatoria della destabilizzazione del sistema che oramai è molto fragile. La destabilizzazione tocca temi che vanno alla pancia della gente gestendone attraverso i social e i nuovi sistemi della comunicazione gli umori emotivi facilmente manipolabili. Montare l’insofferenza sociale per aumentare il livello di destabilizzazione. I burattinai del fenomeno sono convinti di essere arrivati quasi alla meta e hanno lanciato le ultime frecce al loro arco nel tentativo di accelerare i tempi: le avvisaglie sono tante, ultimamente con  “il golpe” all’Amatriciana di cui si è parlato per mesi sui social, da qualche anno con i partiti vaffanculiani nati sul Britannia e le tante organizzazioni che vanno per il mare in cerca di “Taverne”. Tra l’altro non hanno grandi problemi di soldi, visto che questi sembrano provenire dal gruppo Bilderberg e dal Musk.

Una cosa  dunque è certa: il Paese per qualsiasi motivo politico o economico a cui ci si voglia riferire è, nel suo controllo politico, appetibile, un continuo “mezzogiorno”.  Per noi duosiciliani , per ciò che proclamano e per ciò che fanno, a norma di legge, il discorso Italia dovrebbe essere pure chiuso. C’è un pericolo reale e questo va affrontato con gli strumenti adeguati che lo Stato ha, senza timori o tentennamenti, ma solo con fermezza e determinazione nell’applicazione della legge, ma sono cose loro.

Il nostro appello è rivolto a coloro i quali hanno squassato il nostro territorio, la nostra storia, il nostro futuro,  per loro imprudenze siamo passati da regno in espansione, sostituendo oserei dire per semplificare l’idea indicando i dettami di Thomas More, ad un cosmo non consono alla nostra più profonda identità, chiamato  oggi  “neoliberismo”, che ha generato però nel nostro territorio solo disordine, emarginazione, delinquenza organizzata, partorendo una infinità di briganti e emigranti; ridateci il maltolto, favoriteci nel riprendere il cammino da voi interrotto nel 1861, sediamoci e parliamone. Magari vi conviene. Noi siamo qui.

Fiore Marro

comitato delle Due Sicilie

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