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Il Papa contro “i nuovi diritti” creati “in seguito

Posted by on Gen 10, 2018

Il Papa contro “i nuovi diritti” creati “in seguito

Quando si parla di diritti fondamentali, ha aggiunto Bergoglio, bisogna ricordare che i diritti

alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana non sono lesi solo dalla guerra

o dalla violenza: “Nel nostro tempo ci sono forme più sottili, penso innanzitutto ai bambini

innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati

o per l’egoismo degli adulti”.

Roma. Non solo appelli a “prendersi cura della nostra Terra” e richiami “all’importanza del diritto al

lavoro”: in mattinata, davanti al Corpo diplomatico riunito in Vaticano per il tradizionale scambio

d’auguri d’inizio anno, il Papa ha voluto celebrare a suo modo il cinquantesimo anniversario dal

1968.

Francesco, partendo dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ha osservato che “in seguito

ai sommovimenti sociali del Sessantotto, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente

modificandosi, così da includere una molteplicità di nuovi diritti, non di rado in contrapposizione tra

loro”. Vi può essere il rischio – secondo il Papa “per certi versi paradossale” – che “in nome degli

stessi diritti umani si vengano a instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e

dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli”.

Quando si parla di diritti fondamentali, ha aggiunto Bergoglio, bisogna ricordare che i diritti alla vita,

alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana non sono lesi solo dalla guerra o dalla violenza:

“Nel nostro tempo ci sono forme più sottili, penso innanzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor

prima di nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati o per l’egoismo degli adulti”.

Certo, è necessario “adoperarsi attivamente per la pace”, lavorare per promuovere “il disarmo e lo

sviluppo integrale”, “non dimenticare le sofferenze di tante parti del continente africano”, favorire il

dialogo tra le Coree e tra israeliani e palestinesi – “la Santa Sede rinnova il suo pressante appello a

ponderare ogni iniziativa affinché si eviti di esacerbare le contrapposizioni” –, ma il “pensiero

speciale” del Papa va alla famiglia: “Purtroppo è noto come, specialmente in occidente, la famiglia

sia ritenuta un istituto superato. Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami

fugaci. Ma – ha sottolineato – non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e

volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio

quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che

ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale

nell’ordine sociale. Ritengo pertanto urgente che si intraprendano reali politiche a sostegno della

famiglia, dalla quale peraltro dipende l’avvenire e lo sviluppo degli stati. Il disinteresse per le famiglie

porta con sé un’altra conseguenza drammatica, che è il calo della natalità. Si vive un vero inverno

demografico”.

Il Papa è poi tornato sul tema delle migrazioni, di cui si parla molto, “talvolta solo per suscitare paure

ancestrali”. Francesco ha ringraziato i paesi che hanno accolto uomini e donne in fuga dalla miseria

e dalle guerre, in particolare l’Italia: “Il mio auspicio – ha detto – è che le difficoltà che il paese ha

attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono, non portino a chiusure e preclusioni”. Il

Pontefice precisa che “la Santa Sede non intende interferire nelle decisioni che spettano agli stati”,

ma “ritiene di dover svolgere un ruolo di richiamo dei princìpi di umanità e di fraternità”.

Tra i diritti umani richiamati da Francesco, c’è stato anche quello alla libertà di pensiero, di coscienza

e di religione, che include la libertà di cambiare religione: “Purtroppo è noto come il diritto alla libertà

di religione sia sovente disatteso e non di rado la religione divenga o l’occasione per giustificare

ideologicamente nuove forme di estremismo o un pretesto per l’emarginazione sociale, se non

addirittura per forme di persecuzione dei credenti”.

 

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