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Il Settecento musicale Napoletano, intervista al Maestro Enzo Amato

Posted by on Feb 25, 2017

Il Settecento musicale Napoletano, intervista al Maestro Enzo Amato

Il Settecento musicale Napoletano, intervista al Maestro Enzo Amato
„Studioso della scuola napoletana, Enzo Amato ha riportato alla luce capolavori dimenticati e istituito il Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano. “La musica Classica nasce a Napoli e non in Germania. E il ‘700 partenopeo fu modello anche in Russia”

Chitarrista, compositore, direttore d’orchestra e saggista, il Maestro Enzo Amato ha condotto studi sul ‘700 musicale napoletano riportando alla luce numerosi suoi capolavori dimenticati. NapoliToday lo ha intervistato ricostruendo la storia delle sue ricerche. Abbiamo inoltre approfondito i temi di una sua recente conferenza in Russia, e tratto alcune anticipazioni sul prossimo Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano.

Maestro Amato, come nasce il suo interesse per il Settecento musicale Napoletano?
“Mi sono appassionato alla Scuola musicale del Settecento Napoletano fin da ragazzo. Mi meravigliò molto, nel corso dei miei studi, di trovare su di essa così poche notizie. I libri di Storia della musica ne parlavano raramente, additandola peraltro come una fortuita coincidenza o un’astrazione storiografica. Negli anni ’80 ho quindi fondato l’Associazione Domenico Scarlatti con l’intento – oltre che di dare merito alla memoria del grande musicista napoletano – di cominciare degli studi sistematici su questa Scuola”.

Come si sono sviluppate le sue ricerche?
“Abbiamo riproposto molti capolavori in prima esecuzione assoluta in tempi moderni, come Il Requiem e la Messa in re Maggiore di Niccolò Jommelli, I Pittagorici di Giovanni Paisiello, un Miserere di Alessandro Scarlatti, 17 Sinfonie di Domenico Scarlatti, e molte Sinfonie di Nicola Fiorenza, Antonio Sacchini, Niccolò Piccinni, Pasquale Anfossi – di cui va ricordato il plagio mozartiano – Alessandro Pietro Guglielmi, che sono state raccolte in un cd edito dalla Antes Concerto di Milano con il titolo Sinfonie Napolitane”.

Arriviamo al Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano.
”Alla fine degli anni ’90 ho fondato il Festival Internazionale del Settecento musicale Napoletano, che è arrivato quest’anno alla sua XVIII edizione con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Parlamento Europeo Ufficio per l’Italia, della Commissione Europea Rappresentanza italiana, della Regione Campania, del Comune di Ravello e del Comune di Napoli. La manifestazione ospita prestigiosi concertisti e studiosi, ed è diventata un punto di riferimento per gli appassionati”.

Ci parli della prossima edizione.
“Il periodo di svolgimento è tra aprile e maggio. Quest’anno, per la prima volta, esporteremo il Festival anche a Ravello Città della musica, con un cartellone ricco di nomi prestigiosi come quello del pianista Bruno Canino e del violoncellista Luca Signorini, oltre che di concerti spettacolari come Mozart alla corte di Pulcinella di Carlo Faiello o la Dirindina di Domenico Scarlatti con La Cappella Reale Napoletana diretta da Ivano Caiazza. Ci sarà anche l’Orchestra da Camera di Napoli da me diretta: eseguiremo lo Stabat Mater di Pergolesi con il soprano Samantha Sapienza, e saremo impegnati in altri concerti tra cui quelli con il sopranista Angelo Giordano, la vincitrice scelta dal pubblico del Concorso Lirico di Ravello il soprano Chiara Polese, e il violista Marco Traverso”.

Tornando ai suoi studi, ha anche scritto il libro La musica del Sole, un successo letto non soltanto da musicisti.
La musica del Sole” è il frutto di trent’anni di ricerca sul perché della damnatio memoriae che ha riguardato la Scuola musicale Napoletana. È edito da Controcorrente, importante casa editrice napoletana di cui vorrei ricordare la recente scomparsa del suo responsabile e fondatore, il giornalista Pietro Golia. Si tratta del coronamento di un lavoro che non si è limitato all’esecuzione di splendidi brani dimenticati, ma che è stato anche capillare diffusione delle conoscenze che avevo acquisito. Abbiamo incuriosito un numero sempre maggiore di musicisti e studiosi, con il libro ma anche attraverso piccole ma significative azioni”.

Ad esempio?
“Ad esempio abbiamo invitato il Comune di Napoli a sostituire la musica del proprio centralino – che proponeva la solita Sinfonia di Mozart – con un Concerto del Pergolesi. O la Regione Campania ad inserire nella legge sullo spettacolo una particolare attenzione alla musica Napoletana del Settecento. Soprattutto, siamo riusciti a far nascere interesse nelle istituzioni e nei più giovani, ed abbiamo visto la fioritura di iniziative dedicate e numerosi gruppi anche a livello internazionale che proponevano e propongono la nostra musica Classica”

Ma entrando un po’ più nello specifico, la musica Classica ha quindi origini napoletane e non tedesche?
“Si, la musica Classica nasce a Napoli. La musica napoletana non è solo barocca, ma è soprattutto Classica. Ed è proprio questa la musica che viene presa a modello negli ideali di riforma di Pietro il Grande e dalle Zarine Anna I, Elisabetta di Russia e Caterina II. Non dobbiamo stupirci se la prima opera in cirillico la scrive un napoletano, Francesco Araja.

Un napoletano ha scritto la prima opera russa?
“Esatto. Il napoletanissimo Francesco Araja, come un famoso ‘genio’ teutonico, era un bambino prodigio. A soli quattordici anni già Maestro di Cappella nella chiesa di Santa Maria la Nova a Napoli, trascorse 25 anni alla corte imperiale russa, ottenendo l’incarico di Maestro della Cappella della corte imperiale. Curò le rappresentazioni di opere, cantate e feste teatrali con meticolosa attenzione tanto da influenzare ed educare il gusto dei russi. Nel 1736 compose ‘La forza dell’amore e dell’odio’, prima opera italiana rappresentata in Russia addirittura con la trascrizione del libretto in cirillico, e dal 1742 scrisse quasi un’opera all’anno. Nel Carnevale del 1755 su consiglio dell’Imperatrice Elisabetta, scrisse Cefalo e Procri, prima opera in lingua russa su libretto del poeta Aleksandr Sumarokov. Ottenne un tale successo che dopo la rappresentazione Elisabetta gli donò una pelliccia di zibellino e lo nominò suo consigliere. Cefalo e Procri diviene capostipite di una tradizione operistica conosciuta come “oratoriale”. Gli storici russi ritengono che questa prassi abbia influenzato le opere di quella che sarà la Scuola musicale Russa da Žizn’za carja (Una vita per lo zar) di Michail Glinka a Pskovitjanka (La fanciulla di Pskov) di Rimskij-Korsakov.

Ci furono altri napoletani di nascita o formazione, dopo Francesco Araja, che influenzarono la musica Classica in Russia?
“Certo. Tommaso Traetta, Giovanni Paisiello, Gaetano Andreozzi, Domenico Cimarosa Alessandro Pietro Guglielmi. Mezzo secolo di musica napoletana creò le basi alla grande musica Russa iniziata da Michail Glinka e poi dal ‘Gruppo dei Cinque’. Una curiosità: Milij Alekseevič Balakirev, Cezar’ Antonovič Kjui, Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov, Aleksandr Porfir’evič Borodin – tutti tranne Modest Petrovič Musorgskij – scrissero tutti una Tarantella. È proprio l’argomento che ho sviluppato, il 24 e il 25 novembre 2016 a Mosca presso l’Università Statale Facoltà di Storia e Museo del Realismo Russo, in una conferenza tenuta insieme ad una delegazione di professori dell’Università La Sapienza di Roma capeggiati dalla professoressa di lingua e letteratura Russa Claudia Scandura. Il titolo della mia relazione era “Il ‘700 musicale Napoletano e lo sviluppo dell’Opera in Russia”. Spero sia stato un altro piccolo tassello per ridare la giusta collocazione storica alla musica napoletana del settecento”.

Grandi compositori russi e tarantelle, binomio da approfondire.
Un consiglio, ascoltate l’arrangiamento per Orchestra Sinfonica di Funiculì Funiculà fatto da Rimskij-Korsakov, lo trovate su YouTube

 

Emiliano Dario Esposito

intervista per napolitoday.it

 

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