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La vera storia del gangster itrano Francesco Spirito. Marsiglia, l’impero della malavita

Posted by on Set 5, 2017

La vera storia del gangster itrano Francesco Spirito. Marsiglia, l’impero della malavita

 Da Carbone e Spirito a “Francis il belga”, la storia dei padrini marsigliesi è cosparsa di cadaveri e di compromessi.  La saga dei padrini della città focese potrebbe passare per una storia marsigliese, tanto essa pare mischiare la realtà alla finzione, la vera vita – poco “più bella” nella materia – al romanzo.

Vi si incrociano malviventi a forti tinte, uomini politici e uomini d’affari, talvolta dei poliziotti e, spesso, dei morti. E’ così la storia di un porto dalle attività ambite e dagli aspetti secondari poco brillanti: prostituzione, bar da ostesse, traffici diversi, di cui evidentemente quello dei stupefacenti, particolarmente redditizio. E’, infine, il risultato delle confusioni della vita politica locale, di guerre municipali da scioperi da rompere, i cui gruppi criminali hanno saputo approfittare per imporsi nel gioco del potere. Tante le ragioni che hanno fatto di Marsiglia la città di Francia dove la malavita – o “mitan” – ha potuto prosperare con il più di vigore, dato che essa affonda le sue radici nella tradizione delle bande che hanno, nell’Ottocento, corseggiato la regione.

   E’ con il regno, sulla malavita marsigliese, di Carbone e di Spirito, due personaggi immortalati sotto i tratti  di Jean-Paul Belmondo e di Alain Delon nel famoso film “Borsalino”, diretto da Jacques Deray, tratto dal libro “Bandits à Marseille” di Eugène Saccomano, che inizia l’era dei padrini. Paul Bonnaventure Carbone, un marinaio di origine corsa, deve la sua accessione al titolo desiderato al suo senso del commercio. Nei balbettii del XX secolo, questo impiegato delle linee marittime serventi le colonie di Oriente e del Magreb ha saputo tessere una rete internazionale di connivenze, tanto da mettere in piazza un traffico di droga diretto a Marsiglia. L’oppio e l’hascisc conquistano la città, mentre spuntano i primi laboratorii clandestini. Nell’immediato avanguerra, quando le case chiuse non lo sono ancora (occorrerà attendere il 1946 e la legge Marthe Richard per chiudere i lupanari), l’altro filone per prosperare nel “mitan” resta il commercio della carne, dalla tratta delle bianche alla prostituzione. Questa attività resta il campo di predilezione dell’amico e socio di “Venture” Carbone, Francesco  Spirito. Questi sa usare il suo fascino per fare nuove reclute promesse al marciapiede.

 

                             Carbone e Spirito, i padroni di Marsiglia

 

   E’ a Il Cairo che Carbone incontrerà quello che diverrà il suo più fedele alleato, il suo compare leggendario per quasi vent’anni, nella persona di Francesco Spirito, soprannominato “Lydro”, in ragione delle cicatrici di vaiolo che porta sul suo viso, o “Beau Ficelle”, per la sua taglia e per la sua eleganza. Nato a Marsiglia (è attestato dai Registri degli atti dello Stato Civile, n. 2-892), in via Saint Laurent, 54, il 17 marzo 1898, da Cristofaro Spirito, nato ad Itri, trentaduenne, giornaliero, e da Luigia Meschino, trentunenne, Francesco emigrerà verso Il Cairo, dove eserciterà come prosseneta. Alcuni pretendono che Spirito abbia salvato Carbone dalla morte quando questi si era ritrovato vivo, circondato nel deserto da prosseneti egiziani. Essi nel Paese africano misero su un mini impero basato sulla prostituzione.

   Al ritorno in Francia, i due uomini vanno ad iniziare a farsi una buona reputazione nella malavita marsigliese, in cui saranno riconosciuti come buoni mafiosi. La loro attività riporta loro un bel peculio. Tanto più che, durante questo tempo, le loro rispettive mogli si trovano in Argentina , dove esercitano nella prostituzione. Benintéso, il denaro che esse raccolgono torna ai loro uomini. Questo denaro permetterà loro di prendere delle parti in costruzioni di Cannes, di Nizza e di Marsiglia.

   Gli sgherri del duo si mostrano infatti sufficientemente persuasivi per convincere i  recalcitranti alle prese di partecipazione.

   Nel 1929 Carbone e Spirito comprano una villa a Il Cairo, che trasformano in gigantesco bordello, verso cui  sono inviate numerose “lavoratrici” francesi. I due capoccia  si ritroveranno così molto rapidamente alla testa di una rete di prostituzione di ampiezza internazionale. Sono infatti presenti nella Costa Azzurra, a Il Cairo, in Argentina e a Tunisi. Traboccanti   d’ambizione, essi si lanceranno in un nuovo mestiere, il traffico di stupefacenti, particolarmente di oppio. E’ in questa direzione che Spirito e Carbone d’ora e in avanti si dirigeranno, primi francesi ad importare oppio per trasformarlo in eroina e inviarla negli Stati Uniti. Saranno le basi della “French Connection”.

   Essi vanno a mettere in piazza un traffico tra l’Egitto e Marsiglia. Infatti le rive del Nilo pullulano di rivenditori, che propongono oppio venuto dall’Estremo Oriente. Carbone instaura allora un sistema di navette tra Alessandria e Marsiglia. Se parecchi malviventi, particolarmente corsi, sono sul mercato, Carbone e Spirito avranno subito l’influenza esclusiva, la presa di possesso in questo campo. Per eludere la sorveglianza delle autorità, imballano l’oppio in sacchi-stagno lanciati in mare all’avvicinarsi del porto, poi recuperati più tardi da uomini in barca. Ingegnoso procedimento.

  Progressivamente l’oppio va a rarefarsi. Appare l’eroina, droga meno costosa, meno rintracciabile (le fumerie di oppio erano presto identificate per il fumo che se ne sprigionava come per l’andirivieni dei tossicomani) e soprattutto più additiva. L’America adotta presto questa polvere bianca, sin dall’inizio degli anni Venti. Una fortuna insperata, una pacchia per Carbone e Spirito. Il logistico, il rifornitore di questa attività si rivelerà essere Francesco Spirito. E’ infatti lui che è incaricato dell’importazione del grezzo egiziano e dell’esportazione verso l’America. In modo da aumentare il prezzo di vendita e da facilitare il trasferimento verso gli USA, Carbone e Spirito si lanceranno nella raffinazione. Vanno allora ad installare un laboratorio clandestino nella regione parigina. Essi si legheranno allora a Dominique Albertini, ex-preparatore in farmacia, che diverrà il loro raffinatore. E’ lanciato il loro affare. Una volta raffinata, la droga (in piccola quantità in partenza) è direttamente mandata a New York. Sono gli inizi della “French Connection”.

   Ben installati a Marsiglia, Carbone e Spirito, grazie alle loro relazioni con doganieri, riusciranno a conquistare il porto. Una miniera d’oro per il binomio, che, oltre alla prostituzione, al racket e all’eroina, si lancerà in traffici di ogni genere: traffico d’armi con la Spagna nel 1936, manipolazione di incontri di pugilato, emissione di monete false… Veri e propri toccatutto, Paul Carbone e Francesco Spirito sono allora i re di Marsiglia, ottenendo l’egemonia sulla vita criminale della città. Essi conducono vita beata, sono dei bravacci, dei gradassi: vetture, vele, ristoranti di lusso, Casinò…essi si fanno notare in tutti i posti di primo piano del sud della Francia. Gestori di bar, si vedranno anche celebrità frequentare le loro imprese. Durante questo tempo, giovani lupi dai denti lunghi, aguzzi, futuri grandi, iniziano la loro ascesa: i fratelli Guérini, che costituivano la principale minaccia al potere di Carbone e di Spirito I Guérini si faranno molto presto notare dai boss di Marsiglia. Per estendere il loro potere, Antoine e Barthélemy, detto “Mémé”, hanno bisogno del consenso di Carbone e di Spirito. Questi accorderanno loro il diritto di schierare ragazze in cambio di alcuni colpi di mano, che consistevano particolarmente nel convincere i gestori che rifiutavano di cedere loro delle parti. Malgrado l’ascesa dei Guérini, la coabitazione tra i due clans si farà senza troppi danni: benché avessero interessi differenti, Carbone e Spirito da un lato e i Guérini dall’altro chiudevano gli occhi sulle loro rispettive attività.     Nel 1937 Carbone e Spirito lasceranno ai due fratelli una gran parte del business delle prostitute, per cui si appianarono le divergenze tra i due clans.

   In realtà, verso la metà degli anni Trenta, il duo è occupato a Parigi, dove investirà nei bar e nei locali notturni di Montmartre. Verso il 1935, i caporioni sono visti  a tutte le buone tavole parigine, come sui campi di corse e nei circoli di gioco.

   E’ nel 1931 che Paul e Francesco, figure centrali della malavita marsigliese, iniziano a stringere legami seri con il mondo politico, particolarmente con il primo aggiunto del sindaco di Marsiglia, il sulfuroso Simon Sabbiani, ex-comunista, originario della Corsica, nominato da Georges Ribot, successore di Siméon Flaissières, deceduto lo stesso anno. In realtà è il corso Sabiani che controllerà il municipio fino al 1935. I padrini marsigliesi si assicurano così solidissimi appoggi. Un sostegno di spessore,  che li manda veramente al vertice. I due hanno ben capito l’importanza di avere al loro fianco delle personalità del mondo politico. Da una parte non è raro vedere la potenza pubblica proteggere certe organizzazioni criminali e, d’altra parte, un raffronto, faccia a faccia, dei politici può essere sinonimo di proventi supplementari abbondanti attraverso diverse corruzioni.

   All’epoca, la pratica è corrente, associandosi i politici di ogni parte i servizi di teppisti al fine di inquadrare gli attacchini, di intralciare le riunioni dei concorrenti, di assicurare il servizio d’ordine, di fare a pugni, di falsare i risultati dell’uno o dell’altro seggio elettorale, ed altre inezie più o meno legali. In cambio  di che i politici aggiustano le faccende dei loro “agenti elettorali”, dalla rimozione di divieto di soggiorno agli impieghi fittizi, passando per una certa tolleranza quanto alle loro attività. Ogni partito possiede così un piccolo esercito di sicari: si ritrovano i Renucci al fianco dei Radicali, i Guérini con i socialisti e il tandem Carbone-Spirito con l’ambizioso carrierista Simon Sabiani. Questo corso senza scrupoli e demagogo, nato nel 1888 a Casamaccioli, è stato eletto deputato nel 1928 nella lista degli Indipendenti e pratica un clientelismo  su vasta scala, particolarmente presso la comunità corsa di Marsiglia, forte di 60.000 membri.

   E’ così che nel 1931 Carbone e Spirito sono giunti ad un “accordo” con Simon Sabiani, uomo politico dalle tendenze fasciste, dovendo fare la parte di agenti elettorali dell’ambizioso primo aggiunto del sindaco. Questo accordo deve permettere al fratello di Paul Carbone di divenire direttore dello stadio municipale, ma anche di integrare, a diversi posti dell’amministrazione, parecchi soci del clan Carbone-Spirito. In cambio di questi favori, il duo deve organizzare un corpo scelto di gangsters avendo per missione di essere il ferro di lancia delle manifestazioni fasciste della malavita degli anni Trenta. Le due parti vi trovano il loro tornaconto. Attraverso l’Europa, tutto il movimento fascista prende sempre più ampiezza: Benito Mussolini regna sull’Italia, Adolf Hitler arriva in Germania, mentre in Francia cominciano ad emergere alcuni gruppi fascisti avendo come unica ambizione di rovesciare la Repubblica, creando un clima di iperviolenza. Rapidamente comunisti e socialisti tentarono di venire in soccorso della Repubblica, ciò che faceva nascere  confronti sanguinosi sull’insieme della Francia. Durante questo tempo, a Marsiglia, Carbone e Spirito erano all’avanguardia dell’estrema destra. Per prova, i fatti seguenti. Nel 1934, alcuni giorni dopo il discorso pubblico di un gruppuscolo fascista, massicce manifestazioni di strada sono scoppiate sulla Canebière, viale principale di Marsiglia. Migliaia di lavoratori e altri membri di sindacati sono venuti a mostrare la loro disapprovazione finché dei membri del clan Carbone-Spirito non aprono il fuoco sulla folla. Mentre la Polizia evacuava la folla, i numerosi feriti erano condotti verso l’ospedale.

   Nel marzo dello stesso anno Spirito e Carbone sono chiamati in causa, poi rapidamente discolpati, per l’assassinio del consigliere alla corte d’appello di Parigi, Albert Prince,  ritrovato morto, dilaniato, scoperto, il 21 febbraio 1934, sulla linea ferroviaria Paris-Dijon. Il Prince indagava sul “caso Stavinsky” (Serge Alexandre Stavinsky, finanziere losco, rinvenuto cadavere a Chamonix, l’8 gennaio 1934), spogliato dei documenti di cui egli dispone ed assassinato. E’ incaricato dell’inchiesta l’’ispettore Bonny, un poliziotto torbido che collaborerà con la Germania nazista sotto l’Occupazione, in associazione con malviventi parigini. Egli accusa dell’omicidio di Albert Prince, sulla base di indizi falsificati e di false testimonianze, Paul Carbone, Francesco Spirito e il loro amico monegasco, il barone Gaetan Lherbon de Lussatz, che serve loro dei collegamenti su Parigi. I tre uomini sono arrestati ed imprigionati a Digione, il 29 marzo. Attraverso Carbone, Sabiani pensa che è lui che si è voluto colpire. Egli fa stampare ed incollare manifesti in tutta la città, sui quali si può leggere, tra l’altro, “Carbone è amico mio”. In seguito l’aggiunto del sindaco non si dà tregua di smuovere cielo e terra per difendere i suoi “amici”. Carbone, Spirito e Lherbon sono infine liberati il 26 aprile, dopo venti giorni di detenzione. I tre producono solidi alibi e sono rimessi in libertà  buscando un non luogo a procedere, essendo l’incartamento d’accusa molto, troppo scarno, insufficientemente motivato.

    Il ritorno a Marsiglia di Carbone e di Spirito, orchestrato dal deputato Simon Sabiani, è trionfale. Sui binari della stazione li attendono 2000 persone. Lungo le strade principali della città il loro corteo è acclamato da migliaia di abitanti. Marsiglia applaude i suoi beneamati banditi, gli eroi del giorno. Per la prima volta, Carbone e Spirito misurano l’ampiezza del loro prestigio e della loro riuscita. Essi sono al vertice della loro gloria.

   I due sono i veri  padroni della città e conducono un gran tenore di vita: cene alle migliori tavole, abiti dei più grandi sarti, spostamenti in limousines, frequentazione assidua del Casinò di Montecarlo…Carbone possiede un bar, il Beauvau, e uno yacht, il Roselyne, ormeggiato vicino a Bandol. La coppia vi riceve i personaggi più in vista dello show-bizz e numerose personalità. Spirito ha anche lui il proprio banco, l’Amical Bar, vicino all’Opéra, dove simula i giudici di pace arbitrando i conflitti tra canaglie.

   Carbone e Spirito hanno amici in tutti i campi: politici, ammiragli, avvocati, industriali, personaggi altolocati ed anche accademici. Quando giornalisti parigini discendono a Marsiglia, essi si prendono cura di portarli ai migliori tavoli e nei più grandi alberghi, facendo far loro il giro della Marsiglia By Night. Un reporter tornato da Chicago riceverà questo invito da Paul Carbone: “Caro amico, venite a passare due giorni con me a Marsiglia. Mi racconterete quello che avete visto inn America e da cosa dipende la potenza di Al Capone”: Carbone e Spirito si danno così arie di grandi borghesi onnipotenti. Francesco Spirito si sposerà, del resto, nel 1939, come un onesto uomo ed otterrà due figli da questa unione. Nello stesso anno egli è incolpato, a Boston, di aver fatto passare 100 kg. d’oppio, a bordo del “SS Exeter”, delle “American Export-Isbrandtsen Lines”.

   E’ lo stesso Spirito, che, appassionato di pugilato, organizza combattimenti un poco truccati. Il suo favorito si fa chiamare “Kid Francis”, grande talento, di “scuola argentina”, ma si tratta in realtà di suo nipote Francis Buonaugurio, l’itrano Francesco Buonaugurio, campione di Francia dei pesi gallo nel 1925, a soli 18 anni, e beniamino del pubblico marsigliese. Spirito ha montato, di sana pianta, un primo combattimento, l’1 gennaio  del 1930, come il più gran combattimento dell’anno, mettendo alle prese il suo campione con un falso pugile americano, Fake Georgie Mack, che  in realtà non è  che un dilettante reclutato sulle banchine di Marsiglia, il cui vero nome è George DeMatteo, nativo del New Jersey, battuto per KO al secondo round, fuochista di un cargo inglese ormeggiato allora al Capo Pineto. Il vero Georgie Mack, meticcio, classificato terzo peso gallo del mondo, che ha la reputazione di un assassino, è restato in America, un pugile troppo pericoloso, che avrebbe potuto spezzare con un pugno la bella ascesa del pupillo di Spirito. Il 10 luglio 1932  questi riprova, salvo che questa volta l’avversario del Kid è un vero professionista americano, “Panama” Teofilo Al Brown, venuto a Marsiglia a difendere il suo titolo di campione del mondo. L’incontro era molto atteso e 12.000 ferventi supporters del pugile marsigliese, il loro nuovo idolo, l’astro nascente della categoria dei pesi gallo, andarono ad assistere alla sua vittoria certa all’Arena del Largo del Prado, traboccante di spettatori. Nondimeno, alla fine delle 15 riprese, i due avversari sono sempre all’impiedi. Ai punti, Al Brown è chiaramente vincitore. Però, vedendo salire la tensione, l’arbitro, Carlo Lomazzi, esita a dare il verdetto. Il tumulto comincia a guadagnare la sala. Un giudice di boxe, americano, James Sparks, comandante della Legione americana in Francia, sale sul ring per dichiarare Brown vincitore, malgrado le minacce di Spirito. Egli è picchiato di santa ragione e, preso dal panico, si “rimangia” il suo foglio di notazione, salvato da centinaia di gendarmi. Un altro giudice, un italiano, dà il cambio e decide di dichiarare Kid Francis vincitore per calmare gli spettatori, che ritengono che il pugile di casa abbia vinto. Invano. In un clima surriscaldato, sono branditi dei revolvers, tirati spari in aria. La folla vuole la pelle dell’americano nero, Al Brown. Quest’ultimo non dovrà la sua salvezza che alla potenza delle sue gambe, che gli permetteranno di fuggire in extremis. L’incontro è poi ufficialmente dichiarato “no contest”.

   Già l’indomani, la Federazione pugilistica ristabilirà la vittoria di Al Brown. Poco importa per Carbone e Spirito, perché questo incontro storico ha assicurato loro un incasso record.

     Sappiamo che Kid Francis, quando la Wehrmacht occupò Parigi, fu arrestato, perché ebreo, e deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, nel 1940, dove fu costretto, sotto la minaccia delle armi, a disputare degli incontri di pugilato, ben trecento, per l’intrattenimento degli ufficiali  delle S.S., resesi tristemente famose nella vita del Terzo Reich, e dove, nel 1943, fu ucciso e arso nel forno crematorio. Egli aveva appena 36 anni. Il suo curriculum sportivo era prestigioso, avendo disputato ben 133 combattimenti, di cui 103 vittoriosi (k.o. 21) e soltanto 15 persi. Una fulgida carriera, ma anche un vero e proprio calvario quello di Francesco Buonaugurio, posto in atto, con barbarica ferocia e con scientifica precisione, dalle cosiddette “squadre di protezione”, rispettando il programma di distruzione degli Ebrei e dei prigionieri politici nel campo di concentramento. 

   L’odissea di questa figura davvero straordinaria meriterebbe di essere conosciuta e portata sullo schermo, come è stato fatto con Young Perez, in Francia, qualche anno fa. A questo campione dello sport e della sofferenza la rivista internazionale “The Ring” aveva dedicato la copertina già nel 1931.

   Nello stesso anno Panama Al Brown, detto “il ragno nero”, campione del mondo dei pesi gallo, difese il titolo sconfiggendo il francese Eugène Huat, che definì l’avversario “sporco negro”, “scimmia caduta dalla palma”. Il pugile negro frequentava locali notturni e ippodromi (era arrivato a possedere una scuderia di cavalli), beveva champagne ed usava eccitanti. In Francia la boxe godeva del favore degli intellettuali, quali Henry de Montherlant, Paul Morand   e Jean Cocteau, con il quale ebbe una relazione intima. Però il rapporto con Cocteau non tardò a guastarsi, per cui Al Brown tornò negli Stati Uniti stabilendosi a New York, ad Harlem. In Francia, negli ultimi anni, egli ha dilapidato la bellezza di un milione di dollari. Ormai povero, l’ex re del ring  si dedica a qualche squallida esibizione. Nel 1951 muore a New York, di tubercolosi, all’età di quarantanove anni, e viene sepolto a Long Island. Muore solo e dimenticato, dopo aver speso una grande fortuna. I funerali vengono pagati dal National Sport Alliance Fund.  

   Nella malavita l’autorità dei padrini è incontestata. Una parte della città è sottomessa al loro racket, mentre numerose case chiuse della costa sono passate sotto il loro controllo. Attorno al Vecchio Porto sono depositate nei bistrots macchine mangiasoldi trafficate, di cui un certo numero appartiene agli uomini di Carbone e di Spirito. Questo business perdurerà dal 1931 al 1937, anno del decreto che le vieterà. Bisogna anche aggiungere a ciò ogni sorta di traffici: la droga e le donne come si è visto, l’oro, l’alcool, la moneta falsa, i falsi timbri, le armi…Quest’ultimo traffico è iniziato nel 1936. Aggirando il blocco imposto dalla Francia, Carbone e Spirito forniscono di armi le truppe del generale Franco. E quando uno dei loro uomini, Louis Raggio, futuro, grande resistente, è arrestato a bordo di un camion imbottito di 12.000 mitragliette, essi cambiano mezzo di trasporto e optano per la via marittima: navi cariche di armi ad Anversa fanno il collegamento tra il porto belga e i porti spagnoli, tenuti dai franchisti.

   Dopo quattro anni di lotte contro il clan Sabiani e i suoi alleati, la Sinistra raggiungeva i suoi fini installando un socialista alla testa di Marsiglia, al posto di Simon Sabbiani. Così la dimensione politica che il duo Carbone-Spirito è riuscito a dare al suo regno era il primo passo, perché mai, prima di essi, dei caporioni erano riusciti ad immischiarsi a questo punto in seno ad una organizzazione politica. Benché Carbone e Spirito abbiano perduto i comandi del governo municipale, la potenza economica di Paul Carbone e di Francesco Spirito è appena diminuita. Appunto essi si fanno un poco più discreti.

   Nel 1938 i duettisti riescono in un colpo tanto bislacco quanto geniale: l’importazione illegale di 34 tonnellate di parmigiano. La Francia e la Gran Bretagna hanno infatti decretato un embargo sui prodotti italiani, dopo che Benito Mussolini ha cacciato dal trono etiopico il negus Hailé Selassié I. Per numerosi marsigliesi di origine italiana, è la catastrofe: i formaggi della penisola sono introvabili o fuoriprezzo. Il tandem marsigliese incarica allora un pescatore di ricci di mare, zio di Carbone, di riempire di 34 tonnellate di parmigiano una vecchia nave che essi hanno ricomprato. Una volta fatta la cosa a Genova, la nave deve ufficialmente partire per Barcellona, ma fa capo su Marsiglia. Il carico è sbarcato e trasportato in due camions. Sfortunatamente per il duo, la Dogana interviene e prende il formaggio. Però, essendo il parmigiano una derrata deteriorabile, la mercanzia deve essere subito messa all’asta. Dissuadendo i possibili acquirenti a tentare qualunque cosa, Carbone e Spirito riacquistano le 34 tonnellate di parmigiano per un boccone di pane. Il formaggio sarà poi smerciato sui mercati di Marsiglia, Jeannot, il fratello di Paul, dirà a questo proposito: “Paul si avrebbe dovuto decorarlo per la faccenda dei formaggi. Il parmigiano era introvabile in Francia. Grazie a lui, le casalinghe hanno potuto comprarne nel commercio normale ad un prezzo ragionevole…Non vedo che male c’era in ciò”.

   Carbone e Spirito regnano, dunque, da padroni su Marsiglia. Questo, però, non impedisce ad altri malviventi di affermarsi sulla strada focese. In quegli anni una frateria soprattutto prende ampiezza a vista d’occhio nella malavita marsigliese: quella dei fratelli Guérini. Carbone e Spirito osservano con un’aria inquieta l’ascesa di questi rivali. E se Spirito vanta la guerra aperta, Carbone sarebbe piuttosto favorevole ad una pace di facciata. Un bel giorno, senza dubbio nel 1937, viene preso un appuntamento in un ristorante con i due fratelli più in vista della cricca, Antoine e Barthélemy, detto “Mémé”. Una sorta di patto è deciso tra le due parti: i Guérini possono attivarsi, finché lo vogliono, nel campo della prostituzione, a condizione che essi non tocchino nessuno degli altri affari nei quali si distinguono i due caporioni Carbone e Spirito. Così i Guérini sono rapidamente alla testa di un piccolo impero della prostituzione, avendo Carbone e Spirito lasciato loro una grossa parte della torta. Però il tandem continua a regnare su Marsiglia e questo malgrado la sconfitta del loro candidato, Sabiani, alle municipali del 1935, di fronte a Henri  Tasso, socialista sostenuto dai Guérini, che resterà in municipio fino al 1937.

   La sconfitta  di Sabiani non è dovuta al caso. Dopo le sue prese di posizione durante i casi Stavisky e Prince, egli è stato rigettato da tutte le parti e si è allora girato verso l’estrema destra. Nel 1936 Sabiani, dopo aver militato in seno al Partito di unità proletaria, diviene un pilastro del Partito popolare francese di Jacques Doriot, il cui servizio d’ordine è composto essenzialmente da uomini reclutati da Carbone e da Spirito. Queste grosse braccia si trasformano in crumiri e organizzano attentati nel porto di Marsiglia per frenare la progressione dell’aiuto ai Repubblicani spagnoli.

   Però, parallelamente alla loro riuscita e alle loro delusioni marsigliesi, Carbone e Spirito si interessano anche ad un’altra città, Parigi.

   Quando nella “Ville Lumière” i malviventi corsi si installano senza spartizione, a rivolverate, Carbone e Spirito reclamano, anch’essi, la loro parte di torta. La città piace loro.

   A Montmartre, vera capitale della teppa francese, Carbone e Spirito investono nei bar, nei locali notturni e nei bordelli. Gli interessi parigini del duo sono gestiti, fino al 1936, da un ex-violinista, Antoine Nicolini.

   Alla vigilia della seconda guerra mondiale, la coppia moltiplica i viaggi di andata e ritorno tra Marsiglia e Parigi.

   Nel 1940 l’occupazione di Marsiglia da parte delle forze tedesche, seguita alla caduta dei militari francesi, ha permesso a Carbone e a Spirito di ritrovare la loro influenza politica, collaborando con gli occupanti tedeschi per interesse. Dovendo far fronte a movimenti di Resistenza sempre più attivi dappertutto in Francia, la Gestapo assegnata a Marsiglia, uno dei più efficienti e terribili organismi burocratico-polizieschi del III Reich hitleriano, ebbe allora assolutamente bisogno di informatori. E’ così che i nazisti si sono rivolti verso le figure più prestigiose della malavita, che si sono allora mostrate del tutto inclini a collaborare durante l’occupazione della “zona libera” (novembre 1942-agosto 1944), per poter continuare le loro “faccende”. Il 14 luglio 1942, a Marsiglia, la Resistenza ha, per la prima volta, mostrato la sua forza assediando la sede sociale di un’organizzazione pronazista, al centro stesso della città (il PPF, il cui direttore regionale era l’ex-sindaco fascista Simon Sabiani). Il pomeriggio seguente, Carbone e Spirito hanno rimesso alla Gestapo una lista completa di tutti quelli implicati in questa manifestazione. In cambio di questo servizio, ma anche di beni di altri, anche molto preziosi per la Gestapo, i padrini sono stati largamente ricompensati. Carbone non avrà il tempo di approfittarne a lungo delle amabilità della Gestapo, perché, nel 1943, quando risale a Parigi, dopo un viaggio a Marsiglia, muore in un incidente ferroviario, per un deragliamento provocato dalla Resistenza, di cui il Carbone non era in realtà il bersaglio primario. Lo scopo semplicemente era quello di sopprimere soldati tedeschi in licenza. La gamba destra recisa del tutto e la sinistra a livello della tibia, il capoccia muore alcuni istanti più tardi. Più di 3.000 persone assistono alle sue esequie grandiose. Fra di esse, figure della malavita, del mondo politico, della Canzone (il giovane, emergente cantante corso Tino Rossi vi interpretò l’Ave Maria), del cinema…

   La disfatta di Carbone, che era stato decorato con medaglia militare nella battaglia di Verdun, per ever salvato il suo superiore, sarà presto seguita da quella del suo campo. Dal canto suo, un anno dopo, alla fine del conflitto bellico mondiale, Francesco Spirito se la fila in Spagna, in compagnia di Simon Sabiani, al fine di evitare lo sbarco degli Alleati. Sabiani resterà in questo Paese fino alla sua morte, avvenuta a Barcellona nel 1956.

   Spirito non resiste che tre anni in Spagna. Infatti egli decise, nel 1947, di continuare da solo la sua strada, prima nell’America Latina e poi negli Stati Uniti. Giocherà allora un ruolo importante nel traffico di eroina che esiste in Marsiglia e a New York. Tuttavia, tre anni dopo il suo arrivo sul suolo americano, Francesco Spirito sarà arrestato per traffico di stupefacenti. Sarà condannato alla pena di due anni di prigione, che sconterà nella prigione di Atlanta, fiorente centro commerciale, capitale della Georgia. Si noterà, nella stessa occasione, la clemenza delle autorità di fronte al traffico di droga in questa epoca (fu, d’altronde, una delle ragioni principali dell’implicazione di tanti malviventi nella famosa “French Connection”). Alla sua liberazione, Spirito ritornerà in Francia, dove sarà arrestato, poi giudicato, per la sua collaborazione con i nazisti al tempo della seconda guerra mondiale.

   Egli, tuttavia, in questa occasione non fece che otto mesi di prigione. Alla sua uscita, prese il controllo di un ristorante sulla Costa Azzurra. Mentre era sempre implicato nel traffico d’eroina, Spirito vedeva il suo potere di controllo su Marsiglia scemare verso la metà degli anni Cinquanta. Egli, in questa epoca, non aveva più che un ruolo di consulente. I caporioni della regione, che sono cresciuti nella sua ombra, venivano presso di lui per cercare aiuto, utilizzando allora Spirito le sue relazioni e la sua notorietà per dar loro un colpo di mano nei loro affari, ma niente di più. Come un buon numero di padrini l’ha fatto dopo di lui, egli si accontentava di gestire scrupolosamente i suoi acquisti. Fino alla sua morte, avvenuta il 9 ottobre 1967, l’itrano condurrà allora una vita da cittadino rispettabile a Toulon, la “Telo Martius” dei Romani, nel quartiere della Loubière, discòsto dagli affari, leciti ed illeciti.

 Alfredo Saccoccio

 

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