Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La Volpara Vini un’eccellenza del Ducato di Sessa

Posted by on Set 9, 2017

La Volpara Vini un’eccellenza del Ducato di Sessa

L’Alta Terra di Lavoro terra ricca, terra generatrice di civiltà e il Ducato di Sessa una sua perla come lo è l’azienda agricola La Volpara che ha conservato caratteristiche antiche senza ignorare il cambiamento dei tempi, con una sola parola si puo dire Tradizione. Come spesso riportiamo Tradizione vuol dire innovazione dove il cambiamento vede l’uomo protagonista e non spettatore. Di seguito due cenni storici e territoriale dell’azienda e il suo sito

Storia

Nel cuore dell’Ager Falernus, alle pendici del vulcano di Roccamonfina, nel comune di Sessa Aurunca, in una cantina interamente scavata nel tufo verso la fine del XIV° secolo, dopo anni passati a produrre vini in modo amatoriale, nel 2004 viene matura la decisione di dedicarsi al vino in maniera più attenta e professionale e prende così vita impegnata nella produzione di vini DOP “Falerno del Massico”. Con la vendemmia 2004 inizia la produzione dell’azienda Volpara, realizzando sin da subito delle vere eccellenze enologiche, uniche e riconoscibili, grazie alle particolari note fumé che il territorio di produzione imprime ai vini. Nasce così Tuoro riserva, nome legato strettamente al territorio di produzione (Tuoro è il nome stesso del piccolo borgo medioevale dove ricade il vigneto), è un Falerno del Massico rosso riserva di grande struttura gustativa, ricco di un ventaglio di profumi e aromi unici ed esclusivi. Ri Sassi, anche questo nome prende origine da antichi insediamenti medioevali (Ri Sassi, ossia piccole grotte abitative) è un Falerno del Massico rosso, strutturato ed elegante, di grande intensità gusto-olfattiva. La linea continua con Donna Jolanda e Don Federico, il primo è un Falerno del Massico Bianco ed il secondo un rosso IGP Roccamonfina, strutturati ed equilibrati ricchi di note floreali e fruttate tipiche del territorio di provenienza. I nomi sono intimamente legati agli affetti familiari. Di fatto Jolanda e Federico sono i genitori di Antonio Passaretti – titolare dell’azienda – e sono l’esempio tutt’oggi, di come l’amore per la propria terra e la caparbietà nel credere fortemente alle sue potenzialità, possano portare a grandi risultati. Evitando di emigrare negli anni ’50, hanno mantenuto ben salde le radici in quella terra che da lì a pochi anni dopo avrebbe regalato il nettare che oggi troviamo nelle bottiglie di Falerno del Massico prodotte dall’Azienda Volpara. Pink e White sono due vini IGP Roccamonfina dagli omonimi colori, gradevoli, profumati e perfettamente equilibrati. Chiude la produzione Rugiada, un particolarissimo vino spumante a bassa gradazione alcolica pensato per i giovani da servire come aperitivo e/o fresca bevanda alcolica.

 

Territorio

Ager Falernus – Agro Falerno

 

L’Ager Falernus è una regione storica della Campania settentrionale, tra il monte Massico e il Volturno, corrispondente all’odierna Piana di Carinola. Era nota presso i Romani, che la occuparono nel 340 aC fondandovi (318) la tribù Falerna, per la fertilità della sua terra e per la produzione del famoso vino falerno.
Il Falerno è un vino di antichissime origini, spesso citato nella letteratura latina come bevanda in uso nell’antica Roma. Attualmente viene prodotto col nome di Falerno del Massico DOC nei comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Mondragone, Falciano del Massico e Carinola, in provincia di Caserta, nelle tipologie bianco, rosso e primitivo. Il bianco è prodotto con uve falanghina, ciciniello e altre locali, ha colore giallo paglierino carico, sapore asciutto e tenore alcolico di 12 gradi. Il rosso è prodotto con uve aglianico, piedirosso e primitivo, ha colore rosso granato, sapore asciutto e caldo, tenore alcolico elevato (14-16 gradi) e deve essere invecchiato almeno un anno prima di essere commercializzato. Il primitivo è prodotto con uva primitivo con aggiunta di altre locali, ha colore rosso granato, sapore asciutto e corposo, tenore alcolico di 14-16 gradi; anch’esso deve essere invecchiato almeno un anno prima della commercializzazione.

 

I Romani a tavola

 Fra tutti i vini il più famoso era il Falerno che si produce ancora oggi nei pressi da Sessa Aurunca, Mondragone, Falciano del Massico e altre località tra il Lazio e la provincia di Caserta e ne esiste di rosso, bianco e rosato.
Al tempo dei Romani era soltanto rosso e veniva descritto come forte e durevole e, se giovane, talmente aspro da non poterlo bere. Piaceva solo dopo anni e anni di invecchiamento.
Orazio lo chiamava vino di fuoco e Persio lo definiva indomito. Si pretendeva che il suo periodo di invecchiamento andasse dai 10 ai 20 anni. Orazio parla di un Falerno, prodotto nelle sue vigne che aveva come lui 33 anni.
Cicerone invece diceva che un invecchiamento eccessivo rendeva il Falerno imbevibile. Secondo molti studiosi il Falerno doveva assomigliare, tra i vini che oggi beviamo, non tanto all’attuale omonimo rosso quanto allo sherry ed era di un colore paglierino scuro. Se ne trovavano di due tipi: quello secco e quello semidolce.
Quest’ultimo lo si otteneva praticamente per caso a seconda dell’andamento stagionale. Se nel periodo della vendemmia il vento soffiava costantemente da sud, le uve si “asciugavano” di più e la loro concentrazione zuccherina aumentava.
Fonte: www.bibliolab.it

 

http://www.volparavini.it/

 

 

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