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L’antica ambasciata veneziana a Napoli

Posted by on Mag 26, 2016

L’antica ambasciata veneziana a Napoli

un bell’articolo che ho ripreso da historiaregni.it su palazzo venezia a napoli che merita di essere letto.

Palazzo Venezia è un edificio storico tra i più importanti di Napoli. Nei suoi ambienti si respira la storia secolare della città e la sua dimensione mediterranea.

In nome della pace nella Penisola italiana e nei Balcani, il Regno di Napoli aveva ceduto a Venezia, per 100.000 ducati, ogni pretensione della corona sui territori della Dalmazia. Tra Napoli e Venezia si andò così formando un equilibrio, certo precario, che dominò la politica estera di re Ladislao d’Angiò-Durazzo ai primi del Quattrocento.

La storia di Palazzo Venezia ha origine in queste vicende di amicizia: confiscato da re Ladislao al conte Stefano Sanseverino fu destinato alla Repubblica di Venezia nel 1412 e trasformato in sede diplomatica. Da quell’anno i consoli della Serenissima soggiornarono a Napoli sempre in questo edificio sino alla caduta della Repubblica.
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Le innumerevoli vicende storiche che scandirono la vita dell’edificio sono tutte ricordate nella lapide a destra della scala che affaccia nel cortile interno e che conduce al primo piano.
Inizialmente l’edificio estendeva le sue mura dal convento di San Domenico fino all’area di palazzo Filomarino. Fu rimaneggiato più volte nel corso del Seicento, come ricordano le epigrafi sparse negli ambienti esterni: restaurato da Giuseppe Zono, e poi da Pietro Dolce, fu abbandonato nei mesi della rivolta di Masaniello ed ancora durante la peste del 1656; subì danni col terremoto del 1688 e fu quindi ristrutturato da Antonio Maria Vicenti, ancora per conto della Serenissima.

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Posto nel cuore di Napoli, l’edificio è di origine trecentesca ed è tra i palazzi più ricchi di rimandi storici della città. Nel corso della sua lunga storia ospitò Federico d’Aragona nel 1460 e l’ambasciatore inglese Lord Herdnesse nel 1750, nonchè il suo successore Lord Hamilton con la sua consorte. Fu ceduto all’Impero Asburgico con il trattato di Campoformio e poi acquistato dal barone Gaspare Capone nel 1816.

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L’edificio ha un’anima settecentesca assai visibile. L’ingresso al piano terra avviene dal cortile attraverso l’antica Sala delle Carrozze, proseguendo per le strette scale interne, un tempo riservate alla servitù, si arriva al primo piano. Qui gli ambienti sono ampi e luminosi grazie alla splendida terrazza dominata da una grande esedra ottocentesca. E’ possibile pure ammirare una piccola cappella affrescata.

Dal primo piano si accede anche al giardino pensile dalle forme neoclassiche. Un tempo assai più ampio, questo giardino è oggi un tripudio di limoni, aranci e colori primaverili che conducono alla “Casina Pompeiana” che, voluta dal barone Capone, fa testimonianza del revival neoclassico dei primi dell’800. Lo stesso barone fece pure dipingere lo stemma del proprio casato sulla volta dell’androne.

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La casina presenta un interno tutto rosso porpora con colonne doriche ed un frontone triangolare soprastante. Scenografica com’è,  si presta oggi a numerosi eventi culturali. Vi si legge anche una iscrizione latina che recita: “Da molto tempo tu mi sei cara, o casa, ma da quando un orticello si è aggiunto quanto più cara sei ora al tuo padrone ed io ora posso prender parte alla vita pubblica o non parteciparvi ed allo stesso tempo posso vivere in campagna e vivere in città”.

 

Autore articolo e foto: Angelo D’Ambra

 

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