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Le cinque Vie di San Tommaso d’Aquino

Posted by on Nov 24, 2017

Le cinque Vie di San Tommaso d’Aquino

1 – Premessa

A livello della conoscenza umana possiamo dire di conoscere una cosa quando siamo arrivati alla scoperta delle sue cause prossime ed anche remote. Non basta soltanto una conoscenza della cause prossime, cioè: un fatto è effetto di una causa che immediatamente lo precede; ma l’essere umano, in quanto essere pensante e autocosciente, si chiede anche la ragione ultima delle cose e di se stesso. Può bastare al chimico, al fisico, al biologo…, ma i principi delle loro discipline derivano  da leggi già date, già esistenti in natura, ed a loro spetta solo svelarle. In quanto uomini, però, non possono non porsi la domanda sull’origine, su chi ha ordinato l’universo in questo modo. L’essere umano può conoscere ciò che è ignorato, ancora nascosto, parzialmente oscuro, egli ha due livelli di conoscenza possibili:

 

* conoscenza comune
* conoscenza scientifica

  1.     scienze positive: metodo dell’osservazione
    2.     scienze filosofiche: metodo dell’astrazione

La conoscenza scientifica, si occupa delle cause prossime di un fenomeno, del COME.

La conoscenza filosofica, si occupa delle cause remote, del PERCHE’ profondo delle cose. Tale conoscenza possiamo definirla: “conoscenza del reale ottenuta attraverso la scoperta delle sue cause ultime”, oppure, “ricerca condotta alla luce dell’essere e dei suoi principi”.

La filosofia non intende certo sostituirsi alla ricerca scientifica, ma concluderla, e questo può farlo in quanto studia l’”ente”, analogicamente comune a tutto il reale, essendo in grado di porsi e risolvere i supremi problemi di esso, alla luce dell’essere, potendo così dare del reale una spiegazione esauriente. Quella parte della filosofia che si occupa del problema dell’esistenza di Dio si chiama teologia naturale teodicea  che è una branca della metafisica generale.
Metafisica generale:

  1. gnoseologia: ente in se
  2. ontologia: ente nella sua causa (teodicea)

 

 

  • 2 – il problema del metodo o vie di accesso a Dio

 

La ricerca sulla esistenza di Dio, deve partire dalla realtà sensibile, la sola dalla quale il pensiero umano estragga il pensabile; anzi tale ricerca è provocata dalla necessità di rispondere al “perché” del mondo e dell’uomo, in quanto questa realtà si presenta apparentemente contradditoria esige pertanto di essere ricondotta a principi logici che la giustificano. Se invece tale realtà fosse tutta coerenza e intelligibilità noi non avremmo bisogno di porci il problema di Dio, poiché questa realtà avrebbe in se la ragione della propria esistenza e coinciderebbe con Dio stesso. Ma la ricerca di Dio corrisponde invece al rapporto che c’è tra relativo e assoluto, tra imperfetto e perfetto ecc. la storia del pensiero umano ha conosciuto vari metodi, o vie di accesso a Dio:
1)    a priori                 2)    a posteriori
Nel percorrere queste vie la “scienza filosofica” impiega il ragionamento , o dimostrazione, partendo da qualche elemento o nozione già nota. Anche per Aristotele e Tommaso la conoscenza filosofica non è il passaggio dalla ignoranza assoluta ad un sapere determinato, ma è un processo che ha un momento iniziale e uno finale, è passare dall’imperfetto al perfetto, dalla potenza all’atto, e alla fine del cammino si avrà un ampliamento della conoscenza.
(di solito prima di iniziare una ricerca si deve avere una certa nozione dell’oggetto, nozione che funga da “ipotesi di lavoro” che deve essere poi confermata o scartata dall’applicazione di un metodo. Una nozione preliminare di Dio può essere: “Dio esiste”, ora proprio di questa nozione noi dobbiamo dimostrarne la possibilità).

 

1° metodo – a priori

Per dimostrare l’esistenza di Dio, col metodo “a priori”, si parte dalle cause per arrivare agli effetti. In questo caso parte dall’essenza divina per dedurne il fatto della sua esistenza. E’ detta anche prova ontologica o a simultaneo. Primo a formularla fu S. Anselmo, il quale concepiva Dio come : “ciò di cui non si può pensare nulla di più eccellente”, fu confutato da Gaunilone e Tommaso, in quanto fa un passaggio indebito dalla essenza alla esistenza dal regno del possibile a quello del reale. Non è del tutto sbagliata, ma l’esistenza che si vorrebbe dedurre resta solo pensata non fatto concreto. Forse ha evidenziato il fatto che nell’idea di Dio l’essenza si identifica con l’esistenza.

2° metodo – a posteriori

Tale metodo parte dagli effetti per risalire alla causa. I principi filosofici sui quali si basa sono:

– non contraddizione e – causalità proporzionata

  1. a) per il principio di non contraddizione: una stessa cosa non può simultaneamente essere e non essere;
  2. b) per il principio di causalità: ad un effetto deve corrispondere una causa strettamente proporzionata a produrlo.

Questo perché ogni ente è composto di : potenza e atto, e per passare all’atto c’è bisogno che qualcuno lo muova. Questa loro composizione fa di loro degli enti contingenti che non hanno in se la ragione sufficiente della loro esistenza, ma la dipendono da un altro. Altre formulazioni di tale principio sono:
–         tutto ciò che inizia ha una causa;

–         tutto ciò che è mosso è mosso da un altro

–         tutto ciò che è contingente ha bisogno di una causa

riassumendo: tutto ciò che ha l’essere per partecipazione, è causato da ciò che è per essenza, poiché: nulla può essere causa di se stesso  e nessuna cosa può produrre un effetto superiore a se stesso.

 

  • 3 –  Struttura delle vie

 

Il metodo usato da S. Tommaso nelle sue 5 vie per arrivare a Dio, è quello a posteriori, appunto egli parte dalla osservazione della realtà, riflettendo su di essa, ne constata la insufficienza, e risale ad una causa prima incausata, esclusa la quale l’uomo resterebbe chiuso nell’assurdità sua e del mondo che lo circonda.

 

Il procedimento dialettico delle cinque vie tomiste è costituito da un sillogismo. In esso la premessa maggiore prende avvio da un fatto d’esperienza evidente, di cui si cerca la spiegazione filosofica radicale, in quanto mostra di essere ontologicamente insufficiente. La premessa minore, si divide a sua volta in due parti: a) vi si stabilisce che quel determinato fatto non ha in se la ragione della sua sufficienza, occorre ricorrere a una causa diversa che lo spieghi. Qui trova applicazione il principio di non contraddizione. Generalmente il procedimento della prima parte della premessa minore è questo: ciò che non ha in se stesso la sua spiegazione, non può averla dal nulla, perciò l’ha da un altro, appunto perché una cosa non può essere e non essere allo stesso tempo; b) non basta un altro qualunque per spiegare una data perfezione, ma occorre che questo altro sia il “sommo” quanto alla perfezione, che sia causa di tutto l’esistente e ragione di se. In quanto non si può procedere all’infinito nella serie delle cause seconde perché sarebbe una evasione che moltiplica all’infinito il problema senza spiegarlo. La conclusione del sillogismo rimane così acquisita, in quanto si tratta per sua natura senza inutili rimandi ad altri che l’hanno solo per partecipazione. E per forza di cose questa causa risulta essere Dio.

fonte

esserecristiani.com

 

 

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