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Le leggende di San Gregorio Armeno, la strada dei presepi

Posted by on Gen 26, 2020

Le leggende di San Gregorio Armeno, la strada dei presepi

Perché le botteghe dei pastori sono concentrate in questa strada di Napoli? Ecco cosa sapere su storia e leggende di San Gregorio Armeno, la strada dei presepi più famosa al mondo

TUTTO QUELLO CHE DOVETE SAPERE VISITANDO LA STRADA DEI PRESEPI PIÙ FAMOSA AL MONDO. LA PRESENZA DEI MAESTRI ARTIGIANI, SECONDO LE LEGGENDE DI SAN GREGORIO ARMENO, SAREBBE DOVUTA ALL’ESISTENZA, NEI SECOLI DELL’IMPERO ROMANO, DI UN ANTICO TEMPIO DEDICATO ALLA DEA CERERE, ALLA QUALE I CITTADINI ERANO SOLITI OFFRIRE IN EX VOTO PICCOLE STATUINE DI TERRACOTTA CHE VENIVANO FABBRICATE NELLE BOTTEGHE DELLA ZONA.

Via San Gregorio Armeno, in pieno Centro Storico di Napoli, è per il mondo intero la “strada dei presepi“. E’ uno dei luoghi più famosi al mondo, meta, ogni anno, di centinaia di migliaia di turisti rapiti dal fascino senza tempo delle botteghe dei maestri dell’arte presepiale. Ma perché l’arte dei pastori è concentrata in questa stradina di Napoli? Ve lo raccontiamo attraverso la storia e le leggende di San Gregorio Armeno.La strada prende il nome dal complesso religioso dedicato a San Gregorio Armeno: un autentico gioiello dell’architettura barocca napoletana, composto dalla chiesa (al cui interno risalta il soffitto a cassettoni, realizzato nel 1580 dal pittore Teodoro d’Errico), dal convento e da uno straordinario chiostro, considerato tra i più belli in assoluto di tutta la città, in cui, tra profumate aiuole di agrumi, troneggia una grande fontana di marmo con le statue settecentesche di Cristo e la Samaritana.Conosciuta anche come via San Liguoro, l’antica stradina è di origine greca, come l’intero reticolato che la circonda: un intreccio di vicoli che si intersecano ad angolo retto, così come insegnava il celebre schema a scacchiera ideato dall’architetto Ippodamo da Mileto e poi esportato nelle colonie della Magna Grecia. Non a caso, collega perpendicolarmente i due Decumani principali: quello maggiore (attuale via dei Tribunali) e quello inferiore (l’odierna Spaccanapoli).Nel corso del XV secolo, la viuzza che si inerpica fino al luogo in cui, un tempo, sorgeva l’agorà (nei pressi di piazza San Gaetano), assunse il nome di Strada Nostriana dal nome dell’allora vescovo di Napoli, Nostriano che qui fece innalzare il primo ospedale per i poveri ammalati. Fu solo più tardi che iniziò ad essere identificata con il nome del vescovo di Armenia, cui, a partire dal 1205, era stata dedicata una chiesetta nel frattempo fondata da un gruppo di monache basiliane.Secondo le leggende della strada dei presepi, tale edificio, oggi noto come San Gregorio Armeno (o San Biagio Maggiore), fu costruito nel 930, nel luogo in cui sorgeva una chiesa fatta edificare da Sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, sulle rovine di un tempio pagano dedicato alla dea Cerere. Ma è molto più probabile che siano state appunto le monache di San Basilio, nell’VIII secolo, a fondare il monastero che nel 1009 fu unito tramite un cavalcavia, a quello di San Pantaleone e San Sebastiano.Le suore sarebbero giunte a Napoli guidate o ispirate da Santa Patrizia da Costantinopoli, in fuga dall’oriente iconoclasta e con le spoglie di San Gregorio l’Illuminatore, patriarca di Armenia (257-331). La tradizione vuole infatti che dopo esser sbarcate sull’isolotto di Megaride (Castel dell’Ovo) ed avervi fondato un primo monastero, alla morte della loro fondatrice e per volere del duca bizantino Stefano, le monache ne portarono in processione il corpo. A un certo punto, secondo le leggende di San Gregorio Armeno, le due giovenche bianche aggiogate al carro funebre si arrestarono: l’avvenimento fu considerato volere della vergine Patrizia. Da qui la decisione di spostare il monastero proprio in quel luogo.La struttura, nel corso dei secoli, fu ristrutturata diverse volte. In particolare a partire dal 1572, dopo il Concilio di Trento. Proprio sul cavalcavia che unisce i due versanti della strada, in seguito ai futuri rimaneggiamenti, fu innalzato il campanile che oggi rappresenta uno degli scorci più caratteristici del Centro Antico di Napoli.Le suore non potevano sapere comunque che un giorno di molti secoli più tardi anche la santa che le aveva “spinte” lungo la Strada Nostriana ed alla quale erano così devote, sarebbe stata venerata nel loro stesso convento. Sepolte inizialmente nell’antico monastero dei Santi Nicandro e Marciano, nel 1864, infatti, le spoglie della nobildonna di Costantinopoli (santificata nel 1625) furono trasferite a San Gregorio Armeno e, dal 1922 affidate alla custodia dalle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucarestia.Al culto di Santa Patrizia, compatrona di Napoli nonché protettrice delle ragazze in cerca di marito ma anche dei naviganti, delle partorienti e dei bisognosi, è legato il prodigio della liquefazione del sangue, molto simile a quello di San Gennaro, che avrebbe avuto luogo negli anni in modi e tempi diversi, ma secondo la tradizione, tutti i martedì e il giorno della festa di Santa Patrizia, il 25 agosto.Nella via dei presepi non c’è solo il monastero delle patriziane a fare bella mostra di sé. Giunti quasi all’incrocio con via San Biagio dei Librai, sulla sinistra si osserva, infatti, un’altra chiesa: quella di San Gennaro all’Olmo. Qui il filosofo Giambattista Vico fu battezzato. E proprio di fronte, giusto sull’altro lato della strada, svettaquella che tradizionalmente viene considerata la domus Ianuaria, vale a dire la casa natale di San Gennaro.E ora veniamo all’arte presepiale. Secondo le leggende di San Gregorio Armeno, la strada dei presepi, la presenza dei maestri artigiani in questa viuzza sarebbe dovuta all’esistenza, nei secoli dell’impero romano, di un antico tempio dedicato alla dea Cerere (proprio quello sopra il quale sarebbe stato innalzato il convento di San Gregorio Armeno) alla quale i cittadini erano soliti offrire, come ex voto, delle piccole statuine di terracotta che venivano fabbricate direttamente lì, nelle botteghe della zona.La nascita del presepe napoletano è ovviamente molto più tarda e risale alla fine del Settecento. Ma nulla impedisce di ipotizzare che storia, mito e tradizione possano essersi fusi nel passaggio dalla vecchia alla nuova religione e che gli antichi artisti siano semplicemente passati dalla fabbricazione delle statuine a quella dei pastori. Questa almeno è la sintesi delle leggende di San Gregorio Armeno. Resta il fatto che lungo questa stretta stradina che si inerpica da via San Biagio dei Librai fino a via dei Tribunali e che a Natale 2018 si prevede sia percorsa da un milione di turisti, si susseguono, l’una attaccata all’altra, decine di botteghe che durante tutto l’anno lavorano alacremente alla produzione di tutti gli elementi del presepe.

Gabriele Scarpa

fonte CHARMENAPOLI.IT

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