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LIBRI ED IDENTITA’ SCRITTI………..PERO’ DAL TRIVENETO

Posted by on Mar 9, 2016

LIBRI ED IDENTITA’ SCRITTI………..PERO’ DAL TRIVENETO

fonte identitàinsoergenti

Intervista con Pozzerle, autore di “Fazzoletto di terra”: dal Nord contro “la falsa storia”

Fabio Pozzerle, è uno scrittore veneto, nato a Mantova ma da sempre vissuto a Verona. Vi domanderete noi, così spostati a Sud, perché lo intervistiamo. In realtà Fabio è uno che da anni riflette sulla mancata unità italiana e, soprattutto, sulla perdita di prospettiva per tanti giovani. Una riflessione, la sua, basata non tanto su una crisi dello Stato, ma su una crisi della nazione in quanto il concetto di popolo italiano, (malgrado ci si sia unificati più di 150 anni fa),manca di unità vera e propria, ed è questo il motivo per cui vi è ancora tale divisione. Il suo libro “Il fazzoletto di terra” parla di questo (su amazon o a Napoli presso la libreria “Io ci sto”). A Napoli Pozzerle è molto legato, ci vivrebbe addirittura. Sostiene che «non possa esistere rinascita del nostro paese, senza una rinascita di quella parte dell’Italia che convenzionalmente chiamiamo sud o meridione». E Napoli «è una metropoli che sta vivendo un momento di grande fermento culturale» che può fare da traino per la “ripartenza” del sud.

In questa intervista lancia anche un forte invito ad abbattere stereotipi e convinzioni sul sud Italia e sfruttare «l’elaborazione di idee e di un pensiero nuovi, che solo una metropoli densamente abitata ti può garantire».

Fabio Pozzerle è uno di quelli che non ha accettato le finte verità dei libri di storia, a discapito del Meridione. I suoi studi, si focalizzano soprattutto sugli scontri dal 1861 in poi, sui 12 anni di guerre civili al Sud, per opporsinon tanto ad un’unificazione nazionale quanto all’imposizione di un’unificazione da parte dei piemontesi, che credevano di essere più italiani di tutti gli altri (non a caso si parla di “piemontesizzazione”).

Ciò fece scattare nella testa di molti di quelli che nell’unità d’Italia aveva riposto speranze di progresso e libertà, un naturale maccanismo di autodifesa. Quello che avvenne fu una sorta di ritorno allo spirito nazionale, verso la nazione napoletana e siciliana contro quella piemontese che voleva prevaricare su tutti.

Nel contesto da guerra civile che ne derivò il risultato fu una duplice reazione: da un lato la fuga, quindi il fenomeno dell’emigrazione, dall’altro l’arroccarsi a difesa attorno al proprio luogo di origine.

Questo arroccamento, negli episodi successivi fino ai giorni nostri, sociologicamente, portò tutti a costruirsi dei piccoli feudi che corrispondono al FAZZOLETTO DI TERRA, rappresentato dalle migliaia di dialetti (e lingue se si pensa al napoletano) parlati ancora oggi. Il tutto parte comunque da un’esperienza personale dello scrittore: “La mia esperienza personale è quella di aver vissuto per 40 anni nel mio “fazzoletto di terra”. Intendo dire, non fisicamente ma mentalmente. Ogni progetto, ogni pensiero ed ogni mia visione futura prescindevano da quei confini (circa 120 km2), confini che esistevano solo nella mia mente, che avevo geograficamente costruito nella mia testa. A questo proposito, inizio a pormi delle domande, ho una sorta di rivelazione, ne prendo atto, e comincio a cercare di uscirne, rendendomi conto che uscire da tale condizione fosse complicato.

Qual è, secondo te, la più grande divisione in Italia?

A mio avviso, la più profonda divisione è quella tra Nord e Sud che ci portiamo dietro da quasi 154 anni. Nel momento in cui ho iniziato a conoscere il Sud da viaggiatore e non da turista, ho iniziato a rendermi conto che non vi erano affatto differenze. Insomma lavoro per abbattere gli stereotipi…

Il tuo libro, Fazzoletto di terra, è autobiografico?

Non completamente, diciamo che metto a disposizione la mia esperienza personale che mi ha permesso di abbandonare gli stereotipi, mettendo tutto ciò a disposizione del lettore, invitandolo ad immedesimarsi in quello che legge e provando a verificare se anch’egli è in grado di abbattere i confini del proprio “fazzoletto di terra”.

Siccome ti definisci un viaggiatore e non un turista, quali città del Sud hai visitato?

Nella mia testa non c’era tanto il viaggiare per singola città, ho visitato un po’ tutte le regioni,dedicandomi sia ai borghi che alle città. Sono riuscito in questo modo, a percepire il Sud nel suo insieme, ed a rendermi conto che ci sono delle città che inevitabilmente fanno da punto di riferimento culturale per l’intero territorio, in particolar modo Napoli, anche perché è l’unica metropoli del Meridione.

Quanto conosci Napoli e cosa ti ha maggiormente colpito di questa città?

Ho girato parecchio nella vostra città,ammetto di non essermi particolarmente soffermato sui monumenti e sugli edifici in genere,piuttosto ho preferito dedicare il mio interesse alla gente, al modo di vivere e di pensare del vostro popolo. Napoli è viva, come lo sono molte altri città del Sud, nel senso che la gente vive la strada ed è proprio questo che fa la differenza, al Nord le città sono anch’esse belle,ma sostanzialmente morte. Penso che Napoli ed i napoletani abbiano una responsabilità, ed è quella di fare da traino alla rinascita di tutto il meridione ; in questi anni ho visto la città crescere e diventare un fermento di iniziative culturali e di pensiero nuovi.

Ti trasferiresti mai a Napoli?

Si, assolutamente! Perché il futuro del paese si gioca esattamente lì.

Perché affermi che la rinascita del paese debba partire dal Sud e nello specifico da Napoli?

Perchè penso che ogni popolo ed ogni nazione, abbia una propria propensione naturale ed abbia il proprio posto nel mondo, la parte giusta che noi dobbiamo recitare come popolo è quella di essere al centro del Mediterraneo, il percorso, la terapia di popolo proposto all’interno del mio libro,pone come obiettivo accomunante quello che ci dovrebbe unificare, ovvero il guardare verso il Mediterraneo. Pertanto, il Sud ed in particolare Napoli, diventeranno per forza di cose, il centro di questa nuova visione. A questo proposito, Terapia di popolo Il fazzoletto di terra, rappresenta solo l’inizio di un percorso composto da 3 quaderni, il 4° è già in lavorazione, vi è inoltre una nuova iniziativa che si intitolerà Alternativa Mediterranea, si tratterà di un sito web, che rappresenterà il contenitore naturale, dentro il quali si ritroveranno tutti quelli che hanno già compiuto la propria rivoluzione interiore e che quindi eserciteranno il nuovo ruolo di essere cittadini di una nazione che ha ben compreso che il proprio destino è legato al fatto di essere al centro del Mediterraneo, un bacino sul quale si affacciano (compreso il Mar Nero) quasi settecento milioni di persone…pensiamo di non avere nulla da fare o da dire in un luogo così popolato?

Fabio, ti senti un po’ brigante?

Si, se l’essere brigante significa lottare per un’idea di giustizia e di libertà, e se oggi significa ridare giustizia e dignità alle genti del Sud, che in circa 150 anni non ne hanno ricevuta, ebbene sì…sono un Brigante.

Dora Agave

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