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Mamma Rai, figli & figliastri di Erminio De Biase

Posted by on Ago 23, 2019

Mamma Rai, figli & figliastri di Erminio De Biase

Qualche settimana fa, l’Italia letteraria ha perso due pezzi da novanta; due scrittori che, negli ultimi lustri, si sono imposti all’attenzione del grande pubblico: Andrea Camilleri e Luciano De Crescenzo, ambedue meridionali che – se fossero vissuti nell’Ottocento – avremmo potuto definire duosiciliani.

        Sia dell’uno che dell’altro ho letto qualche libro: qualcuno m’è piaciuto di più, qualcun altro di meno. Succede. Scorgendo, in più di un romanzo di Camilleri qualche decisa stoccata all’unità d’Italia pensai subito che da siciliano “controcorrente” qual era sapesse veramente come erano andate le cose nel 1860; per di più, nei primi anni ’70, egli aveva curato – insieme con Leonardo Sciascia – una trasmissione radiofonica nella quale immaginava una “intervista impossibile” con Maria Sofia l’ultima Regina di Napoli,[1] il cui finale dava ulteriormente credito alla mia supposizione. Tutto questo convincimento è, però, decadde quando, non molto tempo fa, in una trasmissione televisiva di… bla-bla-bla (quelle che vengono definite talk-show) esaltò l’unificazione della penisola italica, nonostante in più di un libro avesse fatto intendere il contrario come, per esempio, quando afferma che il nuovo governo sabaudo risponde con la sola parola che sa adoperare per ogni moto meridionale nato a torto o a ragione: repressione;[2] o parla di una politica economica dissennata nei riguardi del Mezzogiorno d’Italia:[3] come, per esempio, quando Garibaldi sbarcò a Marsala, funzionavano circa tremila telai; dopo l’unità ne restarono in funzione meno di duecento e la stoffa che cominciò ad arrivare da Biella la si dovette pagare a prezzo doppio… e la gente che si guadagnava il pane coi telai andò, con rispetto parlando, a minarsela…[4]

Evviva la coerenza!

            Quello che, però, mi ha maggiormente colpito è il fatto che, nella giornata della sua morte, ogni rete RAI abbia interamente stravolto il suo palinsesto quotidiano per trasmettere immagini, interviste, motti e sentenze del “caro estinto”, in tutte le salse possibili e immaginabili. Con conseguente ipertrofia di… cabasisi, come Lui stesso si avrebbe detto col suo tono di voce roco e sornione. Addirittura ogni TG ha dedicato più del 50% del suo tempo di trasmissione al triste avvenimento!

            Il caso ha voluto che, nemmeno ventiquattr’ore dopo, ci lasciasse anche Luciano De Crescenzo. Per lo scrittore partenopeo, però, i notiziari radiotelevisivi, hanno diffuso solo un normale servizio di tre minuti relegato, peraltro, al termine del telegiornale. “Perché mai?” mi sono chiesto, in un primo momento. Ma non c’era da pensarci tanto: Luciano De Crescenzo era sì uno scrittore, uno scrittore famoso che ha prodotto, come Camilleri, un infinito numero di opere e come lui letto in tutto il mondo ma… aveva il difetto, il peccato originale, oserei dire, di non appartenere al carrozzone politico  della sinistra come invece Andrea Camilleri, rigoroso militante prima del PCI e poi del PD che sempre di sinistra (sic!) è e, come ben si sa, la cultura è di sinistra, come lo sono gli intellettuali e gli intellettualoidi radical-chic…

Non a caso, prima parlavo di coerenza: ambedue i romanzieri si sono affermati ed hanno fatto la loro fortuna di scrittori raccontando, nel bene e nel male, la propria terra. Ambedue vivevano a Roma. Uno di loro ha disposto di rimanervi anche da morto facendosi seppellire in un camposanto “acattolico” (definizione ripetuta all’infinito dagli speaker della Radio e della Televisione per paura che non si capisse bene). L’altro, invece, ha scelto l’abbraccio dalla sua Napoli, che, prontamente, ha ricambiato all’illustre figlio quell’amore mai tradito.

Erminio de Biase


[1] Anche se erroneamente, nel titolo, le aveva attribuito la casata d’Asburgo anziché di Wittelsbach.

[2] A. Camilleri – Biografia del figlio cambiato – Milano 2003 – p.12

[3] A. Camilleri – Ibidem

[4] A. Camilleri – Un filo di fumo – Milano 2002 – pp. 31/32

1 Comment

  1. Una cosa poteva farla subito il governo che si e’ dissolto: eliminare quattro dei cinque canali della tv pubblica, enorme carrozzone clientelare, e togliere l’addebito dalla bolletta luce che e’ stato un vergognoso colpo di mano… Uno stato ladro che si assolve da se’ che fiducia e rispetto puo’ mai avere dai sudditi impotenti e gabbati! caterina ossi

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