Alta Terra di Lavoro

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MARSIGLIA e NAPOLI, molte mura in comune

Posted by on Mar 2, 2016

MARSIGLIA e NAPOLI, molte mura in comune

se prendete la mappa che raffigura il mediterraneo e un righello lo poggiate da nord a sud da est ad ovest da sudest a nordovest  da nordest a sud ovest al centro c’è sempre Napoli che la fa essere la capitale del Mediterraneo. Se poi andate in varie citta mediterranea tra loro c’è sempre qualcosa che le lega ma con Napoli no è unica e come una Regina si pone sopra ad un trono pur somigliando alla Carmen. L’ unica città che forse riesce ad avere qualche comunanza, sempre però rimanendo una ancella,  è la città di Marsiglia e il presidente dell’Accademia Napoli il dr. Massimiliano Verde c’è lo fa capire nell’articolo di seguito riportato………………..

 Marsiglia e Napoli, molte « mura » in comune.

 Il presente prende spunto da una mia riflessione circa un articolo edito da un giornale parigino sulla questione « ordures» in Marsiglia « accostata » per questa via a Napoli di qualche tempo fa.

In realtà molte cose, storie ed accadimenti accomunano le città di Marsiglia e quella di Napoli, ben oltre che contingenti fatti di cronaca su cui ama speculare una certa carta stampata che definire tale sarebbe come darle una lode che non merita.

Innanzitutto cominciamo col dire che se é vero che Napoli non puo’essere paragonata a nessun’altra città del mondo “rasentando” questa appunto l’unicità come giustamente affermano prestigiose istituzioni culturali é anche vero che sotto molti aspetti essa condivide con alcune realtà mediterranee ( e non solo ) le medesime problematiche e relazioni di forza, che possono pero’diventare anche al contrario, l’humus di battaglie condivise.

 E’ questo il caso di Marsiglia.

 Marsiglia é nell’immaginario collettivo “parisien” la “Napoli di Francia”, ovvero, il centro de peggio del peggio, una Gomorrah senza distinzioni né salvezza (proprio come quella dipinta da certi ”intellettuali” di fictions…fatta di una comunità d’irredimibili sporchi, beceri, malvagi e fannulloni…perché?

Qualche risposta la possiamo ritrovare nella storia della città phocéenne ( dal nome delle popolazioni greche che la fondarono) che sin dalle origini ha rivendicato la propria indipendenza: come per gli sviluppi storici delle fratrie d’origine ellenica di Napoli per esempio anche durante il periodo romano Marsiglia conserverà un’autonomia addirittura come città-stato, con al centro il porto e gli scambi commerciali e marittimi protesi fino al Medio Oriente…..

Infatti possiamo notare incredibilmente ( ma forse solo all’apparenza ) un filo conduttore che lega le greche Parthenope e Massalia che si dipana nel corso dei secoli : la volontà di restare ‘diversa’, conservare la propria identità “mediterranea” ( e non solo ) a prescindere da tutti i tentativi (riusciti o falliti) di governarla. E difatti come per Napoli possiamo ben dire che Marsiglia é stata nella sua storia millenaria “presa” ma mai veramente “posseduta”, acquisendo durante i secoli per questo l’appellativo di “ribelle” fino purtroppo ad essere oggetto di  programmi di”distruzione” e “deportazione” non solo culturale ma anche fisica come ai tempi della Rivoluzione “Francese” da parte ( e dichiaratamente) della “gallica” Parigi, come vedremo di seguito.

Marsiglia repubblica mercantile proiettata verso Oriente, centro d’immigrazione di Ebrei, Greci, Siriani, e di tante altre popolazioni mediterranee. che durante il periodo angioino e poi nel XVIII secolo intrattiene fruttuosi commerci con Napoli ed il “Sud” (il celebre sapone di Marsiglia si fa con l’olio prodotto nel Regno delle Due Sicilie, i panificatori di Marsiglia si riforniscono con il grano pure Napolitano), marsigliesi fiorente “colonia” in Napoli ancor prima degli Angio’,

 Marsiglia che si ribella al “protestante ” Enrico IV che per strategia politica si fa cattolico e che addirittura fino al 1660 é sostanzialmenteindipendente da Parigi, conservando lo status di “città regia” ; l’operosa Marsiglia, dove perfino la classe meno ricca come quella rappresentata dai suoi pescatori ” é egoista perché rimpiange l’Ancien Régime”, (per dirla con il giacobino Fréron) che pur avendo donato l’inno alla Francia rivoluzionaria pure a questa si ribella, minacciata com’é da una politica centralistica e ….giacobina che tutto tende ad omologare  col suo ceco Terrore….

E qui, difatti, proprio nel vulnus della “questione” giacobina (….) risaliamo al nocciolo di cio’ che stiamo trattando, con alcune osservazioni sulla storia di Marsiglia che possono offrirci degli interessanti motivi d’interpretazione anche per certi fatti napolitani…..

L’ideologia giacobina, la sua propaganda e le sue “terroristiche” strategie costituiscono difatti anche per la mediterranea Marsiglia il punto di partenza per comprendere ancora oggi accadimenti, politiche e realizzazioni concrete che vedono delle incredibili somiglianze con le vicende partenopee per esempio come quelle del 1799 quando una “Repubblica” giacobina gestita da generali francesi diventa “mito” ed i suoi indigeni sostenitori che il proprio popolo pur avevano preso a cannonate alle spalle, “martiri” (curiosamente ma non tanto quella definita come”Rivoluzione passiva” dai suoi stessi mentori) o successivamente quando gli epigoni intellettuali e politici ( ed economici) che a quella si rifacevano li ritroveremo a “capo” del c.d.”Risorgimento“…e fino ai nostri giorni….

Marsiglia allora partecipa alla Rivoluzione ma essa resta “Marsiglia”: sfugge all’omologazione, culturale, economica e perfino religiosa, opponendosi in buona parte anche alla dilagante e programmata “scristianizzazione”, essa non é Parigi, non esistono “sanculotti”, non c’é la fame di Parigi ma al contrario essa si presenta come una città di pescatori, commercianti, piccoli e grandi proprietari che vive delle sue attività come da sempre, legate al suo porto che invece proprio la politica rivoluzionaria parigina porta al collasso e che al contrario della città sulla Senna non aspira che ad una “rivoluzione amministrativa” piuttosto che sociale, secondo le idee illuministiche di Montesquieu e nell’ordine di una repubblica marinara (quale sempre dentro la quale si erano sentiti i marsigliesi) od una monarchia costituzionale con una base sociale di commercianti, proprietari e pescatori, appunto.

Marsiglia (capofila di tutta la Provenza) stremata dunque da una politica totalmente accentrata, totalitarizzante, che vive ed agisce per la realizzazione senza se senza ma “per l’uomo nuovo”…. e che decide delle sorti di un intero popolo ( e spesso contro il medesimo, come per la Vandea) decide d’insorgere.

Michel Vovelle, storico sicuramente poco simpatizzante per i nemici del giacobinismo riconoscerà infatti che il c.d. “federalismo” ovvero il movimento (non solo marsigliese) rivendicante l‘autonomia dall’asfissia parigina, sarà  “un mouvement bourgeois à base de masse non négligeable”, cioé un movimento borghese a base di “massa” e quindi popolare “non trascurabile“….

Ecco quindi l’accusa mossale di “egoismo”, “tradimento” e la decisione presa di distruggerla e deportarne la popolazione sostituendola con genti del Nord e con decreto del 6 gennaio 1794 a firma di Fréron, Barras e Saliceti, finalmente cancellata anche nel nome – Ville sans-nom testualmente si legge – ( Saliceti lo ritroveremo guarda caso come ministro della polizia prima sotto Giuseppe Bonaparte e poi primo ministro del governo partenopeo e membro della consulta romana sotto Murat….).

Risuonano significative le parole del Fréron a proposito della ribelle Marsiglia : “mais pourquoi se dissimuler que la classe la moins riche de cette commune regrette l’ancien régime ; que les porte-faix, les marins, les ouvriers du port sont aussi aristocrates, aussi égoïstes que les négociants, les marchands, courtiers, officiers de marine ?

Où donc est la classe patriote ?”

(Ma perché nascondere che la classe meno ricca di questo comune rimpiange l’ancien régime; che i facchini, i marinai,i lavoratori portuali sono tanto aristocratici ed egoisti quanto i commercianti, i mercanti,gli assicuratori,gli ufficiali di marina? Dov’è la classe dei Patrioti?)Ed altrettranto, in una similitudine che c’interessa da vicino per capire ancora oggi problematiche ideologiche ma con risvolti sociali soprattutto e politici, di cui sono portatrici ancora oggi, le c.d. “classi dirigenti” nostrane, quelle della “rivoluzionaria” De Fonseca assiedata dal popolo napoletano: “non la nazione ci é nemica ma il popolo” ….. Si voleva quindi distruggere Marsiglia, distruggendo il porto anima millenaria della città, distruggere la sua identità differente, identità che andava seppellita insieme al suo porto sotto la collina di Notre-Dame-de-la-Garde, deportare il suo popolo e sostituirlo con un altro: quale terribile somiglianza con eventi, progetti, politiche che sappiamo e viviamo qui da noi da almeno 154 anni e con quelle profetiche ed sintomatiche parole cui seguirono (e seguono) fatti che distruggono la nostra vita, “non la nazione ma il popolo ci é nemico” ?

Ed il nemico si abbatte, si delegittima si annichilisce….appunto.Allora é forse la radice di una filosofia, un modo di vivere e di essere, allora come oggi, che ripudia un pensiero unico dominante che si vuole definitivamente abbattere? E’forse per questo che si annichilisce la Grecia (dopo aver sostenuto ed alimentato le condizioni che hanno condotto al suo attuale disastro) e le civiltà che da essa promanano?…..

E’proprio dalle parole purtroppo correlate a susseguenti fatti che come nel ’93 per Marsiglia e nel ’99 per Napoli e che ancora demoliscono entrambe culturalmente ed attentano alla loro identità che occorre ripartire ma per ribaltarle, ricercando nello stesso tempo spiegazioni a cause di fatti che ci affliggono e soprattutto, inteso cio’, in un’epoca globalizzante ed omologante (europea e non solo ) far fronte comune specie ne popoli che ancora conservamo in loro stessi la propria “identità” a partire dalla conoscenza della più intima identità che é rappresentata dalla lingua.

Non a caso cosi si esprimevano i giacobini parigini Fréron e Barras per giustificare la cancellazione del nomen e dell’identità morale e fisica di Marsiglia e del Popolo Provenzale in rivolta: “Toute l’Europe sait que lorsqu’on demandait à un Marseillais s’il était Français, il répondait : Non, je suis Provençal ! Voilà l’opinion qu`on apporte ici en naissant. C’est un péché originel…Le Marseillais, par sa nature, se regarde comme un peuple à part… La situation géographique, …son langage particulier, tout alimente cette opinion fédéraliste…Ils ne voient que Marseille. Marseille est leur patrie, la France n’est rien”. (Tutta l’Europa sa che quando si chiedeva ad un Marsigliese se fosse Francese, costui rispondeva : No, sono Provenzale!

Ecco cio’ che si pensa qui (a Marsiglia) dalla nascita. E’un peccato originale. Il Marsigliese, per sua natura, si ritiene come un popolo a parte….La situazione geografica,….la sua propria lingua, tutto cio’ alimenta quest’opinione “federalista”….Essi non vedono che Marsiglia. Marsiglia é la loro patria, la Francia non é nulla.! Le parole dei due parigini ( a cui seguirono i fatti purtroppo per Marsiglia, ma questa storia a noi napoletani, ancora oggi e soprattutto oggi non suona strana, anzi…) non hanno bisogno di ulteriori commenti ma spiegano spietatamente la furia con cui, ab origine una certa ideologia si é concretata a spese dei popoli che si proclmava “salvare” e come sfortunatamente la ritroviamo non solo nel nostro ’99 o nel nostro 1860 – anni che purtroppo per noi napolitani non passano mai – ma appunto nel nostro quotidiano vivere, ed ecco perché occorre non lasciarsi a sommarie e superficiali letture a sproposito ed azioni di dileggio su questioni che non si conoscono o non si conoscono affatto…Al contrario, occorre soprattutto per chi ritiene di portare avanti una battaglia identitaria (che nulla ha a che favore con questioni di superiorità culturale o razziale che invero si ripudiano in Napoli da 3000 anni per esempio) lavorare in comune con altre identità minacciate e svilite, su progetti in comune per recuperare ognuno di noi la nostra specificità e diversità, ma al fine di realizzare appunto una comunità ben diversa da quella che ogni giorno vede i popoli soccombere all’altare del pensiero unico e mondializzante….. A tal proposito per esempio lo scrivente ha inteso trovare, sulla scorta dell’insegnamento di ben altri e prestigiosi intellettuali ed uomini di cultura del nostro c.d. “Mezzogiorno”, la chiave di volta del discorso di cui sopra, nel recupero, promozione, tutela ed insegnamento delle Lingue Regionali Europee, a partire dalla propria, il Napoletano, appunto Lingua (rappresentativa molto piu’profondamente di una Identità infatti minacciata…) che, come ci ricordano dall’Unesco é “a rischio” proprio perché svilita, indifesa e non insegnata ( e quotidianamente derisa come chi la parla, a Napoli e non solo) e ritiene di doverlo fare innanzitutto nelle scuole napoletane e campane ed internazionalmente ovunque ci siano comunità d’origine “meridionale”, proprio perché nessun tipo di recupero del rispetto di noi stessi, della nostra memoria ed identità é possibile senza restituirci alla nostra vera lingua madre che per noi uomini e donne a certe latitudini ( e non solo ) é quella Napolitana.In tal senso, insieme e dentro una novella “Alleanza”appunto Europea ( sicuramente di un significato quanto all’aggettivo, “europea”, opposto alla sua odierna e concreta realizzazione ) delle Lingue Regionali i prossimi 11 e 12 Aprile 2015 a Maussane les Alpilles (Provenza), insieme ad altre identità e culture europee, non solo linguistiche che combattono per un loro “giusto e rispettoso riconoscimento” lo scrivente in seno all’Associazione Notre Napul’a Visionaire che presiede, porterà le rivendicazioni (prima fra tutte l’insegnamento della Lingua) e del Popolo Napoletano in una maniera ed in forme non politiche ma sicuramente (si spera) con conseguenze politiche….Quanto sopra proprio perché e la vicenda a noi cosi simile di Marsiglia ce lo insegna, i popoli devono trovare dentro loro stessi un comune e pacifico e rispettoso cammino, nell’ossequio appunto di loro stessi e della propria identità, solo cosi potranno capirsi e comprendere meglio certe dinamiche che, la storia insegna, li vede obiettivo delle stesse avversità ed in definitiva quale città o meglio civiltà (come chi scrive ama dire) nel e del Mediterraneo ( ed a partire da esso) puo’ farsi portavoce di un simile ed interculturale discorso se non la trimillenaria Parthenope?

 

Massimiliano Verde

 

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