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Memoria e identità

Posted by on Ott 23, 2016

Memoria e identità

“La memoria richiama alla mente un passato che è fondamentale per capire i nostri comportamenti di oggi. Infatti è nella memoria che ritroviamo tutte le tracce degli avvenimenti, a volte non eccezionali, ma per noi particolarmente significativi, che ci hanno permesso di diventare ciò che siamo” (Romano Battaglia).

Senza memoria non vi è passato e senza passato non vi è identità. Quest’asserzione racchiude un significato profondo. Se si riuscisse, infatti, solo ad immaginare una qualunque esistenza caratterizzata da una lunga amnesia, il portatore di questa vera e propria invalidità – anche se di durata limitata – si troverebbe a vivere una vita essenzialmente vegetativa, poiché, in mancanza di riferimenti sia spaziali che temporali o relazionali, non avrebbe coscienza né di se stesso, né della propria provenienza, né dell’eventuale destinazione, né del motivo per il quale si trovi ad un certo momento in un dato luogo … E questo, semplicemente, per effetto ed in conseguenza di una “banale” amnesia, cioè di una perdita di memoria. Ovviamente quanto più questo evento si dovesse protrarre nel tempo tanto più serie risulterebbero le sue conseguenze. La persona interessata dall’amnesia, infatti, potrebbe anche essere un luminare in un campo qualunque dello scibile. Ma, perdendo la memoria al verificarsi dell’amnesia, egli accuserebbe anche dei problemi di identità, che finirebbero per avere dei riflessi anche sulle sue conoscenze specifiche. Sicché costui si troverebbe – sic et simpliciter – allo stesso livello di un ignorante analfabeta.

Il verificarsi di quest’ipotesi fa nascere automaticamente la domanda:<<Allora, perdendo la memoria, si perde anche l’identità?>>. Certo! Ed è appunto in questa constatazione che dobbiamo prendere coscienza di tutta la crudeltà e di tutta la premeditazione annientatrice dei “fratelli” che nel 1860, commossi dalle nostre condizioni di schiavitù, lasciarono i luoghi natii ed i propri cari per venirci a “liberare” da pesanti catene inventate ad arte per giustificare sia un’invasione fuori da ogni schema e da ogni regola, sia l’immediata adozione di misure restrittive di ogni libertà, nonché tutte le bugie successive.

Tra le prime misure adottate per “allietare” la vita di noi regnicoli, vanno ricordate la famigerata legge Pica; la distruzione (anche col fuoco) di molti paesi; la decimazione delle popolazioni, per cui – vigenti le leggi di guerra – non era richiesta alcuna giustificazione; il massiccio e quasi del tutto nuovo fenomeno dell’ emigrazione; l’ abolizione della libertà di stampa in uno stato che vantava il più alto numero di testate e di tipografie; i diversi tentativi messi in atto per deportare nelle regioni più lontane ed inospitali del pianeta persone che avrebbero meritato i più grandi onori, per lealtà e per l’alto senso del dovere, del tutto sconosciuto a chi, nel frattempo, si arrogava il diritto di giudicarle.

Ma in che modo questi provvedimenti si inseriscono nel tema specifico “memoria e identità?”.

E’ presto detto.

Poiché per comprendere fino in fondo se stesso e la società in cui vive, ogni uomo ha bisogno di conoscere le proprie radici, la propria provenienza, questo gli diventa impossibile se intorno gli viene fatta, in senso strettamente letterale, terra bruciata. Peggio ancora se, prima di bruciare questa terra, vengono eliminati tutti gli abitanti, e se qualche sopravvissuto è costretto a recidere il cordone ombelicale e ad allontanarsene. Ciò ha come diretta conseguenza: la diminuzione delle nascite, per la mancanza di coppie fertili dovuta alla “pulizia etnica” o alla massiccia emigrazione. Inoltre, di quello che esisteva prima sulla terra bruciata ( un albero, un bosco, una costruzione caratteristica, ecc.) non è rimasto nulla : solo un vuoto sia di persone che di cose. Quindi, di che parlare? Cosa tramandare?

Contemporaneamente a questi provvedimenti venivano impartite disposizioni affinché ogni uomo di cultura e ogni istituzione collaborassero a lasciare in eredità alle generazioni future tutta una serie di falsi e di bugie che avevano il solo scopo di cancellare quasi duemila anni di civiltà di una nazione – la napolitana – che, anche per la sua posizione, era stata sempre al centro degli scambi culturali con tutto il mondo e la prima, almeno in quella che sarebbe divenuta Italia unita, in cui si erano originati i più grandi movimenti di pensiero.

Un plauso, quindi, a tutte quelle associazioni e movimenti identitari, a cui va tutto il merito di sostenere e diffondere con il loro costante e molto spesso osteggiato impegno il concetto dell’eguaglianza memoria/ identità. E’ solo grazie ai loro sforzi e al lavoro di storici dilettanti, di giornalisti o scrittori prestati alla ricerca storica che molte nefandezze stanno venendo a galla e che, prima o poi, gli storici prezzolati saranno costretti a riscrivere la storia. Quella vera.

Castrese Lucio Schiano

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