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MITI DI SICILIA: “Dafni e la suocera vendicativa”

Posted by on Mag 3, 2018

MITI DI SICILIA: “Dafni e la suocera vendicativa”

Dafni e la suocera vendicativa

L’amore tragico, la bellezza estrema, portano inevitabilmente alle lacrime e alla morte. Nelle leggende greche il destino dei più belli sembra proprio segnato. Non c’è speranza.

Meglio nascere normali o brutti.

A parte gli scherzi, la storia di Dafni ha come scenario la valle del fiume Irminio, un tempo molto ben più ricco di acque rispetto ad oggi, tanto che era navigabile. Il tutto si trova nell’area di Ragusa.

Nella valle del fiume Irminio, viveva un pastore di nome Dafni, (esiste anche una Dafne ma non c’entra niente con questa storia). Dafni è figlio del dio Hermes (o Ermes, messaggero degli dei, a sua volta dio dei viaggi e dei viaggiatori, dei pastori, degli oratori, dei poeti, della letteratura, dell’atletica, dei pesi e delle misure, dei ladri). Il giovane nasce dall’unione di suo padre con la ninfa Dafnide.

Dafni era un ragazzo molto bello, ma bello assai, anzi assaissimo, ed era pure un poeta, cantava accompagnandosi con una zampogna che aveva imparato a suonare grazie al dio Pan (nasce così il canto bucolico, grazie al genio artistico di questo poeta-pastore siciliano).

La ninfa Echenaide un giorno lo vide e se ne innamorò perdutamente. L’amore fu presto ricambiato e i due piccioncini si sposarono. Al loro matrimonio c’erano tutti gli dei dell’Olimpo…Zeus gettava saette, Poseidone nuotava allegramente, Hermes si misurava la febbre, Dionisio si ubriacava, Atena si accendeva i fiammiferi, Ade puzzava come sempre, Demetra sgranocchiava le spighe di grano, Afrodite si guardava allo specchio, Apollo si prendeva il sole… insomma…  erano tutti felici e contenti per questo matrimonio tranne una dea, la suocera del povero Dafni.

Con tutte le suocere che c’erano al mondo quale doveva capitare al grazioso pastorello? La più vendicativa delle dee, Hera.

Il giorno del matrimonio Dafni giurò alla dolce ninfa amore eterno ed Echenaide disse al marito che se mai l’avesse tradita sarebbe stato punito da Hera con l’accecamento. Tale madre, tale figlia.

Dafni canta così bene che tutte le ragazze gli vanno appresso e lo tentano continuamente. Si narra che non solo le appartenenti al gentil sesso abbiano tentato di ottenere i suoi favori, ma anche “altri”, compreso lo stesso Pan. Ma Dafni è fedele alla sposa e al legame matrimoniale.

La sua fama arriva anche alla corte del Re Zeno che invita il pastore ad una delle sue feste per esibirlo davanti agli invitati.

Non era cosa da farsi.

Tutti rimangono sedotti dal canto di Dafni. Durante l’esibizione la forza della sua arte, la dolcezza delle sue note vengono aiutate da un dolce tramonto e dal leggero soffio dello zefiro.

Dafni era talmente bello, talmente delicato e talmente bravo che la regina Climene se ne invaghì perdutamente. Moriva di passione per il lui e lo voleva a tutti i costi. Anch’ella, come altre donne prima di lei, lo tentò più volte, ma Dafni resistette e a fine serata se ne ritornò dalla moglie, ma Climene era disposta a tutto…

Mai lasciare insoddisfatte le mire di una rappresentante del “gentil sesso” che ha in mente precisi obiettivi, soprattutto se di donna potente si tratta.

Una sera la regina, quando il marito era fuori casa, organizzò un’altra festa ed invitò Dafni.

Le pietanze erano così buone ed il vino così inebriante, che il pastorello perdette il controllo finendo dritto dritto nell’alcova della regina e…per non cadere nel volgare, la passione si impadronì dei due corpi e ci fu danno!

Ma spezziamo una lancia addosso a Dafni, ummmm, scusate, volevo dire a favore di Dafni. La colpa non era del tutto sua. La voluttuosa regina, infatti, aveva mescolato assieme al vino di Sicilia (…sicuramente un lontano antenato del Nero d’Avola), un pò di succo d’alloro che a quanto pare possiede potenti doti afrodisiache (quindi attenzione quando vi preparate il canarino: alloro e limone bolliti).

Hera venne a sapere immediatamente del tradimento e, come promesso, accecò Dafni. Dafni scappa cadendo e inciampando. Le tenebre sono calate sui suoi occhi. Canta con dolore mentre vaga per le campagne siciliane che tanto gli stanno a cuore e che sono state teatro della parte più felice della sua esistenza. Non ha pace, così si uccide da una scogliera accanto a Cefalù. Gli dei però hanno pietà di lui e lo trasformano in una rupe.

La tristezza pervade questo luogo da allora.

Chiunque vi si avvicini da Cefalù sente il canto amaro del mare che con monotonia, da secoli, si infrange contro questa rupe solitaria, mentre in primavera delle rondini vi trovano riparo e cercano di allietare la povera, triste roccia con il loro cinguettio.

Maaatri mmia che traggggedia.

E a voi chi ve lo fa fare giurare amore eterno ad una donna?

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