Alta Terra di Lavoro

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PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (quarta parte)

Posted by on Dic 18, 2017

PAOLO MENCACCI. UNO SGUARDO ALLA RIVOLUZIONE ITALIANA (quarta parte)

 La Giovane Italia, la Giovane Europa e l’Unità italiana

La Giovane Italia ebbe per affiliata nel 1850 la Società dell’Unità italiana. Essa nell’articolo 1° delle sue istruzioni dichiara essere la medesima che la Carboneria e la Giovane Italia. Il 15 Aprile dell’anno 1834, a Berna, per opera di Mazzini, Louis Blanc, Ledru Rollin ed altri s’istituì la Giovane Europa, divisa in tanti rami quante sono le principali nazioni europee. Noi in un solo aspetto ed in una medesima categoria riguardiamo i fatti d’ambo le sètte aventi a scopo la così detta libertà.

Negli Statuti massonici però non vi è nemmen per ombra questa libertà; il Grande-Oriente è despota: «Le Logge debbono dipendere dal Grande-Oriente, per tutto ciò che è prescritto dai particolari Statuti di questo e da quelli dell’Oriente in generale» (Art. 12 degli statuti) – «Ogni loggia di liberi muratori ed ogni Capitolo di qualunque rito, dee dimandare gli analoghi rituali (cahiers) e le particolari discipline al Grande-Oriente, che dee provvedere ai bisogni di tutte le officine simboliche o capitolari (Art. 13). – Anzi vi sono in ogni loggia alcuni socii che si distinguono

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dagli altri col titolo di sodi liberi, il che mostra esservi altri socii non liberi, che stanno continuamente, e nella loggia e fuori di essa, sotto la sorveglianza del Sopravigilante. Il giuramento che danno gli alti dignitarii di ciascuna loggia al Venerabile, la cui persona, secondo gli Statuti, è sacra e inviolabile, ed è proibito censurarne gli atti, è il seguente: – giuro sommessione, ubbidienza e fedeltà al Venerabile. – Quello del Massone suona così: giuro di non mancare al mio dovere verso la rispettabile Loggia, giuro sommessione, fedeltà ed ubbedienza al Venerabile ed ai Sorveglianti. (Art. 301 e 302) (1).

Il giuramento poi che si presta dagli adepti della Giovane Italia è questo: «Io N. N., credente nella missione commessa da Dio all’Italia, e nel dovere che ogni uomo nato italiano ha di contribuire al suo adempimento, convinto che dove Dio ha voluto fosse nazione esistono forze necessarie a crearla – che il popolo è depositario di quelle forze, – che nel dirigerle pel popolo e col popolo sta il segreto della vittoria; convinto che la virtù sta nell’azione e nel sacrifizio, che la potenza sta nell’unione e nella costanza della volontà; dò il mio nome alla Giovane Italia: e credente nella stessa fede, giuro di consacrarmi tutto e per sempre a costituire l’Italia in nazione Una, Indipendente, Libera, Repubblicana di uniformarmi alle istruzioni che mi verranno trasmesse nello spirito della Giovane Italia da chi rappresenta con me l’unione dei fratelli, e di conservarne, anche a prezzo della vita, inviolabili i segreti, di soccorrere coll’opera e col consiglio a’ miei fratelli nell’associazione, ora e sempre: così giuro, invocando sulla mia testa l’ira di Dio e l’abominio degli uomini e l’infamia dello spergiuro, se tradissi».

Il Venerabile

Ora cade qui a proposito mostrare la rassomiglianza, ossia identità del dispotismo settario tra la Massoneria e la Giovane Italia. Citiamone a verbo alcuni Statuti per andare sicuri del fatto nostro. Eccoli:

Art. 57 e 58. «La persona del Venerabile è inviolabile, e sacra ne è l’autorità. Niuno può mai censurarlo, senza esporsi alla disapprovazione di tutto l’ordine. Un Fratello che non concorra nel di lui sentimento, dee far le sue osservazioni con la maggior decenza e saviezza possibile. Il Venerabile ha facoltà di far coprire il Tempio a qualsivoglia Fratello della Loggia, ed anche ad un visitatore, quando ne abbia ragionevole motivo.

Art. 526. Il Supremo Tribunale impedisce tutte le Logge

Attribuzioni

(1) Vedi Memoria storica sulla società de FF. Liberi Muratori, pubblicata dal Ven. Angherà nel 1864 pag. 187.

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speciali del Supremo Tribunale dei 51

bastarde e irregolari, dalla tolleranza delle quali derivano tutti i disordini e le corruzioni del grande Istituto; ma un grande Ispettore del ‘ inquisitore non può di sua propria autorità far altro, che richieder la sospensione de’ lavori del giorno in una Officina, ch’egli ritrovi irregolare, o in preda a grandi disordini, al che non si può fare ostacolo. Egli è però nel dovere di renderne sollecitamente informato il Supremo Tribunale. – Art. 528. Può esservi in ciascun capoluogo di Provincia un Supremo Tribunale del 31° in corrispondenza col Grande-Oriente, e sotto la dipendenza del sublime Concistoro del 32°.

Legislazione e governo dell’ordine

Art. 529. L’Ordine dei Liberi Muratori è indistruttibile, perché forte; è forte perché unito; è unito perché la patria dei liberi muratori è il mondo; i loro compatrioti sono tutti gli uomini virtuosi) ed i loro principii sono le voci della natura. Ciò fu, è e sarà il felice risultato di una perfetta uniformità di legislazione e di governo. Quindi ogni variazione, a cui non concorra il voto legalmente espresso di tutta intera la grande famiglia massonica sparsa sulla superficie della terra, é un attentato alla stabilità, alla sicurezza, ed alla prosperità di tutto l’Ordine.

Art. 530. La legislazione massonica scozzese emana dalla gran dieta generale dell’Ordine, la di cui sede originaria è fissata a perpetuità nell’Oriente di Edimburg. Quivi hanno voce i legittimi rappresentanti della Massoneria scozzese di ciascuna nazione del mondo politico.

Costituzione dei Grandi Orienti

Art. 535. Per la osservanza degli Statuti generali dell’Ordine orienti. può e deve esistere presso ciascuna nazione, ov’è Massoneria regolare, un Corpo direttore investito di alti poteri. Desso assume il titolo generalmente adottato di Grande-Oriente, il quale consiste nell’aggregato dei legittimi rappresentanti delle Officine nazionali, giusta gli articoli 244 e 250.

Art. 536. I Grandi Orienti, per l’uso legale delle loro attribuizioni statutarie, e pel di loro interno regime, adottano quei regolamenti che meglio loro convengono, ed i quali si denominano Costituzioni.

Art. 537. Le attribuzioni statutarie di un Grande Oriente sono legislative esecutive. Le prime si esercitano in grande Assemblea, le altre in Sezioni appositamente destinate.

Art. 538. Le attribuzioni legislative si limitano a supplire a tutte le oscurità o mancanze che s’incontrano negli Statuti generali dell’Ordine, purché tanto le interpretazioni, quanto le disposizioni supplementarie di legge, nei casi imprevisti, siano conformi ai principii della Massoneria scozzese, ed allo spirito degli Statuti generali della medesima.

Art. 539. Le attribuzioni esecutive riguardano la esatta osservanza degli Statuti generali, sotto i rapporti scientifici, liturgici, disciplinari ed amministrativi dei gradi.

Art. 540. Un Grande Oriente scozzese si divide in quattro Sezioni principali; le prime tre riguardano propriamente la parte scientifica, liturgica e disciplinare dei gradi, e sono: la Grande Loggia simbolica,

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il Sovrano Capitolo generale, ed il Supremo Consiglio dei 33, così unito, che distinto in altro Consiglio: la quarta col titolo di Gran Loggia di amministrazione, è incaricata esclusivamente del ramo finanziario del Grande Oriente e della corrispondenza con tutta la Massoneria nazionale e straniera.

Art. 541. Le costituzioni del Grande Oriente, essendo non leggi, ma regolamenti per la esecuzione delle leggi, si limitano ad abbracciare i seguenti oggetti, cioè: la composizione personale dell’Assemblea generale, e di ciascuna delle sue quattro Sezioni; la tenuta degli archivi, dei bolli e sugelli, e dei registri; la inaugurazione formale delle madri-Logge provinciali, e delle Logge e dei Capitoli, così nell’interno dello Stato che presso l’estero, ove non esistono Grandi Orienti riconosciuti; l’aggregazione di Logge e di Capitoli nazionali già costituiti da Grandi Orienti stranieri, le dimissioni e i certificati di servizio, i certificati e brevi o diplomi di ogni grado; gli atti di beneficenza; le misure per obbligare i Dignitarii ed Ufficiali ad intervenire assiduamente ai lavori delle rispettive Sezioni; l’approvazione o il rifiuto dei rappresentanti delle Officine simboliche o capitolari; il locale ed i giorni di unione del Grande Oriente, così in Assemblea generale che in ciascuna delle sue Sezioni, il corso ordinario dei suoi diversi lavori, le occorrenti deputazioni e commissioni; la parola di semestre; l’ammissione dei visitatori nazionali o esteri; le quote annuali delle Officine in corrispondenza; il prezzo delle patenti costituzionali, dei rituali approvati, delle lettere capitolari e dei certificati e brevi o diplomi; la polizia del locale; la facoltà punitiva, così in prima istanza che in grado di appello, giusta gli Statuti generali; la fissazione delle pene di sua esclusiva competenza, giusta gli art. 458, 459; la comunione tra i Massoni professanti diverso rito; le misure per impedire o abbattere lo scisma; le sue corrispondenze periodiche e straordinarie; e la buona amministrazione dei suoi fondi, ecc.

Art. 542. Per questi ultimi oggetti di amministrazione e di corrispondenza, la Gran Loggia di Amministrazione è particolarmente incaricata di ricevere tutte le lettere e memorie dirette.al Grande Oriente riunito, o alle sue diverse Sezioni, con farne le rispettive trasmissioni; di spedire, previo incasso dei prezzi, le patenti costituzionali, le lettere capitolari, i rituali, i certificati e brevi o diplomi sottoscritti e sugellati dalla Sezione cui spetti; trasmettere le proprie deliberazioni regolarmente, in materie esecutive di finanza, alle officine simboliche o capitolari in corrispondenza; regolare la tenuta del tesoro, i modi ai percezione, la giustificazione degli esiti, il libero impiego dei fondi, sino ad una determinata somma, non che i conti da rendersi dal Tesoriere e dall’Economo; conservare il gran libro d’oro, (nel senso del libro della sapienza di cui si è fatto motto nell’articolo 124) ed il gran libro rosso e del registro di disciplina per gli usi e con le norme indicate negli articoli 483 e 486; preparare tutti gli affari di finanza,

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di corrispondenza o altri che interessino tutto l’Ordine, ovvero tutta la Massoneria nazionale, ed i quali debbonsi perciò sottoporre all’esame del Grande Oriente in Assemblea generale; far la spedizione dei plichi che il Grande Oriente dirigga ai Grandi Orienti ed alle Logge regolari all’estero; mantenere, anche direttamente, ogni altra corrispondenza necessaria o utile alla sicurezza, ed alla prosperità dell’Ordine, ecc.

Art. 543. Il Grande Oriente, così riunito in Assemblea generale, che figurato in ciascuna delle sue Sezioni, eseguisce i suoi lavori sotto gli auspicii del santo protettore dell’Ordine.

Art. 544. Il Supremo Consiglio dei 33, quantunque formi parte integrante del Grande Oriente scozzese, e tutti i membri dei suoi varii consigli, tribunali e concistori, vi abbiano di diritto voci deliberative; pure in ciò che è relativo ad iniziazioni, a gradi superiori al 18°, al regime di tali gradi, ed alle funzioni dei suoi consigli, tribunali e concistori, sotto i varii rapporti scientifici, liturgici, disciplinari ed amministrativi, si regola coi suoi proprii rituali e regolamenti interni.

Art. 545. Tutti gli altri dignitarii e grandi ufficiali del Grande Oriente riuniti, e di ciascuna delle sue Sezioni, sono triennali.

Art. 546. Il Gran Commendatore ad vitam è il presidente nato e perpetuo cosi del Supremo Consiglio del 33°, che di tutto il Grande Oriente. Egli può farsi rappresentare da un Luogotenente o aggiunto».

Ordinamento della Giovane Italia

Non dissimile è la Setta della Giovine Italia, come appare dal suo ordinamento, che qui riportiamo.

«La Giovane Italia ha una Congrega centrale;

«Una Congrega provinciale per ogni Provincia italiana composta di tre membri;

«Un Ordinatore per ogni città;

«Federati propagatori;

«Federati semplici.

«La Congrega centrale elegge le Congreghe provinciali, trasmette le istruzioni generali, crea e mantiene l’accordo fra le Congreghe provinciali, comunica i segnali di riconoscimento necessarii alle Congreghe, provvede alla stampa e alla sua diffusione, forma un disegno generale d’operazioni, riassume i lavori dell’associazione, accentra, non tiranneggia.

«Ogni Congrega provinciale tiene la somma delle cose della provincia che le è affidata e dirige i lavori; crea i segnali per gli affratellati della provincia; trasmette le istruzioni della centrale, inviando ad essa di mese in mese relazione dei progressi dell’associazione nella Provincia, dei mezzi materiali raccolti, delle condizioni dell’opinione nelle diverse località; osserva i bisogni e ne trasmette l’espressione alla centrale.

«L’Ordinatore in ogni città, scelto dalla Congregazione provinciale, riassume i lavori della città e ne trasmette il quadro di mese in mese alla Congregazione provinciale. Gli elementi della sua corrispondenza con quella sono a un dipresso gli stessi, dei

 

 

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quali si compone la corrispondenza della Congrega provinciale colla centrale.

«I Propagatori vengono eletti dall’Ordinatore e dalla provinciale fra gli uomini che hanno cuore e mente: iniziano i semplici affratellati, e li dirigono secondo le loro istruzioni. Corrispondono ciascuno coll’Ordinatore delle loro città, e gli elementi della loro corrispondenza sono a un dipresso gli stessi che formano corrispondenza dell’Ordinatore colla provinciale. Trasmettono di mese in mese all’Ordinatore il quadro del loro lavoro e comunicano ai loro subalterni le istruzioni che da lui ricevono.

«I semplici affratellati scelti dai Propagatori fra gli uomini che hanno cuore, ma non mente bastevole a scegliere gl’individui idonei, dipendono dal loro Propagatore, a lui comunicano informazioni, osservazioni, conoscenze, diffondono i principii della Giovane Italia, e aspettano la chiamata.

«Ogni affratellato ha un nome di guerra.

«L’Associazione deve diffondersi, per ciò segnatamente che riguarda le classi popolari, nella gioventù, negli uomini che hanno succhiato le aspirazioni del secolo.

«Gli affratellati devono, possibilmente, provvedersi di un fucile e di cinquanta cartucce. A quei che non possono provvederanno le Congreghe provinciali.

«Gli affratellati versano all’atto dell’iniziazione una contribuzione che continuerà mensilmente, quando noi vieti la loro condizione. L’ammontare delle contribuzioni, trasmesso di mano in mano, sino alla Congrega provinciale, sarà consecrato ai bisogni dell’Associazione nella Provincia, salva una quota serbata alla centrale per viaggiatori, stampe, compra d’armi ecc.

«Determinazione di contribuzione e di riparto, esenzioni, forme d’iniziazione, e tutte disposizioni d’ordine secondario, si lasciano alle Congreghe provinciali. La centrale abborre da ogni tendenza soverchiamente dominatrice, e non impone se non quel tanto che è strettamente necessario all’unita del moto e dell’accordo comune.

«L’Associazione ha due ordini di segnali: gli uni, che non giovano se non alle Congreghe provinciali, e ai viaggiatori che vanno dall’una all’altra e da esse alla centrale, e reciprocamente; e sono ideati e trasmessi dalla centrale: gli altri, che servono per gli affratellati delle Provincie, sono scelti da ciascuna Congrega provinciale, comunicati alla centrale e variati ad ogni tre mesi, più frequentemente se il bisogno lo esigga. S’anche quindi i segni di una Provincia fossero scoperti dalle polizie, le altre Provincie, avendoli diversi, rimarrebbero fuori di rischio».

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V.

Lettera Dommatica di Mazzini.

La Giovane Italia non si scompagna dalla Frammassoneria, ne ha ereditata la dottrina, che, come per i frammassoni così per i mazziniani, è domma, è morale, è culto. E qui giova recare la Lettera dommatica di Mazzini:

«Noi crediamo in Dio, Intelletto e Amore, Signore ed Educatore.

«Crediamo quindi in una legge morale sovrana, espressione del di lui Intelletto e del di lui Amore.

«Crediamo in una legge di dovere per tutti noi chiamati a intenderla e amarla, ossia incarnarla possibilmente negli atti nostri.

«Crediamo unica manifestazione di Dio visibile a noi la vita, e in essa cerchiamo gl’indizii della Legge Divina.

«Crediamo che come uno è Dio, cosi è una la Vita, una la Legge della vita a traverso la sua duplice manifestazione nell’individuo nell’umanità collettiva.

«Crediamo nella coscienza, rivelazione della Vita, nell’individuo e nella tradizione, rivelazione della vita nella Umanità, come nei soli due mezzi che Dio ci ha dati per intendere il di lui disegno, e che quando la voce della coscienza e quella della tradizione armonizzano in una affermazione, quell’affermazione è il vero o una parte del vero.

«Crediamo che l’una e l’altra religiosamente interrogate ci rivelino che la legge della vita è Progresso; progresso indefinito in tutte le manifestazioni dell’Essere, i cui germi, inerenti alla Vita stessa, si sviluppano successivamente a traverso tutte le sue fasi.. «Crediamo che una essendo la Vita, una la sua legge, lo stesso progresso «che si compie nell’umanità collettiva, e ci è rivelato via via dalla tradizione, deve egualmente compirsi nell’individuo; e siccome il progresso indefinito, intravveduto, concepito dalla coscienza e pronunziato dalla tradizione non può verificarsi tutto nella breve esistenza terrestre dell’individuo; crediamo che si compirà altrove, e crediamo nella continuità della vita manifestata in ciascuno di noi, e della quale l’esistenza terrestre non è che un periodo.

«Crediamo che? come nell’Umanità collettiva ogni concetto di miglioramento, ogni presentimento di un più vasto e puro ideale, ogni aspirazione potente al bene, si traduce, talora dopo secoli, in realtà; così nell’individuo ogni intuizione di vero, ogni assicurazione oggi inefficace all’Ideale e al Bene, è promessa di futuro «viluppo, germe che deve svolgersi nella serie delle esistenze che

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costituiscono la vita. Crediamo che come l’umanità collettiva conquista, inoltrando e successivamente, l’intelletto del proprio passato; così l’indivìduo conquisterà, inoltrando sulla via del progresso e in proporzione all’educazione morale raggiunta, la coscienza, la memoria delle sue passate esistenze.

«Crediamo non solamente nel progresso, ma nella solidarietà degli uomini in esso; crediamo che come nell’Umanità collettiva le generazioni s’inanellano alle generazioni, e la vita dell’una promove, aiuta, fortifica quella dell’altra; cosi gl’individui s’inanellano agli individui, e la vita degli uni giova, qui e altrove, alla vita degli altri; crediamo gli affetti puri, virtuosi e costanti, promessa di comunione nell’avvenire, e vincolo invisibile e fecondo d’azione fra trapassati e viventi.

«Crediamo che il Progresso, legge di Dio, deve infallibilmente compirsi per tutti; ma crediamo che, dovendo noi conquistarne coscienza e meritarlo coll’opera nostra, il tempo e lo spazio ci sono lasciati da Dio come sfera di libertà nella quale noi possiamo, accelerandolo o indugiandolo, meritare o demeritare.

«Crediamo quindi nella libertà umana, condizione dell’umana responsabilità.

«Crediamo nell’eguaglianza umana, cioè, che a tutti son date da Dio le facoltà e le forze necessario a un eguale progresso: crediamo tutti chiamati ed eletti a compirlo in tempo diverso, a seconda dell’opera di ciascuno.

«Crediamo che quanto è contrario al Progresso, alla Libertà, all’Eguaglianza, alla Solidarietà umana è MALE, e quanto giova al loro sviluppo è BENE.

«Crediamo al dovere, per noi tutti e per ciascuno di noi, di combattere senza posa col pensiero e coll’azione il male, e di promuovere il bene: crediamo che a vincere il male e promuovere il bene in ciascun di noi, è necessario impedire il male e promuovere il bene negli altri e per gli altri; crediamo che nessuno può conquistarsi salute se non lavorando a salvare i proprii fratelli; crediamo che l’egoismo è il segno del male, il sagrificio quello della virtù.

«Crediamo l’esistenza attuale gradino alla futura, la terra il luogo di prova dove cwnbattendo il Male e promuovendo il Bene, dobbiamo meritare di salire (sic); crediamo dovere di tutti e ciascuno di lavorare a santificarla, verificando in essa quanto è possibile della legge di Dio, e desumiamo da questa fede la nostra morale.

«Crediamo che l’istinto del progresso, insito in noi fin dal cominciamento dell’umanità e fatto oggi tendenza dell’intelletto, è la sola rivelazione di Dio sugli uomini, rivelazione continua e per tutti: crediamo che in virtù di questa rivelazione, l’Umanità inoltra, d’epoca in epoca, di religione in religione, sulla via di miglioramento assegnatale; crediamo che qualunque s’arroga in oggi di concentrare in sé la rivelazione e piantarsi intermediario privilegiato fra Dio e gli uomini, bestemmia;

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crediamo santa l’autorità quando consecrata dal genio e dalla virtù, soli sacerdoti dell’avvenire, e manifestata dalla più vasta potenza di sacrificio predica il bene e, liberamente accettata guida visibilmente ad esso; ma crediamo dovere il combattere e scacciar dal mondo, come figlia della menzogna e madre di tirannidi, ogni autorità non rivestita di quei caratteri. Crediamo che Dio è Dio, e 1 Umanità è il suo Profeta.

«E questa nei sommi suoi capi la nostra fede; in essa abbracciamo rispettosi come stadii di progresso compito, tutte le manifestazioni religiose passate, e come sintomi e presentimenti del progresso futuro, tutte le severe e virtuose manifestazioni del pensiero; in essa sentiamo Dio padre di tutti, l’Umanità collegata tutta in comunione di origine, di legge e di fine, la terra santificata di gradi in gradi dall’adempimento in essa del disegno divino, l’individuo benedetto d’immortalità, di libertà, di potenza, e artefice responsabile del proprio progresso; in essa viviamo, in essa morremo; in essa amiamo e operiamo, preghiamo e speriamo. In nome di essa vi diciamo: scendete dal seggio ch’oggi usurpate; e in verità, prima che il secolo si compia, voi scenderete».

Una parola di commento

Quanta ipocrisia e quanta empietà non è racchiusa in questa lettera, detta dommatica, del famoso cospiratore! É veramente il caso di dire: in cauda venenum. Chi non prevenuto leggesse i primi periodi della medesima, la crederebbe certo il dettato di un buon cristiano, di un fior di galantuomo, né saprebbe dire a prima giunta se quella umanità e quel progresso fossero per avventura per celare alcuna cosa che fosse tutt’altro, che religiosa ed onesta. Non si tratta qui del regno di Dio e dei mezzi per ottenerlo, e molto meno della salute eterna degli individui da raggiungere; ma solo dell’umanità collettiva, parola elastica, che mal ricopre quella positiva, vale a dire il socialismo e il materialismo; si tratta del progresso e della solidarietà degli uomini in esso, nel quale progresso, secondo la setta, si racchiude la legge tutta di Dio, e il quale infallibilmente deve compirsi per tutti. Quindi scuopre un lembo di codesto progresso, e fa intendere essere desso il socialismo, cui chiama uguaglianza umana, con evidente assurdo affermando: a tutti essere date da Dio «le facoltà e «le forze necessario a un eguale progresso.»

Scambiando poi il significato naturale delle parole, chiama male soltanto ciò che si oppone al progresso, alla libertà, all’uguaglianza, alla solidarietà umana, e bene tutto quanto giova a codeste belle cose. £ poiché ad esse, intese nel senso materialista e socialista, si oppone naturalmente il vero Cristianesimo, che è il Cattolicismo, così questo è pei Settarii il male, ed essi credono al dovere, per tutti e per ciascuno di loro, «combatterlo senza posa col pensiero e coll’azione», in quello che intendono promuovere il bene negli altri e per gli altri;

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e, appropriandosi la missione divina della Chiesa di Gesù Cristo, credono che nessuno può conquistarsi salute se non lavorando a salvare i proprii fratelli dall’influenza salutare della Chiesa e del Cristianesimo, da essi dichiarato Male. E così, rovesciando da capo a fondo le basi del vero, chiamando Bene il male, e Male il bene, fulminati dallo Spirito Santo, che disse: «Maledetto sia colui che dice, bene il male, e male il bene» (Isaia 5. 20) seguono a svolgere la loro morale in un completo rovesciamento d’idee, che a udirli parrebbero altrettanti asceti o santi da altare.

Ma poiché impossibile è mascherare il Diavolo senza che ne appariscano i segni, così Mazzini esce subito in una bestemmia, soggiungendo nella sua lettera: «credere che ristinto del progresso insito in noi nel cominciamento dell’umanità…. è la sola rivelazione di Dio sugli uomini». Per tal modo, di tutte le religioni facendo un fascio, senza curare Tunica vera, con quella cosiddetta rivelazione, afferma: «l’umanità inoltrarsi d’epoca in epoca, di religione in religione, sulla via di miglioramento assegnatale». Cancellando quindi con un tratto di penna la divina missione di San Pietro e dei suoi Successori, con solenne bestemmia dice: «bestemmiare chiunque s’arroga in oggi di concentrare in sé la rivelazione, e piantarsi intermediario privilegiato tra Dio e gli uomini». Onde, distrutta la suprema Divina autorità della Chiesa, non riconosce altra autorità che quella consacrata dal genio e dalla virtù, che chiama soli sacerdoti dell’avvenire, piantando cosi il principio di ribellione contro ogni autorità, cui vuole sia liberamente accettata. Per lo che crede, che sia dovere il combattere e scacciare dal mondo, come figlia della menzogna e madre di tirannidi, ogni autorità non rivestita di quei caratteri.

Dopo di ciò si degna di credere: che Dio è Dio e l’umanità è il suo profeta: perfezionando così il Corano che insegna, che Dio è Dio, e Maometto il suo profeta. E in nome di questa fede, dice alle autorità legittime: «scendete dal seggio che voi usurpate: e in verità, prima che il secolo si compia, voi scenderete». Non si può parlare più chiaro.

Quanto ai mezzi proposti e messi in opera dal Mazzini e dalla sua setta, per isconvolgere l’Italia ed attuare il suo disegno, si riassumono tutti nelle seguenti parole che egli scriveva fin dal 1846: «Lo sminuzzamento d’Italia presenta alla rigenerazione ostacoli che bisognerà superare, prima che si possa progredire dirottamente. Intanto non bisogna scoraggiarsi: ogni passo verso l’unità sarà un progresso, e, senza prevederlo, la rigenerazione sarà imminente, tostochè l’unità potrà essere proclamata». Suono dunque ora al punto della incarnazione del vero pensiero di Mazzini!

………………segue

fonte

eleaml.org

 

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