Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Preghiera alla Madonna della Civita per la cessazione del coronavirus

Posted by on Mag 10, 2020

Preghiera alla Madonna della Civita per la cessazione del coronavirus

Vorremmo avere la parola alata e penetrante di Cicerone

per suscitare nei cuori esacerbati un fervido palpito.

      Ci raccomandiamo a Te, o Vergine Maria, con slancio di fede,

      affinché la morte la smetta di falciare vite umane,

      che non  hanno avuto,  a volte,  l’onore di un cippo

      o di un marmoreo monumemto, che l’Angelo del Signore,

      l’Angelo delle tombe, amorevole, avrebbe ricoperto delle sue ali,

     difendendole  dagli insulti  delle procelle e dei venti.

     C’è nel nostro sguardo tutta  la possanza dell’umile prece

     che  sui poveri morti invoca refrigerio e luce sempiterna.

     Preghiamo, piegando le ginocchia innanzi  alla venerata icona, del           pennello

   di S. Luca, di essere ammessi  alla celeste magione, fra il coro degli angeli,

   che Ti fan  corona, o pietosa Salvatrice del mondo,tutta santa,

   tutta bella e pura, rosa aulente, coronata di stelle in somma luce,

   umile e alta più che creatura.

   Imploriamo da Te, madre di rara grazia e di rara bontà,

  madre di raro amore e di raro fervore, misericordia e protezione,

 Tu che rallegrasti di luce e d’armonia le apriche valli sottostanti al santuario

  della Civita e le scoscese balze vestite di vento; Tu che, con  mano pietosa,

  salvasti Itri e le città vicine  dalla terribile epidemia  che infieriva

 nel regno di Napoli e in Terra di Lavoro,  che ne erano desolati,

 pagandone un largo, triste tributo.

 Le invocazioni, le suppliche a Maria SS. ma della Civita si moltiplicavano,

 strazianti ed angosciose, fino a quando esse furono accolte benignamente

 dalla bruna Madonna di Itri, che da secoli aveva eletto il santuario di Itri

 a luogo speciale, sacrato alla Regina degli angeli, vivente tra gli elci annosi

 e i pallenti olivi, dal languido riflesso.

La veemenza  del  crudele morbo  andò sensibilmente scemando

e si arrestò per sempre, salvando, Maria, con questo portento, le genti

di Terra di Lavoro e di tutto il reame di Napoli, liberate da tale flagello.

La cittadina di Ceccano, in segno di riconoscenza, stabilì di somministrare
perpetuamente al suddetto santuario un rubio di grano annuo. Era il 21 luglio dell’Anno Domini 1527. Da allora, ininterrottamente nei secoli, si celebra ad Itri e al santuario della Civita, con grandissima devozione e  solennità, una grande festa, a cui partecipa un popolo radiante di letizia, su cui l’inclita Madre dell’Uomo-Dio dispiega  speciale patrocinio e versa infinite grazie.

Ora, in questo tragico momento, in questa primavera che non ha rondini, occorre che gli italiani abbiano bisogno delle sue braccia di tenerezza, del Suo cuore,  del sorriso dei Suoi dolci occhi.                                             

Per riapprendere il sogno in canti d’esultanza, Madre del Verbo Amore, Signora  di Fiducia, eccoci  rivestiti  del nostro abito di fanciullo trapunto di ricami.

E’ il  solo  ornamento che  si addice a chi ha perduto l’innocenza e non s’imbeve più di 

luce solare. Eleviamo a Te la nostra debole voce per lodarTi e amare il creato, che indegnamente ci hai donato, o Signore.

                                                                                                  

Alfredo Saccoccio

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