Alta Terra di Lavoro

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Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi s’incazzano e poi……vinci

Posted by on Lug 27, 2017

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi s’incazzano e poi……vinci

Pubblico un articolo che ha segnalato Lucia Di Mauro che ci fa capire come ormai gli argini non riescono più a contenere il fiume del revisionismo storico targato Regno delle Due Sicilie e cercano di arginare la piena con i castelli di sabbia fatti dai bambini.

Il nostro è davvero uno strano Paese. Viviamo una condizione nazionale assai peculiare che il forte di Fenestrelle, paradossalmente, sembra raffigurare appieno.

La gigantesca muraglia ha visto, tra le sue pietre, lo snodarsi dell’intera storia d’Italia: dai primi passi verso una lontana unità (gli anni seguenti al trattato di Utrecht), sino al termine del secondo conflitto mondiale, incluse le azioni portate nel forte dai combattenti per la Libertà.

Da qualche anno a questa parte la barriera ciclopica, descritta in questi termini da De Amicis, continua ad essere suo malgrado al centro della politica italiana, poiché simbolo ideale del dissolvimento istituzionale in corso.

La storica, quanto antica, struttura militare sabauda è infatti costantemente sotto assedio su più fronti. Il primo vede un attacco diretto e continuo da parte della politica istituzionale. Assessorati ed enti di governo territoriale hanno inspiegabilmente assunto una posizione di freddezza glaciale nei riguardi del forte, decidendo di tagliare ogni sostegno all’associazione che lo gestisce da oltre 30 anni. Probabilmente, sulla base di meschine ragioni o scelte politico elettorali, sia la Provincia di Torino che la Regione Piemonte hanno optato per azzerare qualsiasi contributo diretto alla fortezza fenestrellese (la stessa illuminazione monumentale è a rischio).

Il secondo impegnativo fronte si chiama invece Movimento Neo borbonico. Quest’ultimo da circa 18 anni, ossia dalla pubblicazione del libro “I lager dei Savoia”, infanga Fenestrelle diffondendo, tramite la rete, un’odiosa quanto vergognosa invenzione storica.

Strumentalmente, a fini politici ed identitari, si è voluto indicare nella grande muraglia di Fenestrelle un lager dove, a detta di alcuni improbabili storici, furono trucidati migliaia di soldati borbonici durante il Risorgimento. I documenti d’archivio testimoniano, insieme al sito in cui sorge la fortezza, una verità totalmente diversa da quella propagandata ad arte dai sostenitori della dinastia Borbonica.

Gli atti descrivono reparti dello sconfitto Regno delle Due Sicilie inviati al forte San Carlo, per un addestramento prodromico alla loro futura immatricolazione nelle compagnie del nuovo esercito italiano. Le carte narrano di un comandante fenestrellese costantemente preoccupato per la salute di quei soldati del Sud, ritraendo un ufficiale molto distante dai graduati delle SS a cui viene accostato dagli identitari di Napoli Capitale. La stessa configurazione territoriale in cui sorge la struttura difensiva è incompatibile con lo scavo di fosse comuni ed i fenestrellesi, da sempre insofferenti all’autorità regia (come raccontano le cronache dei moti del 1821 e del 1848) mai avrebbero taciuto innanzi ad un fatto simile.

Il mese di luglio raffigura la sintesi della follia che circonda sinistramente Fenestrelle. L’associazione, oltre a dover gestire una rassegna estiva senza un euro in cassa, deve anche affrontare una doppia celebrazione borbonica in memoria dell’immaginario genocidio. Quest’anno la prima di esse, domenica 2 luglio, è stata capitanata da un’organizzazione in vigorosa opposizione con il resto del movimento, e la seconda, nella domenica seguente, da un diverso referente che vanta essere leader dell’associazione “celebrante” ufficiale.

La direzione del forte, in un primo tempo, ha dovuto negare l’uso della fortezza ai primi, poiché la piazza d’Armi, nella giornata richiesta, ospitava già molte altre iniziative di carattere sportivo, incompatibili con le commemorazioni politiche neo borboniche. Il presidente della realtà identitaria, a fronte della mancata autorizzazione, ha minacciato di presentare esposto in Questura a seguito di un lungo ed acceso confronto con la direzione della fortezza. Alla minaccia sono seguiti i fatti: i suoi militanti si sono ugualmente presentati al forte San Carlo, nella data da loro stabilita, per procedere con la commemorazione rituale. Due vetture dei Carabinieri hanno scortato il gruppo, con stendardi e bandiere borboniche a seguito, sino all’interno della chiesa nel forte. I militari si sono anche premuniti di consigliare alla direttrice di non lasciare il suo ufficio e di non farsi vedere.

Il forte testimonia i nostri tempi. Un gruppo che si richiama alla casata dei Borbone, quindi di fede inequivocabilmente monarchica, che diffonde notizie totalmente infondate sul destino dei militari delle Due Sicilie alimentando così un feroce odio etnico, nonché in odore di propaganda filo secessionista (quindi anticostituzionale), viene scortato in fortezza dalle forze dell’ordine su decisione della Questura e contro la volontà della direzione stessa del bene monumentale (la quale chiedeva un rinvio e non aveva alcuna intenzione di impedire la commemorazione). Atto di forza compiuto ai danni di un monumento demaniale interessato, quel giorno, da attività pubbliche culturali e sportive che nulla avevano a che fare con iniziative in evidente contrasto con i valori repubblicani ed unitari, come quelle letteralmente volute dai nostalgici borbonici (ed il cui svolgimento è stato imposto dall’Arma di Carabinieri).

La domenica a seguire, 9 luglio, si è presentato al forte San Carlo il secondo gruppo, questa volta in possesso del nulla osta poiché la giornata lo consentiva. Un presunto ricercatore storico, appartenente a quella organizzazione neo borbonica, aveva da tempo annunciato che in quell’occasione, la seconda domenica di luglio, avrebbe fatto una rivelazione sensazionale. A sua detta un ex presidente dell’associazione Progetto San Carlo gli confidò durante una visita guidata che nella morgue (la camera mortuaria durante gli assedi) sarebbero stati rinvenuti bottoni di divise borboniche, nonché brandelli delle stesse.

Smentito pubblicamente dallo stesso interessato, nonché da chi scrive poiché calatosi in quella camera mortuaria, lo “storico” non si è presentato alla cerimonia per motivi personali. La situazione è comunque presto degenerata una volta che il comitato borbonico, nelle cui fila si contavano una ventina di presunti giovani ultras del Napoli, ha varcato il portone di accesso alla fortezza, sino a sfiorare lo scontro fisico con la direttrice ed una rissa con soci corsi in sua difesa. Alla sera si sono contati numerosi atti vandalici dentro e fuori dal forte, tra cui numerose scritte inneggianti briganti.

Ebbene, il TG Regione ha ritenuto doveroso trasmettere un servizio sugli autodefinitisi napoletani anti razzisti, i quali nel pomeriggio, al rientro da Fenestrelle, hanno inscenato anche una protesta contro il Museo universitario Lombroso (ricercatore spesso inviso più per le sue origini ebraiche che per le sue teorie). Protesta documentata grazie ad un video redazionale e giustificata, nei fini e nei mezzi, dal commento giornalistico.

La nostra povera Italia sceglie il forte di Fenestrelle per testimoniare il suo grave stato di salute attuale. Nazione seriamente ammalata dove i valori costituzionali, fondanti la Repubblica, vengono calpestati non solo da sedicenti organizzazioni neo borboniche, ma anche da chi dovrebbe essere alle dipendenze dello Stato.

Viene naturale chiedersi quale disegno politico vi sia dietro a tutta questa pantomima revisionistica e chi ne regga davvero le fila. Gli eredi al trono della dinastia borbonica tacciono in merito alla grande campagna mistificatoria costruita ad hoc dai loro comitati, così come non vi entrano nel merito neppure quando elargiscono cavalierati a politici e uomini d’affari (tra i cavalieri si annovera anche il sempre attivo Berlusconi).

Un oscuro mistero che si spiega solo ipotizzando appoggi e relazioni “importanti” intrecciate a favore degli identitari, ma anche un’ennesima inquietante trama in cui sono invischiate alcune istituzioni repubblicane, incapaci di reagire allo sfaldamento del Paese stesso.

Nel Nord la Lega, dove amministra, ha già cambiato i testi di Storia scolastici inserendo tesi anti unitarie nei capitoli dedicati al Risorgimento. I partiti identitari del Sud invece parlano apertamente di un complotto giudaico massonico e plutocratico alla base della nascita dello stato italico (parole che sembrano uscire dalle pagine del Mein Kampf).

Nazionalismi beceri sbocciano anche all’interno dei nostri confini portandoci alla mente le premesse della balcanizzazione iugoslava. Bloccando la direttrice del forte nel suo ufficio, impedendo di uscire durante le commemorazioni borboniche, lo Stato con fare pilatesco ha dichiarato chiaramente da che parte ha scelto di stare: con coloro che stanno umiliando e ridicolizzando la nostra nazione.

fonte

lospiffero.com

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