Alta Terra di Lavoro

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“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NAPULITANO

Posted by on Feb 4, 2017

“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NAPULITANO

“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è”

PREMESSA IMPORTANTE

Come già accennato, una parlata assurge a rango di lingua quando si possono esaminare vocaboli e patologie che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La lingua

napoletana è tale perché quando detto è subito dimostrato.

CONSIDERAZIONE

Prima di iniziare a vedere e commentare le patologie che afferiscono il corpo umano, ovvero i vocaboli medico/clinici e relative patologie, è opportuno guardare un attimo alla pronunzia di alcune consonanti che si scrivono in un modo e mutano totalmente nella lingua napolitana parlata.

La “d”, infatti di pronunzia “r” – dito = rito – domani = rimane – domenica=rummeneca e così di seguito, mentre

La   “b” diventa   “v”   tipo bacio=vaso – bacile=vacile – biscotto=viscuotto e così di seguito.

Ciò premesso e considerato, guardiamo il corpo umano e dividiamolo in tre parti.

‘A parte ‘e coppa” ( testa e cranio), “’o cuorpo” (il busto) e “’a parte ‘e sotto” ( le gambe)

Andiamole quindi ad esaminare

1   –   “A parte ‘e coppa”

……..a proposito “da capa”.

Quelle della testa in genere (faccia e cranio) si individuano in patologie normalmente invalidanti che diminuiscono notevolmente la capacità intellettiva e motoria del colpito.

  • “ ‘o tocco” è l’ictus, generalmente invalidante, che può procurare menomazioni anche in altre parti del corpo, quali “’se tirato nu lato” , ovvero braccio e gamba sia nel lato sinistro che nel lato destro, ovvero “ ‘lle venuta meno ‘a parola”, nel senso che balbetta, ovvero parla “’ncacagliando” oppure “è diventato muto” se non parla proprio piu’ .
  • “ ‘a resibola” è la paresi facciale che generalmente sposta su un lato o sull’altro della faccia la bocca consentendo l’uso della parola ma fortemente insultata dalla nuova posizione della bocca stessa. A tal proposito si ricorda che l’empirica cura cui era solitamente sottoposto l’affetto da paresi, ovvero “ ‘a resibola” era il respirare aria proveniente dalle tubazioni fecali. Il risultato non era assicurato, ma “’a vummecata” (disturbo dello stomaco) era quasi certa.
  • “ ‘e riscinzielli”, ovvero l’antipatica patologia dell’epilessia. Le convulsioni scaturenti dall’attacco epilettico, in napolitano “’e mosse” sono anche gli atteggiamenti pretestuosi dei bambini che pur di ottenere quello che avrebbero deciso di ottenere a tutti i costi si dice “s’è fatto venì ‘e mosse, tene ‘e riscinzielli”
  • “ ‘o pazzo”, patologia che normalmente era considerata ereditaria e la cui cura era solitamente quella di “s’adda nchiurere” in manicomio perche “è periculuso” Questo stato patologico prevedeva l’intarnazione in quanto eventuali “rammaggi” addirittura lo graziavano da strali giudiziari penali in quanto “nunn’è jsso” e qualcuno che voleva fingersi o farsi passare per pazzo, gridava nei confronti dell’ interlocutori in sede di “appiccico”, “t’accido e nun te pavo”.

 

 

…….. a proposito ”do core”.

Quello che afferisce alla funzione cardiaca è individuabile in

  1. ‘na botta ‘o core” – ovvero un infarto curabile e curato che comporta, successivamente, un comportamento dell’infartuato da “adda sta sotto ‘a ‘na campana”, ovvero non può piu’ condurre vita sregolata o fare stravizi fisici o alimentari e la campana è quel manufatto di vetro soffiato che normalmente ospita santi e madonne ancor oggi presenti in molte case;
  2. “è muorto e subbeto” ovvero succube di un infarto irreversibile e stroncante che ne ha provocato la morte;
  3. “appietto ‘e core”, è la sensazione di extrasistole o fibrillazioni che alterano il battito cardiaco mettendo in allerta il fisico meritevole di attenzione per non incorrere nelle precedenti due patologie. Tale patologia, nella lingua napolitana, trova collocazione anche nell’angina pettore, ovvero l’angina pectoris.

Agostino Catuogno

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