Alta Terra di Lavoro

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“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

Posted by on Mag 27, 2017

“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è e prossimamente ne parleremo” 

Cerchiamo di chiarire il significato di alcune parole della nostra lingua che, così come scritte, hanno piu’ di un significato.

Oggi parliamo di alcuni vocaboli che hanno una etimologia nascente dalle svariate dominazioni (ben undici) che il nostro territorio ha subito nell’arco di sette secoli

 

CRESOMMOLA

E’ l’albicocca, frutto estivo di breve durata che si presta alla consumazione così come nasce, ed a molte forme di conservazione.

La sua etimologia nasce dal greco che la individua in “Krisos Krisolulis”, ovvero frutto di colore dorato o arancione, con buona grazia di chi conosce il greco e potrebbe non perdonarmi il modo col quale l’ho scritto.

E’ un classico “‘a marmellata ‘e crosommole”, ma anche “’e crosommole sciuruppate” (allo sciroppo di zucchero), “’e crosommole seccate ‘o sole” e “’e crosommole asciuttate” (disidratate).

“’ A cresommola” è anche una forma di percossa che si porta a mano semi chiusa che deve colpire il viso, senza una predestinata collocazione ma che, quando arriva a destinazione, è così apostrofata per violenza e risultato.

 

STRANGULAPRIEVETE

E’ il napoletanissimo gnocco e la sua etimologia non chiama in causa nessun prelato.

“Strangulos pretos” in greco significa “tirato su pietra” e lo gnocco è tale in quanto, col dito, tirato su una superficie rigida.

Normalmente fatto con un impasto di farina e papate ma che, con altri componenti cambia nome ma non forma-

“’e cazzarielli” sono gli gnocchi fatti con la sola farina ed i “cazzilli” sono quelli fatti con farina e pangrattato.

Sicuramente ci saranno altri modi di conce per la loro realizzazione, ma, di certo il sugo al quale inequivocabilmente vanno associati è “’O rrau’”.

La versione 2Alla sorrentina” prevede la presenza di fior di latte sistemato sulla superfice del piatto riempito e, per una mantecazione, passati in forno.

Contenitore di tale leccornia deve essere ‘o pignatiello, scodella di terracotta sostitutiva del piatto di porcellana

 

CURVINA

 

E’ la ciliegia che, nella nostra lingua,così si indica un po’ per il colore ed un po’ per quanto sia appetita dagli uccelli.

“curvino”, nella nostra lingua, è tutto quanto, riferito ad un colore, è verso la massima espressione di coloritura, nel senso di massimo carico di colore.

La ciliegia delle nostre zone, colorata di un rosso tendente all’amaranto è infatti definita “curvina”, ma anche l’appetibilità che è per il corvo che viene così indicata.

“Curvina” è anche l’amarena che, sic-et-simpliciter, non è quasi commestibile, ma che “vede ‘a morta soja” nella marmellata o nello scherry che, nella nostra lingua si chiama “rosolio”.

 

Agostino Catuogno

 

p.s.

Francesco Sabatini (linguista) autore del “Morandini” dizionario…è intervenuto a Unomattina in famiglia:

“non esiste e non è mai esistita alcuna lingua Lombarda e Veneta…non esiste e non sono mai esistite lingue Settentrionali…nel Settentrione esistono e sono esistiti solo “DIALETTI”… le uniche lingue preunitarie riconosciute sono:Greco Antico,Latino,Napoletano e Siciliano.

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