Alta Terra di Lavoro

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“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

Posted by on Giu 2, 2017

“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NNAPULITANO

“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è e prossimamente ne parleremo” 

Cerchiamo di chiarire il significato di alcune parole della nostra lingua che, così come scritte, hanno piu’ di un significato.

A’ GENUVESE

E’ un classico e tipico sugo napoletano che assolutamente non ha radici o riferimenti alla città di Genova; addirittura in quella città non sanno proprio cosa significhi, attesa la presenza del pesto quale tipico sugo per la pasta.

L’origine della “sarza ‘a genuvese” è da riscontrarsi nel periodo della dominazione francese sul territorio del Reno di Napoli che, successivamente al Congresso di Vienna del 1816, divenne Delle Due Sicilie.

I cuochi di corte di quel periodo erano di nazionalità svizzera e piu’ precisamente della città di Ginevra.

L’intruglio di cipolla, carne e spezie varie, gustosissimo, divenne “’a sarza de genuviese”,da Genevè come si pronunzia in lingua, ovvero dei cuochi di Ginevra e tale appellativo è rimasto legato a quel tipo di sugo.

La preparazione è molto simile al ragu’, con la differenza sostanziale che la cipolla (abbondante e della qualità ramata) prende il posto del pomodoro.

Chi interessato, se non conosce l’esatta ricetta ed è interessato, può contattarmi e volentieri la enuncio.

 

 

‘O SARTU’

Anche per questo piatto, ormai tipico della cucina napoletana, abbiamo riferimenti specifici al periodo 1805 – 1815 quando sul trono del Regno di Napoli regnavano i francesi con Gioacchino Murat e Giuseppe Napoleone.

I cuochi francesi, nel rispetto della loro cucina che prevedeva la preparazione di piatti che contemplavano la presenza di polpettine di carne, uova sode e pisellini saltati, accompagnati da baghette e vino rosato, generò una reazione quasi a livello di sommossa da parte del personale di corte (napoletani abituati a mangiare per saziarsi) che, puntualmente aveva ancora desiderio di cibo dopo aver gustato quanto loro propinato.

La reazione fu recepita e per saziare gli affamati della corte, su tutto quanto presente nel piatto (polpettine, uova sode e pisellini) venne messo il riso.

L’operazione, alla francese, fu detta e suor tout le riz, napoletanizzata ‘o sartu’ e riso.

 

A’ ZUPPA INGLESE

Anche per questo gustoso dolce della tipica tradizione dolciaria napoletana non vi sono riferimenti specifici alla produzione dolciaria del suolo Britannico.

I rapporti internazionali, al tempo di S.M. Ferdinando II di Borbone delle Due Sicilie erano frequentissimi, stante la grandezza del Re e la lungimiranza che aveva nel governare (saggiamente) il suo Regno.

Un giorno, ospite a Corte c’era il plenipotenziario del governo inglese (che poi divenne uno squallido e viscido voltagabbana) e S.M. pregò il monzu’ (cuoco di corte) di preparare un bel dolce per l’ospite inglese.

Quando il dolce fu servito in tavola tutti, esaltandone la bontà e il gusto eccezionale, chiesero al Re come si chiamasse. Poiché neanche il Re ne era a conoscenza non avendolo neanche Lui mai mangiato, fu invitato al tavolo il cuoco ed alla domanda di S.M. : “Monzu’ comme se chiamma stu dolce” il cuoco rispose “Majstà, ‘a zuppa po’ nglese”.

Il riferimento a “zuppa inglese” è presto fatto.

Agostino Catuogno

 

p.s.

Francesco Sabatini (linguista) autore del “Morandini” dizionario…è intervenuto a Unomattina in famiglia:

“non esiste e non è mai esistita alcuna lingua Lombarda e Veneta…non esiste e non sono mai esistite lingue Settentrionali…nel Settentrione esistono e sono esistiti solo “DIALETTI”… le uniche lingue preunitarie riconosciute sono: Greco Antico, Latino, Napoletano e Siciliano.

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