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Tante novità a Capodimonte INCONTRO CON SYLVAIN BELLENGER

Posted by on Set 15, 2017

Tante novità a Capodimonte INCONTRO CON SYLVAIN BELLENGER

 

 

Sylvain Bellenger, con il suo impegno, la sua passione, il suo ottimismo ha rilanciato, in meno di due anni di direzione, Real Bosco e Museo di Capodimonte di Napoli. Innanzitutto con un nuovo curatore: James Anno, di Oklahoma City, 35 anni. Resterà due anni grazie alla generosità dell’associazione American Friends of Capodimonte, che si è costituita lo scorso anno con l’intento filantropico di contribuire alla divulgazione della cultura del Mezzogiorno d’Italia. E’ presieduta da Vincent Buonanno, presidente onorario è Riccardo Muti.

“Ringrazio di cuore l’associazione American Friends of Capodimonte che ci offre questa collaborazione internazionale da cui il museo trarrà enormi benefici. – dice il direttore – James si occuperà dell’arte del ‘400 e ‘500, dell’allestimento con le didascalie bilingui per tutte le opere iniziando dalla Collezione Farnese e collaborerà, in stretto contatto con i curatori di Capodimonte, a una delle prossime mostre del ciclo L’Opera si racconta dedicata al Giudizio Universale di Michelangelo nella copia di Marcello Venusti (luglio-ottobre 2018) e dopo la sua esperienza italiana diventerà un curatore ancora più ricercato per i musei americani”.

Lei guarda sempre a una dimensione internazionale nella soluzione dei problemi. L’ultima iniziativa è Adotta una panchina.

“Ho lanciato un appello a chi ama il Bosco di Capodimonte e vuole contribuire a migliorarne la cura e la fruibilità: l’iniziativa si chiama Racconta la tua storia al Bosco di Capodimonte. Adotta una panchina, un albero o una fontanella, in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte onlus. Desideriamo rendere visibile quel legame sentimentale tra il Bosco e il suo pubblico e rafforzare ancora di più quel senso di appartenenza del lo storico giardino, grande polmone verde della città di Napoli, frequentato e amato da un numero sempre crescente di famiglie, bambini e sportivi che lo hanno eletto a luogo ideale per trascorrervi il tempo libero. Con 500 euro è possibile acquistare una panchina, una fontanella o un abbeveratoio per cani, o impiantare un albero scelto tra camelia, leccio, magnolia o lagerstroemia indica, con una targhetta personalizzata e un breve testo. Il Real Bosco di Capodimonte come Central Park…”.

Si occupa del Bosco, patrimonio Unesco, con magnifici risultati che le sono valsi il Premio Green Care 2017; sta portando avanti un progetto per il restauro dei 17 siti che si trovano all’interno.

“La riforma Franceschini ha offerto una chance straordinaria a Capodimonte quando ha riunito il Bosco e la Reggia, un macchia enorme di oltre 130 ettari, il doppio di Caserta, grande tre volte la città vaticana, 7 volte Pompei. Riveste un ruolo fondamentale per la nostra cultura che oggi ha bisogno di capire, proteggere come mai nella storia dell’umanità i beni ambientali. Il bosco è il polmone verde della città. La tragedia del Parco nazionale del Vesuvio è scandalosa ci vuole una natura barbara per fare questa cosa, di una brutalità impensabile. Quando sono arrivato a Capodimonte c’era degrado: carte dappertutto, lampadine a terra, panchine di marmo distrutte, bottiglie nella fontana. Oggi abbiamo le tartarughe e i bambini vengono di sera per vederle. Abbiamo sistemato il Belvedere e rinnovato la porta grande che era un rudere: le garitte restaurate, la bolla di marmo rifatta, le frecce hanno ritrovato il dorato perso all’inizio del ‘900. Abbiamo svolto un’indagine e confermato che erano dorate all’epoca borbonica. Gli uffici erano dispersi: non c’era una sala riunioni. Abbiamo riconcentrato tutta l’amministrazione del Palazzo Borbonico. Ricordo i primi mesi quando ero a Napoli, in un altro ufficio nella Reggia: il pallone arrivava alla finestra perché i ragazzi giocavano nello spazio antistante. Allora ho creato i primi due campi di calcio che hanno avuto un grande successo. Abbiamo offerto loro un’alternativa e i ragazzi l’hanno accettata sentendosi anche liberi e contentissimi. Ora è raro trovare la carta a terra. La bellezza è contagiosa! E mi trovo con un quartiere che è contento: non posso uscire nel bosco perché mi fermano tutti per complimentarsi ma anche per chiedere di fare tante altre cose”.

Lei coniuga manutenzione ordinaria e grandi eventi. Ancora si parla de La Suonatrice di liuto di Vermeer, “Van Gogh l’arte ritrovata”, della strepitosa mostra “Picasso Parade”.

“Abbiamo voluto rendere omaggio alla bravura ed è stato recepito dal pubblico che voleva capire anche il lavoro fatto dalla Guardia di Finanza. Non è stato ben sottolineato ancora come sia valido questo Corpo a livello internazionale per la lotta contro il traffico delle opere d’arte. Picasso è stato un evento di natura diversa, non solo artistico ma anche morale perché quando ho capito che i ragazzi del Mezzogiorno non avevano mai visto una pittura di Picasso, il più grande artista del XX secolo, ma solo quelli che avevano una famiglia che poteva portarli al Nord o all’estero lo hanno visto, allora ho deciso di farla a Napoli. In tutto il Mezzogiorno “Parade” è stata l’esposizione su Picasso, con una dimensione civile, morale, politica. L’arte porta la civiltà. Questa mostra ha portato anche per gli specialisti di Picasso informazioni nuove perché il suo viaggio a Napoli è rimasto fino ad ora sconosciuto: si parlava di Roma, di Pompei quando invece soprattutto Napoli ha contato e lo abbiamo dimostrato in modo molto chiaro.

Tra i progetti di prossima realizzazione vi sono un Centro per la Fotografia e un Centro per la Musica. Il Museo ha festeggiato il compleanno di Vincenzo Gemito. Quali i prossimi eventi?

“Abbiamo già creato un’associazione, MusiCapodimonte, la prima fondazione della musica di strada napoletana che ha Aurora Giglio come presidente, che è stata bravissima nel portare qua la musica che definisce Napoli. L’arte popolare e l’arte nobile sono la stessa cosa, c’è solo l’arte tout court, come diceva Picasso. Non è stato facile: mi hanno chiesto spesso perché avevo fatto entrare questo tipo di cultura al museo. Si dimentica che grandi cantanti napoletani, Caruso, hanno iniziato esibendosi nei ristoranti cittadini. Lo scorso anno è stato celebrato Giovanni Paisiello che ha utilizzato la musica popolare trasformandola: le radici sono sempre popolari. Il compleanno di Vincenzo Gemito ha rappresentato un’opportunità imperdibile per scoprire alcuni aspetti della vita privata, degli amori e delle amicizie dell’artista che ha ritratto la Napoli brulicante e febbrile dei bassifondi, dei vicoli, degli scugnizzi animati nella cera, nella terracotta e nel bronzo. La preziosa Collezione, acquistata dal ministero nel 2013 e destinata a Capodimonte, è stata riunita, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, da Achille Minozzi, illuminato imprenditore napoletano, vicino all’artista, che ha protetto e sostenuto, salvando da probabile distruzione studi, schizzi, disegni, sculture. Il Petit Palais di Parigi ci ha chiesto di preparare una bellissima mostra su Gemito.

Intanto, sta già lavorando a quella dedicata a Degas programmata per il 2020.

“Sì. La famiglia di Degas appartiene alla piccola nobiltà francese che è scampata alla Rivoluzione Francese del 1793. Il nonno, René Hilaire Degas seppe costruirsi una fortuna e acquistò un palazzo bellissimo, Pignatelli di Monteleone, su piazza del Gesù, a fianco al celebre balcone al quale si affacciava Sophia Loren nel film “Matrimonio all’italiana”. Poi il nonno di Edgar fece costruire una casa bellissima nel borgo di Capodimonte, enorme, bianca, meravigliosa. Ancora oggi sembra una costruzione dell’‘800, non ha subìto cambiamenti. Edgar era nato a Parigi il padre Auguste invece, a Napoli e vi tornò per motivi familiari, per rivedere il nonno, gli zii e ricevere l’eredità. Un legame molto forte con Napoli che dobbiamo studiare perché il nonno possedeva una collezione d’arte e Degas ha conosciuto artisti napoletani. La mostra a Capodimonte verterà sugli artisti italiani a Parigi, la famiglia Degas, i Carafa di Montejasi, la collezione del nonno, i ritratti della famiglia Bellelli, esposti al Museo d’Orsay, i ritratti dei Morbelli che sono a Boston, a Washington, gli amici napoletani. Non posso dire ancora se vi sia stata influenza dell’arte napoletana su Degas, vedremo. Tutte queste pitture sono nelle più grandi collezioni internazionali: sarà una mostra straordinaria. Il prossimo evento è in programma per dicembre di quest’anno, e si intitola “Carta Bianca”, realizzato con Andrea Viliani, direttore del “Madre”, per esaltare le opere e le collezioni del museo. Abbiamo chiesto a dieci personalità del mondo della cultura di scegliere ognuna dieci opere del museo tra le 47mila in collezione e di allestire una propria sala. Proseguiremo con “Cy Twombly e l’antico”, a cura di Andrea Viliani (aprile 2018-luglio 2018), poi avremo “L’arte dei Samurai” (ottobre 2018-gennaio 2019), “Van Gogh, la luce e le stelle”, nella primavera del 2019, mentre nell’autunno dello stesso anno dedicheremo una grande vetrina a “Sofia Loren, l’eroina napoletana”. La primavera del 2020 sarà dedicata all’ “Arte alla Corte degli Angiò”, mentre l’autunno 2020, fino alla primavera del 2021, Capodimonte metterà in mostra le grandi opere del pittore francese “Degas, tra Parigi e Napoli”.

Scommettere sulla cultura è il miglior investimento umano, sociale ed economico, ha affermato Jack Lang, già ministro della Cultura, della Comunicazione e dell’Educazione nazionale francese invitato dalla Regione Campania al dibattito “Capodimonte dopo Picasso” su arte, cultura e sviluppo dell’Europa.

“Non so se sia l’unico investimento ma di certo è il migliore. Cosa lasciano alla fine i politici? La cultura. Il sindaco Bassolino, che non ho mai incontrato, rimarrà nella storia per la metropolitana. Quando sarà finita sarà una delle più belle opere realizzate nel XX secolo in Italia, forse anche all’estero. L’Italia non deve intervenire sulle emergenze ma puntare sulla missione culturale, che porta senso, lavoro, visibilità, rispetto.

Maresa Galli

inviato da

Adriana Dragoni

bellenger

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