Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Trivelle & Provette

Posted by on Apr 22, 2016

Trivelle & Provette

il nostro vicepresidente, il biologo laborino da Roccamonfina, Fiorentino mi invia un articolo da pubblicare sull’ultimo referendum, di seguito l’articolo integrale.

 

Trivelle & Provette

 

Il Premier ascrive a sé la “vittoria” (… dell’astensione) nel referendum sulle trivelle. Si vanta, con questo, di aver salvato 11.000 posti di lavoro.

A parte che i posti non sarebbero andati persi e che, pare, fossero molti di meno (qualcuno dice 500), ci si chiede perché, nella “vertenza” sanità della regione Campania, dove i posti in gioco sono oltre 6.000 (4.000 del settore laboratoristico più quelli del settore riabilitazione, fornitori etc) il Premier non applichi lo stesso impegno a salvaguardia dell’occupazione e insista, tramite il suo Commissario ad acta, con politiche che porteranno ad una diminuzione degli occupati e ad un aumento della spesa.

Perché questo atteggiamento bivalente che, da un lato, tutela i posti di lavoro (settore petrolifero) e dall’altro (sanità campana) li fa perdere con un aumento della spesa e una riduzione del PIL?

Guardando la cosa dal punto di vista dei posti di lavoro (mantenuti lì, persi qua) l’atteggiamento del premier è inequivocabilmente bifronte, ambiguo.

Da un altro punto di vista, però, esso è molto, molto coerente.

Quale punto di vista?

Nel caso dei petrolieri, là dove i posti di lavoro si conservano, favorita è una lobby, quella dell’oro nero. Analogamente, nel settore sanità (campana, ma non solo), favorite sono grandi lobby: locali (…), nazionali (forse), straniere (sicuramente).

Ecco trovato, dunque, l’elemento unificatore di due atteggiamenti che, se guardati dal punto di vista del solo mantenimento dell’occupazione, appaiono diametralmente opposti.

Nello specifico, sul “mercato” campano, sono già arrivati grandi gruppi (austriaci, francesi etc.) che hanno acquistato e stanno per acquistare storiche strutture sanitarie locali, col solo scopo di far fruttare i fondi investiti. Nel settore si parla di fondi di investimento con sede in estremo oriente, banche cinesi etc.

É ovvio che l’aggravio sarà molteplice per lo stato italiano: avere più disoccupati implica una spesa maggiore (in termini di cassa integrazione da pagare), a fronte di minori entrate (il disoccupato non versa contributi all’INPS … e tutti sappiamo come quest’ultima stia messa a conti!) e di contributo alla riduzione del già scarso PIL (il disoccupato ha meno disponibilità economica e, quindi, spende meno). Gli investitori, poi, non essendo italiani, spenderanno e conserveranno altrove i loro surplus qui da noi guadagnati, con un altro contributo alla riduzione del nostro PIL.

Insomma, per lo Stato italiano non va meglio che per i futuri neo disoccupati: una debacle completa …

Dunque!?

W il Premier! W la Globalizzazione!

Fiorentino Bevilacqua

 

P.S.

Le fabbriche, gli “opifici”, noi dell’ex regno dei Borbone, le perdemmo grazie all’unità, dopo l’unità; il settore dei servizi lo stiamo perdendo adesso grazie alla crisi; l’agricoltura langue grazie all’Europa (vedi crisi degli agrumi e quella dell’olio, scatenate o incipienti, causate dalle importazioni che avvantaggiano i paesi del Maghreb ed altre crisi che si profilano all’orizzonte).

Bene.

Ugo La Malfa si chiedeva sempre, retoricamente, se l’Italia volesse stare con i Paesi al di là delle Alpi o con quelli del Mediterraneo (e accompagnava la pronuncia di quest’ultima parola con una smorfia e un cambio di voce dal chiarissimo significato).

A questo punto, vista la situazione, si potrebbe rispondere alla domanda di La Malfa … dicendo che l’Italia, quella a nord del Tronto, stesse pure con chi vuole, magari con l’Europa ché, a noi (cui già conviene comunque la scelta opposta…) stare con l’Area del Mediterraneo forse conviene di più: almeno, forse, salviamo l’agricoltura (e possiamo ripartire con l’industria)!

 

… Pensieracci!

 

 

 

 

 

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