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Viaggio alle origini dell’iconografia mariana

Posted by on Giu 10, 2017

Viaggio alle origini dell’iconografia mariana

A Napoli, nel Salone Parrocchiale della chiesa di Santa Maria della Sapienza, recentemente si è concluso un ciclo di conferenze su importanti argomenti storico-artistici.  Il ciclo è stato organizzato dall’ “Associazione culturale Sebezia Onlus”, che è volta alla promozione e alla divulgazione dell’arte e a ricercare in essa il più antico e profondo significato.

Un pubblico attento ha seguito sempre più numeroso le varie conferenze che via via si sono succedute: “La convivenza tra cristiani e pagani nei primi secoli del Cristianesimo”, “La donna nella Bibbia” “Le catacombe di San Gennaro”. Per ultima ci è stata la conferenza intitolata “Theotòkos. Viaggio alle origini dell’iconografia mariana”, tenuta da Francesca Paola Massara, professoressa di Archeologia, Arte e Iconografia cristiana  alla Facoltà Teologica “San Giovanni Evangelista” di Palermo e Direttrice del Museo Diocesano di Mazara del Vallo.

La prof. Massara ci ha mostrato diverse opere d’arte, facendoci rivedere il nostro atteggiamento verso queste. Che, conosciute nei musei, sono guardate nel loro valore estetico e hanno perso per noi quasi del tutto il loro significato religioso.

Cosicché ci è addirittura difficile, per esempio, immaginare che, davanti alla splendida tavola del San Ludovico da Tolosa di Simone Martini (1317/18), ora alla Reggia – Museo di Capodimonte, la gente pregava, tanto che il restauro ha dovuto risanarla dai danni prodotti dal fumo dei lumini che i fedeli le accendevano davanti.

La professoressa ci ha mostrato mosaici famosi, come quelli di Correale, della palermitana Cappella Palatina,  della romana Santa Maria Maggiore, e immagini a noi poco note, come quelle delle Catacombe di Carini, del Sarcofago di Adelfia e una Madonna con Angeli dell’Armenia del VII secolo. Ne ha evidenziato il significato religioso, sempre rispettoso della concezione dell’Unico Dio.

E, proprio osservando come esista un silente antico parlare delle opere religiose, ce ne ha svelato i significati simbolici e ci ha fatto comprendere come gran parte del fascino di queste opere consista appunto nel misterioso rapporto che esse hanno con i simboli.  E così le antiche chiese, anche attraverso il simbolismo della loro stessa pianta, i loro dipinti, le tarsie e le sculture, raccontano e suggeriscono quei pensieri e sentimenti con cui sono state costruite.

Così esse, con il loro spazio sacro, uno spazio che testimonia la fede dei secoli, suggeriscono il raccoglimento in noi stessi, la consapevolezza, la preghiera. In questo senso, le chiese non hanno neanche bisogno di sacerdoti. Le pietre parlano, anche a chi non lo sa.

Appunto trattando di simboli, la professoressa Massara ci ha parlato del Velo del Tempio, che – dicono i Vangeli – con la morte di Gesù viene strappato; ed è lo stesso che tesseva Maria nell’attesa del Salvatore. Il che mi ha fatto venire in mente l’immagine di un bellissimo dipinto su lavagna, ora nella Reggia-Museo di Capodimonte: “La Madonna del Velo” di Sebastiano Del Piombo. A mio disdoro,  devo dire che non avevo mai pensato che questo velo, che ho sempre ammirato per la sua bellezza pittorica, avesse un significato simbolico.

Adriana Dragoni

gia pubblicato su

agenziaradicale.com

 

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